giovedì 23 maggio 2013

Sistema Sesto, Penati non va in aula. I giudici: la concussione è prescritta



Il giudice di Monza dichiara la prescrizione per la vicenda delle tangenti sulle aree ex Falck e Marelli. In tribunale l'avvocato cerca Penati a telefono e non lo trova. Poi una nota: "Rinuncio e ricorro in Cassazione".

Se aveva veramente tutta qust'ansia di farsi giudicare nel merito, bastava si presentasse in aula...


Filippo Penati non si è presentato nemmeno alla seconda udienza del processo sul 'Sistema Sesto', dov'è imputato per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Nonostante avesse annunciato nei giorni scorsi che avrebbe seguito le udienze e si sarebbe difeso nel processo, non è mai comparso davanti al collegio. Così il tribunale ha dovuto dichiarare l'avventura prescrizioni per le imputazioni più vecchie, cioè le presunte tangenti incassate per il recupero delle aree Falck e Marelli di Sesto San Giovanni, dove Penati è stato sindaco dal 1994 al 2001. Penati avrebbe dovuto dichiarare la propria rinuncia alla prescrizione in aula.

Il legale dell'ex politico pd, Matteo Calori, dopo una sospensione dell'udienza, ha provato a contattare l'ex presidente della Provincia di Milano. Rientrato in aula ha dichiarato che "Penati non ha intenzione di venire, non posso dire altro sulla sua volontà". "Dobbiamo interpretarlo come una non rinuncia alla prescrizione?", ha incalzato il giudice. "Non ho mandato per dire qualcosa su questo. Penati non c'è e io non posso al momento assumere la responsabilità di una sua decisione a riguardo", ha risposto Calori. Così il collegio, dopo una breve camera di consiglio, non ha potuto
far altro che dichiarare la prescrizione. Penati, che in passato è stato anche capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani, ha poi dichiarato alle agenzie che, come già aveva annunciato, farà ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale.

"La prescrizione è stata chiesta dai pm e non da me. Perde la dignità chi sfugge al processo e non chi come me lo vuole", è il commento di Penati sulla vicenda. "La mia posizione è stata travisata dai tg della Rai. Stiamo ai fatti e i fatti sono questi: la regola processuale che consente al pm di chiedere la prescrizione del reato prima dell'inizio del processo, come è successo nel mio caso, ha trovato la mia opposizione perché desideravo e desidero il processo su tutte le mie imputazioni. Il tribunale, applicando un'altra norma, ha emesso una sentenza di prescrizione in via unilaterale che impugnerò davanti alla Cassazione perché ritengo che detta sentenza non poteva essere emessa, anche perché non ho mai commesso i reati prescritti, per i quali continuo a chiedere lo svolgimento del processo".

Sulla vicenda interviene via Facebook lo scrittore Roberto Saviano: "Il tribunale ha dichiarato la
prescrizione del reato di concussione nei confronti di Penati, che non vi ha rinunciato, come aveva promesso di fare, e che oggi mistifica la realtà, affermando che impugnerà il provvedimento per vedersi assolto nel merito". Immediata la replica di Penati: "A Saviano dico
che non ha a cuore la dignità propria e del partito chi sfugge al processo e non chi, come, me lo vuole".

"Ma se voleva farsi processare - è il pensiero che circola nelle stanze della Procura - bastava che si presentasse in udienza. Che senso ha fare un ricorso in Cassazione?". Prescritte le ipotesi di concussione sulle aree Falck, Penati resta comunque nel processo: è imputato per le accuse relative all'acquisto del 15 per cento della Milano-Serravalle dal Gruppo Gavio, che ha garantito all'imprenditore privato una maxiplusvalenza di179 milioni di euro. Un'operazione giudicata sospetta dalla Procura per la vicinanza alla scalata Unipol, poi fallita, in cui il gruppo Gavio ha investito 50 milioni. Penati sarà processato anche per gli appalti dei lavori della terza corsia della A7, dati alla società Codelfa, sempre del gruppo Gavio. In più dovrà rispondere di finanziamento illecito ai partiti, per i soldi arrivati alla sua Fondazione Fare Metropoli da banchieri come Massimo Ponzellini (ex Bpm) e imprenditori come Enrico Intini e Roberto De Santis, vicini al Pd pugliese. Per queste imputazioni il processo riprenderà a giugno.

Penati:"La prescrizione è stata chiesta dai Pm e non da me. Perde la dignità chi sfugge al processo e non chi come me lo vuole". "La prescrizione è stata chiesta dai Pm e non da me".  Ad affermarlo è Filippo Penati che aggiunge:" Sarò io a chiederne la revoca in Cassazione come annunciato". "La mia posizione-spiega Penati- è stata travisata dai tg della Rai, da alcuni articoli e dallo stesso Saviano. Stiamo ai fatti e i fatti sono questi. La regola processuale che consente al Pm di chiedere la prescrizione del reato prima dell'inizio del processo, come è successo nel mio caso, ha trovato la mia opposizione perché desideravo e desidero il processo su tutte le mie imputazioni. Il tribunale, applicando un'altra norma, ha emesso una sentenza di prescrizione in via unilaterale che impugnerò davanti alla Cassazione perché ritengo che detta sentenza non poteva essere emessa, anche perché non ho mai commesso i reati prescritti, per i quali continuo a chiedere lo svolgimento del processo." A Saviano dico- conclude Penati-  che  non ha a cuore la dignità propria e del partito chi sfugge al processo e non  chi come me lo vuole".

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