Sono trascorsi quattro mesi da gennaio, il mese della pubblicazione del Bando per l’Assegnazione di case popolari. Parliamo di 50.000 le famiglie romane che da dicembre del 2009 vivono in condizioni di precarietà abitativa.
Sono i dati raccolti dall’Unione Inquilini
a confermare oggi questo disagio delle famiglie romane che spinge,
ancora una volta, a ribadire la necessità di un intervento pubblico
decisivo per garantire il diritto alla casa.
Sono precisi i punti presentati dall’Unione Inquilini: dal 2009, anno chiusura del precedente bando, il numero di persone che si rivolgono agli sportelli del sindacato per richiedere una casa popolare aumenta in proporzione con il passare delle settimane.
A chiarirlo meglio sono i dati: dopo le prime settimane dall’uscita del bando sono state 120 le domande raccolte tra gennaio e febbraio, ma arrivano a 280, invece, quelle relative al periodo febbraio-aprile.
A questi dati vanno affiancati quelli di chi si rivolge all’Unione Inquilini per ricevere l’assistenza nella compilazione dei moduli, ma anche i cittadini che ogni giorno si rivolgono al sindacato per richiedere informazioni generali sulle modalità di partecipazione al bando. Queste persone, secondo le informazione fornite dall’Unione Inquilini non sono inferiori a 1000/1200.
“Un dato inquietante – dichiara Massimo Pasquini, Segretaria Unione inquilini Roma - anche in considerazione della limitatissima quantità di alloggi a disposizione del Comune di Roma. Su circa 400 richiedenti "ufficialmente" censiti – aggiunge - ben il 70% è composto da italiani e un altro 20% da cittadini stranieri appartenenti all'UE”.
Il "punteggio medio" che viene attribuito a ogni dichiarante è di 39 punti circa, con un massimo che ad oggi è di 68 punti.
L’età media di richiedenti non fa che confermare lo stato di disagio di chi non ha più lavoro, ma non è neanche in età pensionabile. Siamo sui 55 anni.
Ma veniamo a quei dati che ci permettono di inquadrare il tema in questione con maggiore precisione.
“E – specifica Pasquini - nel 35% dei casi, i nuclei richiedenti risultano includere invalidi con handicap superiore al 66%. Nella stragrande maggioranza dei casi, siamo al 70%, si tratta di famiglie monoreddito e comunque con reddito lordo inferiore a 10 mila euro annui: il reddito medio per nucleo/richiedente e di € 8.490,00. I nuclei con tre o più figli minori a carico – continua - sono circa il 20%, e di questi oltre il 90% è di origine straniera (a conferma di un progressivo "rimpicciolimento" delle famiglie italiane). L'80% restante di divide esattamente a metà (40% e 40%) tra persone sole o sposate ma con meno di tre figli. Impressionante – specifica il Segretario - il numero di coloro costretti a una coabitazione forzata, che sono cioè attualmente costretti a condividere un alloggio con un altro nucleo familiare, cioè quasi la metà dei dichiaranti complessivi (43%). Dati alla mano, è opportuno che la prossima amministrazione promuovere un "piano straordinario per l'ERP", per recupero al patrimonio pubblico almeno ventimila alloggi popolari e lanciare così un "salvagente" alle tantissime famiglie romane che quotidianamente rischiano sprofondare nell'emergenza abitativa. L'attuale situazione – conclude - è inaccettabile ed è necessario un immediato cambio di rotta dopo anni di disattenzione e di colpevole letargo da parte delle istituzioni".
Sono precisi i punti presentati dall’Unione Inquilini: dal 2009, anno chiusura del precedente bando, il numero di persone che si rivolgono agli sportelli del sindacato per richiedere una casa popolare aumenta in proporzione con il passare delle settimane.
A chiarirlo meglio sono i dati: dopo le prime settimane dall’uscita del bando sono state 120 le domande raccolte tra gennaio e febbraio, ma arrivano a 280, invece, quelle relative al periodo febbraio-aprile.
A questi dati vanno affiancati quelli di chi si rivolge all’Unione Inquilini per ricevere l’assistenza nella compilazione dei moduli, ma anche i cittadini che ogni giorno si rivolgono al sindacato per richiedere informazioni generali sulle modalità di partecipazione al bando. Queste persone, secondo le informazione fornite dall’Unione Inquilini non sono inferiori a 1000/1200.
“Un dato inquietante – dichiara Massimo Pasquini, Segretaria Unione inquilini Roma - anche in considerazione della limitatissima quantità di alloggi a disposizione del Comune di Roma. Su circa 400 richiedenti "ufficialmente" censiti – aggiunge - ben il 70% è composto da italiani e un altro 20% da cittadini stranieri appartenenti all'UE”.
Il "punteggio medio" che viene attribuito a ogni dichiarante è di 39 punti circa, con un massimo che ad oggi è di 68 punti.
L’età media di richiedenti non fa che confermare lo stato di disagio di chi non ha più lavoro, ma non è neanche in età pensionabile. Siamo sui 55 anni.
Ma veniamo a quei dati che ci permettono di inquadrare il tema in questione con maggiore precisione.
“E – specifica Pasquini - nel 35% dei casi, i nuclei richiedenti risultano includere invalidi con handicap superiore al 66%. Nella stragrande maggioranza dei casi, siamo al 70%, si tratta di famiglie monoreddito e comunque con reddito lordo inferiore a 10 mila euro annui: il reddito medio per nucleo/richiedente e di € 8.490,00. I nuclei con tre o più figli minori a carico – continua - sono circa il 20%, e di questi oltre il 90% è di origine straniera (a conferma di un progressivo "rimpicciolimento" delle famiglie italiane). L'80% restante di divide esattamente a metà (40% e 40%) tra persone sole o sposate ma con meno di tre figli. Impressionante – specifica il Segretario - il numero di coloro costretti a una coabitazione forzata, che sono cioè attualmente costretti a condividere un alloggio con un altro nucleo familiare, cioè quasi la metà dei dichiaranti complessivi (43%). Dati alla mano, è opportuno che la prossima amministrazione promuovere un "piano straordinario per l'ERP", per recupero al patrimonio pubblico almeno ventimila alloggi popolari e lanciare così un "salvagente" alle tantissime famiglie romane che quotidianamente rischiano sprofondare nell'emergenza abitativa. L'attuale situazione – conclude - è inaccettabile ed è necessario un immediato cambio di rotta dopo anni di disattenzione e di colpevole letargo da parte delle istituzioni".
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