martedì 27 giugno 2023

Giorgio Cremaschi. No al Mes e alla guerra. E quindi anche al Pd…

Forse mi presto all’accusa di farla troppo semplice, ma per me la politica di riarmo e guerra nelle relazioni internazionali, e l’austerità liberista in quelle interne, sono la sostanza storica e materiale della destra. 


L’obbedienza ottusa alla NATO e l’osservanza idiota ai trattati europei sono la destra euroatlantica, e il PD ne è un fanatico assertore.

Il “sì” renziano del PD al MES, fatto in un teatrino della politica che affronta tutti i temi più rilevanti come giochi di schieramento da talk show, è una ulteriore dimostrazione che la collocazione geografica “a sinistra” di questo partito è uno dei guasti della nostra democrazia.

Nella totale disinformazione pubblica, la stessa che c’è sulla guerra, il MES viene presentato come una scelta ovvia e obbligata, di buon senso persino. Non è così.

Il MES è il “fondo monetario europeo” che ha già operato in Grecia nel 2015, con i famigerati memorandum che hanno distrutto i diritti e lo stato sociale, privatizzato il privatizzatibile e portato poi la destra stabilmente al governo del paese.

Prestiti ai paesi in difficoltà in cambio di austerità ed ingiustizia sociale: questa è la sostanza del MES. Ora la sua riforma, contenuta in nuovo trattato, ne conferma la sostanza, ma la formalizza e la rende ancora più pesante.

Infatti il nuovo MES sarà ancora di più una “società per azioni tra Stati”, ove ognuno peserà per il capitale versato… E immaginiamo quali paesi conteranno di più.

Inoltre il nuovo MES catalogherà due categorie di paesi: quelli “virtuosi” che in caso di difficoltà temporanee potranno ricorre ai fondi solo sulla fiducia; e quelli indebitati, che in caso di bisogno dovranno sottoscrivere un memorandum di impegni economici stringenti, esattamente come fece la Grecia.

Anche qui immaginiamo senza sforzo come verranno divisi i paesi.

Nel suo operare il MES sarà “indipendente”, esattamente come la BCE;  dovrà cioè rispondere alle esigenze della finanza e delle banche e potrà ignorare ogni pronunciamento democratico.

Lo disse già Schaeuble, quando era ministro delle finanze tedesco, a proposito del referendum che in Grecia aveva respinto il memorandum: “i popoli possono votare come vogliono, poi decidiamo noi“.

Il MES pone giganteschi problemi di democrazia, come del resto ogni politica liberista fondata sul comando dei trattati europei. In Italia sappiamo bene ciò che questo significa, con i “governi tecnici” e le le loro leggi sulle flessibilità del lavoro, sulle pensioni, sui tagli a sanità e scuola.

In più, il varo del nuovo MES si accompagnerà al ritorno del patto di stabilità, che dal 2024 imporrà a paesi come l’Italia il ricorso a feroci sacrifici nelle spese di bilancio, escluse quelle militari, che invece dovranno invece aumentare.

È la politica di guerra e di economia di guerra recentemente proclamata da Draghi. Il MES è un tassello fondamentale di questa politica.

Per questo tutto il sistema di potere e mediatico che risponde agli interessi della grande borghesia multinazionale sta promuovendo sul MES la stessa campagna scatenata a favore della guerra. Chi si oppone è “nemico del mercato, della libertà d’impresa e dell’Europa”; quindi è “complice della Russia e della Cina”.

La “sinistra” neoliberale si è come sempre schierata con il potere multinazionale, ma d’altra parte la destra reazionaria – il cui primo referente sono la piccola impresa e la piccola borghesia – aveva promesso di opporsi al MES, ma non può. Perché altrimenti perderebbe il governo.

Quindi alla fine Meloni e Schlein l’approveranno assieme, esattamente come per la guerra alla Russia.

L’unanimità sul MES, che c’è negli altri paesi che adottano l’euro e che viene tanto sbandierata in Italia, è la stessa che c’è sulla guerra. È la convergenza di tutti i governi verso le stesse politiche di fondo: più spese militari e meno spese sociali, nella speranza che “la vittoria” contro la Russia risolva tutti i problemi.

Si può pensare di sconfiggere la destra reazionaria piccolo-borghese quando si aspira semplicemente a rappresentare contro di essa la borghesia multinazionale occidentale?

No. La “sinistra” neoliberale si illude di essere più brava della destra a fare politiche di destra. Alla fine, però, in tutta Europa sono le destre reazionarie a raccogliere il frutto che altri hanno scrollato dall’albero.

Sì, sarebbe proprio meglio se il MES non venisse approvato. Sarebbe una sconfitta per il liberismo multinazionale che ci precipita nell’ingiustizia sociale. Così come lo stop all’invio di armi sarebbe la sconfitta della politica guerrafondaia. che ci trascina verso la terza guerra mondiale.

Il “no” al MES e alla guerra sarebbero una vittoria dei popoli.

E allora il PD? È ovviamente dall’altra parte, prendiamone atto e agiamo di conseguenza.

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