priorità è quindi la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico".
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Rotta
Secondo il nuovo quadro di previsione contenuto nell'Economic Survey, l'indebitamento netto sfonderà di nuovo la soglia del 3% del Pil quest'anno e il prossimo, toccando prima il 3,3% e poi il 3,8%.
Progressi
L'Ocse loda l'Italia che "ha compiuto notevoli progressi rafforzando le finanze pubbliche e adottando una vasta serie di riforme destinate ad incoraggiare la crescita economica". Ora però "il nuovo governo deve garantire il rafforzamento di tali progressi e il perseguimento della medesima strada".
2013 difficile
Il momento non è certo dei migliori: "La scarsa competitività, la riduzione dei prestiti bancari e l'impatto immediato dei tagli alla spesa pubblica e degli aumenti impositivi che gravano sulle famiglie e le imprese continuano ad indebolire la crescita sul breve termine".
Dunque, l'Ocse prevede che il Pil diminuirà dell'1,5% quest'anno, prima di aumentare leggermente dello 0,5% nel 2014. Nell'ultimo studio economico dedicato al nostro Paese, presentato a Roma dal segretario generale Angel Gurria, si legge che "le principali riforme varate nel 2012, volte ad aumentare il dinamismo del mercato del lavoro e dei beni, devono essere attuate in maniera efficace". Secondo il rapporto, "ciò consentirà di migliorare la produttività dell'Italia, consistentemente debole, e di dare slancio alla competitività internazionale del Paese".
Il fardello
Il debito pubblico italiano è tra i più alti dei Paesi Ocse e da due decenni supera il 100% del Pil; il suo rinnovo richiedera' circa 400 miliardi l'anno, nel corso dei prossimi anni. Per queste ragioni "l'Italia e' particolarmente esposta, nell'attuale contesto di crisi economica e finanziaria, al materializzarsi di circoli viziosi tra finanze pubbliche, settore finanziario ed economia reale". In conclusione, in queste condizioni "ogni allentamento della disciplina di bilancio rappresenterebbe una strategia molto rischiosa. Il governo non dovrebbe dunque allentare la politica fiscale, cosi da evitare, come in passato, il dissolversi dei vantaggi derivanti dal consolidamento". L'Ocse raccomanda di proseguire con la terza fase della spending review e di lasciar agire gli stabilizzatori automatici, qualora la congiuntura dovesse peggiorare di nuovo.
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