Costo del lavoro
E' necessario, invece, ridurre il cuneo fiscale che pesa sul costo del lavoro per rilanciare la competitività: "Da Paese manifatturiero - ha sottolineato Squinzi - non possiamo permetterci la differenza di competitività rispetto ai nostri concorrenti. In Italia da anni il costo del lavoro sale, in Germania scende. Le nostre imprese pagano di più, i nostri lavoratori guadagnano di meno. Il cuneo fiscale del 2012 è stato oltre il 53% del costo del lavoro, tra i più elevati nell'area Ocse. Questo vuol dire che più della metà di quello che le imprese pagano ai lavoratori va nelle casse dello Stato. Bisogno ridurre questo cuneo, eliminando il costo del lavoro dalla base imponibile Irap e tagliando di almeno 11 punti gli oneri sociali che gravano sulle imprese manifatturiere".
Baratro in vista
Il Nord dell'Italia "è sull'orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta. E' questo quello che vogliamo?", ha detto Squinzi doop aver ricordato le sofferenze del Sud, "una parte del Paese in cui lo sforzo per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione assume le caratteristiche di una vera e propria sfida per la sopravvivenza".
Liquidità negata
"Lo stock dei prestiti erogati alle imprese è calato di 50 miliardi negli ultimi diciotto mesi. Un taglio senza precedenti nel dopoguerra - evidenzia il presidente di
Confindustria, Giorgio Squinzi - Quasi un terzo delle imprese ha
liquidità insufficiente rispetto alle esigenze".
Il rapporto con il Governo Letta
"Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini, chi ci governa sappia che il rapporto con gli imprenditori sara compromesso irreparabilmente", ha detto Squinzi riferendosi al decreto per lo sblocco dei debiti della Pa nei confronti delle imprese.
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