Avete per caso calpestato uno sticker raffigurante una bambina che dice “mi hanno rubato la terza media” o magari sfogliando le pagine di un quotidiano avete visto il ritratto di un bambino che dice “mi hanno rubato la mensa a scuola”? Ottimo, vi siete imbattuti nella campagna “Allarme Infanzia” di Save the children, promossa per denunciare le condizioni di miseria dell’infanzia e dei giovani. La cosa straordinaria, quanto inquietante, è che la nota ong di fama planetaria da sempre in prima linea per la tutela dell’infanzia non si rivolge questa volta ai sud del mondo. L’allarme lanciato non è per le condizioni dei minori in una favela brasiliana o in un slum di Nuova Delhi, ma per le giovani generazioni del nostro Paese che ancora ipocritamente si vanta di appartenere al club del G8.
Save the Children Italia ha promosso questa bella campagna di comunicazione (curata dall’agenzia Grey) accompagnata dalla pubblicazione del dossier “L’isola che non sarà‘ e dall’indagine “Le paure per il futuro dei ragazzi e genitori italiani” (realizzata da Ipsos) secondo la quale: il 25 per cento degli adolescenti italiani pensa che il proprio futuro sarà più difficile rispetto a quello dei propri genitori, 1 ragazzo su 4 pensa di andare all’estero per assicurarsi un’opportunità e che il 30 per cento dei genitori non ce la fa a pagare la retta universitaria dei figli.
Più che un allarme, pare una campana che suona a morto per un intero Paese colpevole di compromettere, attraverso il ’furto di futuro’ dei giovani, il suo stesso destino.
Tra i principali furti commessi sul nostro “giovane capitale umano” c’è il furto d’istruzione: l’Italia è al ventiduesimo posto per percentuale di giovani con un basso livello d’istruzione e all’ultimo posto per tasso di laureati. C’è poi il furto di lavoro: i giovani disoccupati sono il 38 per cento, il quarto peggior risultato a livello europeo, mentre i NEET (giovani che non lavorano e non sono in formazione) sono 3 milioni e 200 mila e posizionano il nostro Paese al venticinquesimo posto, preceduto soltanto da Grecia e Bulgaria.
Per questa Save the children si mobilita con una grande campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica affinché la politica cominci seriamente a intervenire, proponendo misure concrete.
Il debole governo Letta ha annunciato una lotta alla disoccupazione giovanile che punta all’ennesima riforma del mercato del lavoro e agli incentivi per assunzioni temporanee.
La strada è sempre la stessa ed è ancora una volta, se non sbagliata del tutto, di sicuro insufficiente a risolvere lo stallo. Più efficace, a mio avviso, sarebbe mettere a punto un piano di investimenti reali che siano da un lato diretti alla valorizzazione del “giovane capitale umano” e dall’altro indirettamente connessi al miglioramento delle condizioni di vita. Penso a un piano d’investimento straordinario sull’istruzione, l’ampliamento della copertura delle borse di studio, misure per il credito agevolato, l’istituzione di un reddito di cittadinanza, l’applicazione di pratiche di social housing per sostenere l’autonomia giovanile, il microcredito per l’imprenditoria giovanile con dell’esenzioni per lo start up. Insomma un mix di misure che aiutino i giovani a portare avanti le loro idee e che al contempo realizzino quello che per le nostre generazioni è stato finora un miraggio: un welfare moderno che faccia da contraltare alla flessibilità del mercato del lavoro.
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