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di Chiara Nalli per l'AntiDiplomatico
Si è tenuta mercoledì, presso la sala Nassirya del Senato - su
iniziativa del Sen. Pietro Lorefice - la conferenza stampa di Democrazia
Sovrana e Popolare dal titolo “Per una democrazia sovrana, popolare – l’Italia del futuro”
L’intervento al Senato si è svolto con il proposito di delineare i principi e la linea d’azione di Democrazia Sovrana e Popolare, nel contesto, come ricorda Marco Rizzo in apertura, di uno scenario storico, politico e sociale - quello degli ultimi tre anni - assolutamente straordinario – che è stato in grado di portare alla luce le contraddizioni e le lacune di una politica assente rispetto alle grandi vicende che hanno travolto la vita quotidiana di milioni di cittadini. La pandemia, prima - durante la quale la politica ha scelto di privilegiare le indicazioni delle grandi multinazionali del farmaco, azzerando la capacità di risposta del sistema pubblico nel suo complesso. La guerra, poi – processo in atto nel quale la mancanza di buonsenso della classe dirigente occidentale rischia di trascinarci in una tragedia dalla quale non emergeranno vincitori ma che avrà, con assoluta certezza, un unico grande sconfitto: la classe popolare europea.
In tale contesto, come sottolineato da Marco Rizzo, “si litiga sul pride e non si discute del MES”, osservazione che stigmatizza come il dibattito politico pubblico sia interamente orientato su questioni laterali, quando non ininfluenti. Mentre l’azione politica, cioè l’insieme di processi in base ai quali si adottano decisioni destinate ad impattare la vita dei cittadini, resta silenziosamente sottomessa alle influenze della grande economia e della grande finanza.
Rispetto all’attuale “miseria della politica” Democrazia
Sovrana e Popolare intende andare controcorrente, elaborando, come
dichiarato da Marco Rizzo e Francesco Toscano, un progetto politico
compiuto e unitario rispetto ai punti nodali della questione politica,
economica e culturale globale: la situazione di guerra e - più in
generale - degli equilibri geopolitici mondiali; salute e sanità,
riportate al centro dei processi di governance globale dagli scenari
aperti dalla pandemia covid19; infine, lo sviluppo tecnologico, con
particolare riguardo alle sfide energetiche che impattano su sviluppo e
lavoro. A rappresentare tali temi in conferenza, quattro relatori
d’eccezione: Enzo Pennetta, presidente del Comitato referendario Ripudia
la Guerra; il medico Daniele Giovanardi, responsabile per la salute
pubblica di DSP e già direttore del pronto soccorso del Policlinico di
Modena; il Prof. Joseph Tritto, ricercatore di fama internazionale e
presidente del World Academy of BioMedical Technologies; il Prof. Franco
Battaglia, già professore di Chimica e Chimica Fisica nonché uno dei
1.500 scienziati che hanno costituito CLINTEL, fondazione indipendente
attiva nel campo della ricerca (controcorrente) sui temi del cambiamento
climatico. Una selezione di personalità che testimonia la volontà di
costruire una proposta politica partecipativa, coinvolgendo le “punte di diamante” delle forze intellettuali del nostro Paese.
Pennetta
inizia il proprio intervento con uno sguardo sull’Italia del futuro,
destinata a confrontarsi con un mondo plasmato dal trionfo del
neoliberismo, secondo il principio del “there is no alternative”:
una ideologia che, mentre si affermava a livello globale con la pretesa
di essere la migliore, produceva un mondo sempre più conflittuale. E
che ancora oggi non viene messa in discussione da nessuna forza politica
parlamentare. Il professore ci ricorda invece come, partendo da
un’analisi seria, si possano elaborare proposte diverse e come l’Italia
sia stata in grado, storicamente, di generare visoni del mondo e valori
universali: “L’Italia deve recuperare questa visione […] per se
stessa e per il mondo perché […] il mondo ha bisogno che torni ad
esserci l’Italia”.
