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Putin è riuscito a mostrare una Russia fermamente unita nella volontà di vittoria e senza esitazioni nel chiudere la porta in faccia a tentativi sediziosi in qualche modo innescati dalla Nato, dunque un Paese più forte e solido e tuttavia la stampa occidentale a cominciare dai solisti del Nyt, fermamente decisi a scambiare la realtà con le favole che gli americani si vogliono far raccontare, dice che l’affare della Wagner ha seriamente indebolito la Russia, che è palesemente un contro senso. In realtà adesso si comincia a comprendere che tutta la leadership militare politica russa sapeva che c’era qualcosa che non andava con la Wagner, ma che invece di intervenire per evitare le sceneggiate di Prigozhin ha lasciato che il “cuoco” facesse ciò che aveva programmato insieme ai suoi amici a stelle e strisce: non ci sono state azioni da parte delle guardie di frontiera, della forza di sicurezza interna Rosguardia, della polizia e dell’esercito russo. Ciò è inspiegabile a meno che non ci sia stato un ordine dall’alto di fare un passo indietro invece di cercare un combattimento. L’obiettivo principale di Putin, ampiamente raggiunto, era quello di evitare inutili perdite, ma anche mostrare che la sedizione era completamente isolata, frutto delle illusioni dell’intelligence (si fa per dire) occidentale e della follia del capo della Wagner intento a fare un pericoloso doppio gioco. Che insomma gli occidentali sono caduti nella la trappola aperta dalle loro stesse narrazioni e sono scollegati dalla realtà, mentre i cittadini non danno più reta alla logica e all’evidenza,
Parlo di queste cose perché di illusione in illusione tutte vendute con successo a un ambente ormai privo di qualsiasi senso critico e completamente atono si stanno ponendo le basi per una guerra generalizzata e dunque alla fine nucleare. Quasi ogni giorno siamo alle prese con notizie “incredibili, ma vere” come per esempio il discorso in cui Zelensky ha detto che “sarebbe giusto che la Russia ora chiedesse l’ammissione dell’Ucraina alla Nato” In preda a una totale perdita di senso della realtà ha detto anche che l’Ucraina, il paese più povero d’Europa già prima del 2022, dovrà fissare un livello salariale superiore del 30% rispetto ai paesi vicini dell’UE. L’obiettivo sarebbe un PIL di mille miliardi di dollari.
Cosa sta fumando l’uomo? Evidentemente la qualità della roba si sta abbassando paurosamente.
Nel 2013, cioè prima di piazza Maidan, l’Ucraina aveva un PIL di quasi 200 miliardi di dollari. A quel tempo, la metà del commercio estero del Paese riguardava l’interscambio con la Russia e quando i nazionalisti guidati da Poroshenko e Yatsenyuk hanno effettivamente vietato il commercio con Mosca non sorprende, che il PIL ucraino dell’Ucraina si sia dimezzato arrivando a meno di 100 miliardi di dollari nel 2016. E non basta perché dopo il 2014, milioni di ucraini hanno lasciato il Paese per la Russia a causa della povertà e della guerra nel Donbass. Tutti in Russia perché il resto dell’Europa non li voleva prima del 2022. Nel 2020 ne rimanevano circa 30 milioni ma dopo l’escalation della guerra, si stima che da otto a dieci milioni di ucraini in più siano fuggiti dal paese. Probabilmente in Ucraina vivono ancora poco più di 20 milioni di persone, principalmente pensionati e dipendenti pubblici. Ed è improbabile che anche fatta la pace gli ucraini fuggiti tornino a casa. D’altra parte la caduta economica e il depopolamento sono conseguenze strutturali nell’Est europeo della pressione occidentale e coinvolgono per esempio anche i Paesi Baltici che non sono per nulla in guerra, almeno adesso anche perché non credo che potrebbero resistere più di qupiù di mezza giornata.
La mia impressione -scusate il pessimismo – è che tutto questo finirà con l’estendersi anche all’Europa occidentale una volta che la completa dipendenza del “progetto europeo” dagli Usa e dai poteri finanziari che ne determinano le mosse, sarà un fatto indiscusso e che la perdita di competitività dell’industria europea si sarà manifestata in pieno.
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