martedì 18 giugno 2013

Legambiente, le ecomafie senza crisi: un fatturato annuo di quasi 17 miliardi

Presentato il Rapporto 2013. Le difficoltà dell'economia legale non colpiscono le attività criminali che sfruttano, ciclo dei rifiuti e abusivismo per continuare a prosperare. L'associazione: "Serve una stretta per aumentare la pressione sulle cosche".

ROMA - Strangolata dalla pressione fiscale, dalla burocrazia e dalla stretta creditizia, l'economia legale precipita. Quella ecomafiosa prospera: viaggia in nero, non ha problemi di liquidità e le decisioni sono rapide. Senza un netto cambio di rotta, che dia fiato a chi rispetta le leggi e aumenti la pressione contro le cosche, i segnali negativi rischiano di moltiplicarsi.

L'appello è stato lanciato alla presentazione del rapporto Ecomafia 2013, curato dalla Legambiente. I numeri sono impressionanti: 16,7 miliardi di euro di fatturato, 34.120 reati accertati, 28.132 persone denunciate, 8.286 sequestri effettuati. Aumentano i clan coinvolti (da 296 a 302), quadruplicano i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25), salgono gli incendi boschi.

"Quella delle ecomafie", ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, "è l'unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali continuano ad essere quasi esclusivamente contravvenzioni, un po' come le multe per chi passa con il rosso, e di abbattimento degli edifici quasi sempre non si parla. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive".

EDILIZIA. Il caso più clamoroso che emerge dal rapporto è proprio quello
dell'edilizia. Sotto la spinta della crisi, le nuove costruzioni legali sono crollate, passando da 305.000 a 122.000, quelle abusive se la sono cavata con una piccola flessione (da 30.000 a 26.000). Il mercato illegale tiene perché a fronte di un valore medio del costo di costruzione di un alloggio con le carte in regola pari a 155.000 euro, quello illegale si realizza con poco più di un terzo dell'investimento (66.000 euro). E il rischio della  demolizione è molto basso: tra il 2000 e il 2011 è stato eseguito appena il 10,6% delle 46.760 ordinanze di abbattimento emesse dai tribunali.

RIFIUTI
. Un altro capitolo critico sono i rifiuti. I quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al 2011, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate grazie soprattutto ai cosiddetti cascami, cioè materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l'economia legale del riciclo e che invece finiscono in Corea del Sud (gomma), Cina e Hong Kong (materie plastiche), Indonesia e Cina (carta e cartone), Turchia e India (metalli).

Questi flussi garantiscono enormi guadagni ai trafficanti, che vendono un rifiuto invece di smaltirlo, e un doppio danno all'economia legale: si pagano contributi ecologici per attività di trattamento che non vengono effettuate e le imprese che operano nella legalità sono spesso costrette a chiudere per mancanza di materiali.

ANIMALI. Infine ci sono i reati contro gli animali e la fauna selvatica (+6,4% rispetto al 2011), contro il patrimonio naturale (gli incendi boschivi sono cresciuti del 4,6%), contro il patrimonio culturale (1.026 furti di opere d'arte, 17.338 oggetti trafugati ,93.253 reperti paleontologici e archeologici recuperati).

CORRUZIONE
. E' un fenomeno in forte crescita. Secondo la Relazione al Parlamento della Dia, nel primo semestre del 2012 le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704. Questo è un passaggio chiave della lotta alle ecomafie. Un tema su cui è in corso anche la campagna www. riparteilfuturo. it, organizzata da Libera e dal Gruppo Abele, che punta a far votare entro l'estate al Parlamento una legge contro il voto di scambio.
Sempre alla richiesta di strumenti più efficaci si collega la proposta, rilanciata oggi da Enrico Fontana, responsabile dell'Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, dell'introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale, con l'approvazione  del disegno di legge già licenziato dal governo Prodi nel 2007 e ripresentato in questa legislatura dal presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci.

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