A fine luglio nel cantiere della Valsusa arriva l'enorme 'talpa' meccanica che divorerà la montagna. A quel punto, dice il presidente della commissione, l'opera sarà irreversibile. E la protesta rischia di esplodere.
l'espresso di Federico Ferrero"NON ABBIAMO LASCIATO INDIETRO NESSUNO"
Il Governo non ha varato la riforma degli ammortizzatori sociali, lasciando decadere la delega ereditata dalla legislatura precedente. Questa riforma avrebbe permesso di contenere la povertà che, durante le recessioni, aumenta soprattutto tra chi perde il lavoro. Il Governo ha, invece, proceduto con una serie di interventi frammentari, temporanei e per lo più propagandistici. I titoli di testa dei TG sono andati alla carta acquisti passata alla storia come "social card" forse perché doveva essere erogata da Robin Hood che, come si è visto, ha invece preferito finanziare gli organi di partito. La social card sembrava essere concepita in modo tale da escludere i maggiormente bisognosi. I destinatari potevano essere solo famiglie povere con almeno un bambino con meno di tre anni oppure con capofamiglia con più 65 anni. Inutile sottolineare che le persone maggiormente bisognose di aiuto spesso non soddisfano questi requisiti.
Ad esempio nessuna delle persone senza
fissa dimora, censite a Milano nel gennaio 2008, aveva figli così
piccoli o più di 65 anni (difficilmente i senza casa sopravvivono
così a lungo). Che fosse solo un'operazione propagandistica lo si
capisce dallo stesso libretto, se lo si legge con cura. Recita
testualmente "dal febbraio 2010 gli enti locali possono partecipare
al finanziamento". Significa che la social card è stata posta a
carico dei Comuni. Peccato che i poveri siano concentrati nelle
aree del Paese in cui i Comuni hanno meno risorse a disposizione e
che la manovra appena varata abbia ridotto di due miliardi e mezzo
i fondi dei Comuni. Come ammette lo stesso documento sono solo due
(su più di 8000) i Comuni che hanno fruito di questa "opportunità":
Alessandria e Cassola
"A FIANCO DELLA FAMIGLIA"
A parte gli interventi estemporanei, una tantum, social card, bonus famiglia e prestito per i nuovi nati, il Governo ha di fatto varato una serie di misure che hanno reso più difficile la conciliazione fra lavoro e responsabilità famigliari, dunque la partecipazione femminile. I tagli all'organico del corpo docente della scuola secondaria, prevalentemente femminile, e l'introduzione del maestro prevalente, hanno reso più difficile il mantenimento dell'orario a tempo pieno. Anche la detassazione degli straordinari, misura anacronistica in tempo di crisi e per fortuna abbandonata a fine 2008, non favoriva certo le donne con figli piccoli, giovani e anziani, spingendo semmai i loro mariti a lavorare più lungo.
Arriva la grande talpa che scaverà la montagna. E così al cantiere Tav torna l'allarme. Si temono azioni di disturbo e nuovi scontri in Clarea, dove i recinti sono controllati a vista da polizia e soldati. L'architetto Mario Virano, classe '44, torinese di Rivoli, è presidente della commissione italo-francese sull'alta velocità e dirige l'osservatorio tecnico Torino-Lione.
Gli scontri al cantiere di Chiomonte dello scorso maggio hanno avuto conseguenze?
«No, lo scavo del tunnel geognostico procede regolarmente, al ritmo di un paio di metri al giorno, nonostante isolate azioni di disturbo, a danno di operai che arrivano o se ne vanno dal cantiere. Rispetto ai tempi concordati siamo addirittura in anticipo di qualche mese. I primi 240 metri si scavano con la tecnica manuale, e ne mancano un centinaio; da fine luglio, si passerà allo scavo meccanizzato con la cosiddetta talpa: è una fresa enorme, lunga 150 metri. Già sappiamo che sarà un obiettivo sensibile».
Temete davvero che qualcuno voglia farla saltare in aria?
«La talpa non rappresenta solo un salto di qualità tecnico, perché scaverà a un ritmo cinque volte maggiore rispetto all'attuale, ma anche un simbolo. E' un segno dell'irreversibilità della lavorazione: non voglio dire che andrà avanti per conto proprio, ma certo non tornerà indietro. C'è chi lo vorrà impedire, ma è una sparuta minoranza. Niente a che vedere con le manifestazioni popolari di dissenso».
Per il tunnel principale manca l'approvazione del progetto definitivo.
«Sì, perché lo abbiamo sottoposto per intero alla valutazione di impatto ambientale. Il Cipe aveva chiesto di far riesaminare solo le parti modificate rispetto al preliminare; noi, però, avevamo preso un impegno con i sindaci e lo stiamo onorando. E' ragionevole ritenere che l'approvazione arriverà in autunno; nel frattempo, il governo ha approvato il disegno di legge per ratificare l'accordo Italia-Francia. Dopo la pausa estiva, il Parlamento lo approverà e nascerà il promotore, un ente che sostituirà la Ltf nella gestione del cantiere».
Il decreto legge, però, ha spostato 524 milioni che servivano per la Tav.
«Sono soldi accantonati fino al 2016, al momento non ci servono. Il ministro Lupi ha chiarito che si tratta di un'operazione temporanea e di cassa, che noi condividiamo».
