domenica 30 giugno 2013

Egitto, otto cortei per le dimissioni di Morsi. Il presidente al Guardian: "Non me ne vado"



Decine di migliaia di persone si sono già radunate al Cairo per una delle manifestazioni più intense dai giorni della primavera araba contro Mubarak. Appelli per evitare la violenza. Ieri annunciate 22 milioni di firme contro il presidente. Che al quotidiano britannico dice: "Non si mette in discussione la legittimità costituzionale di un leader eletto".

IL CAIRO - Migliaia di sostenitori e oppositori di Mohammed Morsi si stanno radunando in diverse zone del Cairo mentre la polizia annuncia di aver sequestrato vari tipi di armi in diverse città del Paese, fra cui Alessandria e la stessa capitale egiziana: si tratta di esplosivi, armi da fuoco e anche colpi di artiglieria. E 17 persone armate sono state fermate dalle forze dell'ordine, mentre andavano ad una manifestazione a favore del presidente egiziano: viaggiavano su un minibus da Alessandria verso Il Cairo per partecipare al raduno della piazza di Rabea Adauiya, nel quartiere cairota di Nasr City.

Sono otto i cortei in programma per quella che si annuncia come una delle domeniche più difficili per il presidente egiziano: il movimento di protesta Tamarod (Ribelli) ha indetto una giornata di mobilitazione, che nelle attese dovrebbe essere imponente come le manifestazioni della rivoluzione che ha deposto Hosni Mubarak nel 2011.

Solo ieri infatti Tamarod aveva fatto sapere di aver raccolto 22 milioni di firme per le dimissioni di Morsi: un numero enorme, un quarto della popolazione. E le tensioni della piazza hanno spinto il gran imam di al Azhar,  Ahmed el Tayyeb, a fare appello "a tutti gli egiziani di dare prova di moderazione ed evitare qualsiasi forma di violenza oggi. E' necessario fare prevalere l'interesse superiore della patria ed evitare atti che possono metterlo a rischio".

L'intervista al Guardian.
Dal canto suo, il presidente si mostra risoluto. "Non me ne vado", dice al quotidiano britannico Guardian. "Ci possono essere dimostrazioni ma non si può mettere in discussione la legittimità costituzionale di un presidente eletto". Così Mohamed Morsi respinge le richieste dell'opposizione di dimettersi, in una lunga intervista al quotidiano britannico.

"Se cambiassimo qualcuno eletto secondo la legittimità costituzionale, ci sarà qualcuno che si opporrà anche al nuovo presidente e una settimana o un mese dopo chiederanno anche a lui di dimettersi", ha affermato il primo presidente dei Fratelli musulmani. "Ci possono essere manifestazioni e le persone possono esprime la loro opinione ma il punto cruciale è l'applicazione della Costituzione. Questo è il punto cruciale", ha insistito.

Morsi accusa "i resti dell'ancien regime" per le violenze dei giorni scorsi, che hanno preso di mira sedi della Fratellanza e del suo braccio politico. "Hanno i mezzi, che hanno ottenuto con la corruzione e li usano per pagare teppisti e così scoppia la violenza". "E' stato un anno difficile, molto difficile e penso che gli anni a venire lo saranno ancora, ma spero di fare sempre il mio meglio per soddisfare i bisogni del popolo egiziano", ha concluso il presidente.

Otto cortei in piazza. A partire dal primo pomeriggio almeno otto marce da quartieri diversi del Cairo convergeranno su piazza Tahrir, dove sono già assiepate alcune migliaia di persone e verso il palazzo presidenziale di Ittahadeya, dove da due giorni è in corso un sit in di manifestanti. Continua nel frattempo anche il raduno delle forze islamiche davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya a sostegno di Morsi e della legittimità.

Si metteranno in marcia anche la confederazione dei sindacati egiziana, il consiglio dei giudici, l'unione dei giovani di Maspero, che raccoglie rivoluzionari a prevalenza copti, e il sindacato degli attori. A sostegno delle proteste le comunità egiziane organizzeranno cortei in varie capitali nel mondo.

Nella serata di ieri, uno dei leader del Fronte nazionale di salvezza, che riunisce le opposizioni egiziane, l'ex candidato alla presidenza Hamdine Sabbahi, ha diffuso un video nel quale afferma che oggi sarà la giornata della vittoria della rivoluzione del 25 gennaio e che "né un tiranno né una formazione politica la fermeranno". Sabbahi ha anche condannato le aggressioni contro le sedi dei Fratelli musulmani perché "ci si ribella per via pacifica".

"Il pacifismo - ha concluso Sabbahi - è la nostra arma e chi fa ricorso alla
violenza è nemico del popolo", ha detto. Nei disordini di questa settimana otto persone hanno perso la vita, fra le quali un giovane insegnante americano ad Alessandria.

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