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“Proteggiamo Sfax“: è lo slogan ripetuto davanti alla Prefettura della città da parte delle centinaia di manifestanti che hanno risposto all’appello lanciato dal movimento locale capeggiato da Zied Mallouli, per il quale i migranti irregolari presenti sul territorio rappresentano “una minaccia contro l’incolumità degli abitanti di Sfax”. La città, situata a circa 270km a sud di Tunisi, è il secondo centro urbano del Paese, polo economico e commerciale nevralgico anche grazie al fiorente porto. Ed è proprio il porto di Sfax a rappresentare uno dei principali hub migratori del Mediterraneo, snodo tra l’Africa subsahariana e l’Europa.
Insieme alla Libia, la Tunisia costituisce l’ultima tappa terrestre in suolo africano della rotta migratoria intrapresa dai cittadini di paesi come Sudan, Ciad, Niger, Burkina Faso, Mali, alla volta dell’Europa. Lo scorso 21 febbraio, durante una seduta del Consiglio Nazionale di Sicurezza dedicata alla questione migratoria in Tunisia, il presidente Kais Saïed aveva sottolineato la necessità di porre fine al fenomeno, affermando che le migrazioni facessero parte di un “accordo criminale per cambiare la composizione demografica del Paese“, accusando poi i migranti di essere responsabili di “violenza, crimini e pratiche inaccettabili”. Il discorso di Saïed ha provocato la reazione di numerose organizzazioni internazionali e della società civile, che hanno additato le sue affermazioni di razzismo, ma intanto in Tunisia gli episodi di attacchi, anche fisici, contro i migranti subsahariani si sono moltiplicati.
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