In manette monsignor Nunzio Scarano, Giovanni Maria Zito e il broker Giovanni Carenzio per truffa, corruzione e calunnia. La notizia arriva dopo la decisione di Papa Francesco di istituire una "pontificia commissione referente" sulle attività della banca. Papa Francesco "informato".
Solo due giorni fa la rivoluzione in Vaticano: una commissione ad hoc per lo Ior voluta da Papa Francesco. Ma prima ancora che iniziasse una “pulizia” nell’Istituto per le Opere di Religione è arrivata la Finanza con le manette. Truffa, corruzione e calunnia sono le accuse per un sacerdote, Nunzio Scarano, monsignore italiano responsabile del servizio di contabilità analitica all’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), per Giovanni Maria Zito, ex funzionario dell’Aisi, il Servizio segreto interno, e Giovanni Carenzio, un broker finanziario italiano che lavora soprattutto all’estero. Scarano, tra l’altro, è coinvolto a Salerno in un’altra indagine per ricettazione. I tre sono stati arrestati da militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. In un primo momento Scarano era stato dato per vescovo di Salerno, ma il responsabile dell’Arcidiocesi campana è monsignor Luigi Moretti, totalmente estraneo alla vicenda.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate del giudice per le indagini preliminari Barbara Callari su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e dei sostituti Stefano Rocco Fava e Stefano Pesci. La vicenda giudiziaria ruota intorno ad un accordo tra Scarano e Zito finalizzata a far rientrare dalla Svizzera 20 milioni cash di proprietà di alcuni amici del monsignore a bordo di un jet privato. Per questo “servizio”, Zito avrebbe ricevuto 400 mila euro.
Papa Francesco è stato informato sull’arresto, fa sapere padre Federico Lombardi direttore sala stampa vaticana: “Come già noto dai giorni scorsi, monsignor Nunzio Scarano era stato sospeso dal servizio presso l’APSA da oltre un mese, appena i Superiori erano stati informati che era indagato – ha detto padre Lombardi – Ciò in applicazione del Regolamento della Curia Romana, che impone la sospensione cautelare per le persone per cui sia stata iniziata un’azione penale. La Santa Sede non ha ancora ricevuto alcuna richiesta sulla questione dalle competenti autorità italiane, ma conferma la sua disponibilità a una piena collaborazione. La competente autorità vaticana, l’AIF, segue il problema per prendere, se necessario, le misure appropriate di sua competenza“.
“Monsignor Nunzio Scarano chiarirà tutto ai magistrati romani, come ha già fatto con quelli salernitani” ha detto, interpellato dall’Ansa, l’avvocato Silverio Sica. Scarano è difeso dall’avvocato Franco Coppi. ”Quando sarà ascoltato da imagistrati romani – ha aggiunto Sica – don Nunzio risponderà alle loro domande e chiarirà il suo ruolo, la sua posizione e dimostrerà il suo disinteresse nella vicenda. Sono certo che nella vicenda don Nunzio non aveva alcun profitto e ha agito solo per spirito di amicizia”.
Solo il 14 giugno scorso il sacerdote era stato iscritto nel registro degli indagati insieme ad altre 56 persone per il reato di riciclaggio di 560mila euro. In quell’occasione aveva rivendicato la provenienza lecita dei soldi. Gli inquirenti si erano insospettiti per le modalità dell’operazione di estinzione di ipoteca su di un appartamento che aveva dato in garanzia. Questa era stata compiuta con finte donazioni di terzi e con assegni da 10mila euro rimborsati in contanti. La Procura di Salerno sta cercando di capire da dove venivano i soldi liquidi. Scarano vive da tempo a Roma nella Domus Intenationalis Paulus VI e prima di prendere i voti ventisei anni fa era un funzionario di banca. In Vaticano era impiegato nell’ambito immobiliare e lavorara per l’Apsa, ente che possiede migliaia di immobili di pregio e depositi per centinaia di milioni di euro in contante. Nell’ambiente era conosciuto come “monsignor 500“, per la sua grande disponibilità per le banconote da 500 euro.
Una vera e propria svolta diplomatica nei delicati rapporti con la banca dello Ior, negli ultimi trent’anni al centro di inchieste giudiziare. La notizia infatti, arriva a due giorni dalla decisione di Papa Francesco di istituire una “pontificia commissione referente” che permetterà al pontefice di “conoscere meglio la posizione giuridica e le attività dello Ior per consentire una migliore armonizzazione del medesimo con la missione della Chiesa universale e della Sede apostolica”. Il cardinale George Pell, arcivescovo di Sidney in un’intervista a Repubblica aveva commentato così la “grandissima riforma” che deve investire il Vaticano affrontando “un problema alla volta: “‘Lo Ior non va chiuso, ma senz’altro va riformato. La linea è una: trasparenza. Già Papa Francesco ha fatto molto in questo senso. Adesso occorre continuare sulla medesima strada senza paura”.
Nessun commento:
Posta un commento