Alcuni sindaci della valle hanno interpellato la Procura e la Corte del conti. Sui 24 miliardi di costo complessivo, quanto pagherà l'Italia?
«La sezione transfrontaliera costa 8,3 miliardi. La commissione Ue ha già confermato di volerla finanziare al 40 per cento. Il resto riguarda i singoli Stati: l'Italia sta varando il progetto preliminare. Sul progetto definitivo si potrà chiedere un contributo supplementare, intorno al 20 per cento»
Vi si accusa di essere sordi con i Comuni della valle. Ci sono accordi siglati?
«I due comuni oggetto di cantiere sono Susa e Chiomonte. Con loro c'è un'interlocuzione quotidiana: riceveranno a breve i primi 10 milioni stanziati per vari lavori di tutela. Altri comuni, che per ragioni di politica economica sviluppano una più o meno legittima battaglia contro la Torino-Lione, non sono sul territorio del cantiere. Certuni non sono nemmeno interessati dall'intera linea Tav».
"A FIANCO DELLA FAMIGLIA"
A parte gli interventi estemporanei, una tantum, social card, bonus famiglia e prestito per i nuovi nati, il Governo ha di fatto varato una serie di misure che hanno reso più difficile la conciliazione fra lavoro e responsabilità famigliari, dunque la partecipazione femminile. I tagli all'organico del corpo docente della scuola secondaria, prevalentemente femminile, e l'introduzione del maestro prevalente, hanno reso più difficile il mantenimento dell'orario a tempo pieno. Anche la detassazione degli straordinari, misura anacronistica in tempo di crisi e per fortuna abbandonata a fine 2008, non favoriva certo le donne con figli piccoli, giovani e anziani, spingendo semmai i loro mariti a lavorare più lungo.
Arriva la grande talpa che scaverà la montagna. E così al cantiere Tav torna l'allarme. Si temono azioni di disturbo e nuovi scontri in Clarea, dove i recinti sono controllati a vista da polizia e soldati. L'architetto Mario Virano, classe '44, torinese di Rivoli, è presidente della commissione italo-francese sull'alta velocità e dirige l'osservatorio tecnico Torino-Lione.
Gli scontri al cantiere di Chiomonte dello scorso maggio hanno avuto conseguenze?
«No, lo scavo del tunnel geognostico procede regolarmente, al ritmo di un paio di metri al giorno, nonostante isolate azioni di disturbo, a danno di operai che arrivano o se ne vanno dal cantiere. Rispetto ai tempi concordati siamo addirittura in anticipo di qualche mese. I primi 240 metri si scavano con la tecnica manuale, e ne mancano un centinaio; da fine luglio, si passerà allo scavo meccanizzato con la cosiddetta talpa: è una fresa enorme, lunga 150 metri. Già sappiamo che sarà un obiettivo sensibile».
Temete davvero che qualcuno voglia farla saltare in aria?
«La talpa non rappresenta solo un salto di qualità tecnico, perché scaverà a un ritmo cinque volte maggiore rispetto all'attuale, ma anche un simbolo. E' un segno dell'irreversibilità della lavorazione: non voglio dire che andrà avanti per conto proprio, ma certo non tornerà indietro. C'è chi lo vorrà impedire, ma è una sparuta minoranza. Niente a che vedere con le manifestazioni popolari di dissenso».
Per il tunnel principale manca l'approvazione del progetto definitivo.
«Sì, perché lo abbiamo sottoposto per intero alla valutazione di impatto ambientale. Il Cipe aveva chiesto di far riesaminare solo le parti modificate rispetto al preliminare; noi, però, avevamo preso un impegno con i sindaci e lo stiamo onorando. E' ragionevole ritenere che l'approvazione arriverà in autunno; nel frattempo, il governo ha approvato il disegno di legge per ratificare l'accordo Italia-Francia. Dopo la pausa estiva, il Parlamento lo approverà e nascerà il promotore, un ente che sostituirà la Ltf nella gestione del cantiere».
Il decreto legge, però, ha spostato 524 milioni che servivano per la Tav.
«Sono soldi accantonati fino al 2016, al momento non ci servono. Il ministro Lupi ha chiarito che si tratta di un'operazione temporanea e di cassa, che noi condividiamo».
Alcuni sindaci della valle hanno interpellato la Procura e la Corte del conti. Sui 24 miliardi di costo complessivo, quanto pagherà l'Italia?
«La sezione transfrontaliera costa 8,3 miliardi. La commissione Ue ha già confermato di volerla finanziare al 40 per cento. Il resto riguarda i singoli Stati: l'Italia sta varando il progetto preliminare. Sul progetto definitivo si potrà chiedere un contributo supplementare, intorno al 20 per cento»
Vi si accusa di essere sordi con i Comuni della valle. Ci sono accordi siglati?
«I due comuni oggetto di cantiere sono Susa e Chiomonte. Con loro c'è un'interlocuzione quotidiana: riceveranno a breve i primi 10 milioni stanziati per vari lavori di tutela. Altri comuni, che per ragioni di politica economica sviluppano una più o meno legittima battaglia contro la Torino-Lione, non sono sul territorio del cantiere. Certuni non sono nemmeno interessati dall'intera linea Tav».
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