Tritto interviene sul tema della governance globale della salute,
riportando l’attenzione sulla prossima approvazione (entro fine
novembre) del documento zero della riforma dell’OMS, destinato a
facilitare l’introduzione del pass sanitario mondiale per le
vaccinazioni - che sarà basato su una lista dei vaccini obbligatori
stilata dall’OMS. Il professore sottolinea come, a meno di opportune
opposizioni giuridiche, il trattato in negoziazione potrà obbligare i
paesi aderenti ad implementare l’agenda delle vaccinazioni prodotta
dall’OMS, ponendo, per i cittadini, questioni di mobilità intra-europea e
verso paesi terzi.
Sempre in tema di salute, D. Giovanardi
esordisce richiamandosi al principio fondante della missione medica:
l’indipendenza del medico - che deve rifiutare le pressioni esterne e
adottare le proprie decisioni in scienza e coscienza, nell’interesse
esclusivo del paziente. Il dottore evidenzia come durante i tre anni di
pandemia e soprattutto, con la campagna di vaccinazione di massa
(indiscriminata), questo principio sia stato stravolto, anche per mezzo
degli ordini professionali - che hanno assunto il ruolo di mera “cinghia
di trasmissione” delle decisioni del governo sui medici. Ricordando i
provvedimenti subiti dai medici che non si sono allineati e i mezzi con
cui la vaccinazione è stata imposta, il Dott. Giovanardi conclude “Quando
vieni ricattato brutalmente dallo stato e perdi il lavoro siamo in un
mondo altro […]. Vi invito a riflettere perché in questo momento la
situazione può essere sbloccata non dalla medicina ma dalla politica”.
Battaglia interviene con una critica alla politica energetica dell’Unione Europea, basata su un assunto scientifico - quello dell’origine antropica del cambiamento climatico - falso e su provvedimenti – quelli relativi alla riduzione delle emissioni – destinati a rivelarsi inefficaci su scala globale, anche in ragione del peso irrilevante (20% ca.) delle emissioni europee sul totale mondiale. D’altro canto, i provvedimenti adottati o pianificati dall’Unione Europea con il pretesto della lotta al cambiamento climatico sono destinati ad incidere pesantemente sull’economia, sulle strutture produttive e – soprattutto - sulla distribuzione della ricchezza tra paesi e fasce sociali.
La conferenza si chiude con l’intervento di Francesco Toscano (in collegamento) che evidenzia come le diverse angolature evidenziate dai relatori si uniscano in modo armonico in una visione unitaria di lotta politica, destinata a contrapporsi alle proposte che le attuali classi dirigenti stanno imponendo sul piano globale. Riconoscendo l’importanza che gli strumenti culturali rivestono in tale prospettiva, ricorda la costituzione della rivista “Visione – un altro sguardo sul mondo”.
La visione, il futuro che DSP intende proporre - continua - è questo: “un futuro che non sia più appannaggio del potere gelido dei mercati finanziari […] dove il concetto di democrazia non venga più svuotato da burocrati e usurai continentali […] dove nessun paese avrà più il diritto di dettare le regole in ogni angolo del mondo […].” Sottolinea l’importanza dell’opera di ricostruzione del tessuto sociale - attraverso la riproposizione di un modello di welfare state demolito negli ultimi 30 anni - e del coinvolgimento attivo della cittadinanza, attraverso la riscoperta dell’impegno pubblico e della lotta collettiva all’interno degli strumenti costituzionalmente previsti come mezzo per tentare di invertire la rotta. “Abbiamo uomini, abbiamo idee, abbiamo forza, abbiamo costanza, abbiamo spalle larghe […]. Combattere nel nome di un ideale che si ritiene corretto è già un premio di per sé. Le forze che ci contrastano sono preponderanti […] ma il vento della storia soffia dalla nostra parte”.
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