martedì 27 giugno 2023

Allargamento o congelamento della guerra in Ucraina?

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La guerra in Ucraina non può continuare a lungo così. Due possibilità. La prima: un conflitto congelato ma pronto in qualsiasi momento a divampare di nuovo. La seconda: un allargamento del conflitto stesso. Per l’Europa, un orrore senza fine – mantenimento delle sanzioni ed economia di guerra perenne – o l’orrore infinito di un coinvolgimento diretto.

Si possono cogliere segnali verso tutti e due gli esiti. Forse il vertice Nato di Vilnius (martedì 11 e mercoledì 12 luglio 2023) ufficializzerà la piega che gli eventi prenderanno.

LA CONTROFFENSIVA UCRAINA

La cosa certa è che l’Ucraina non può più portare avanti la guerra, o almeno non può farlo da sola. La controffensiva per la quale l’Occidente ha fatto tutto il possibile –  l’ha rimpinzata di armi, tecnologie, addestramento militare e verosimilmente anche di informazioni di intelligence – non sta dando i frutti attesi.

I grandi media mainstream non nascondono questa palmare evidenza: uno per tutti, la Cnn. Perfino il presidente Zelensky ammette che le operazioni non vanno esattamente come previsto.

La controffensiva sta inghiottendo un’enorme quantità di armamenti occidentali. Forse la Russia li distrugge meticolosamente, oppure l’Ucraina li spreca per imperizia. O magari erano catorci sfasciati e tenuti insieme col fildiferro e il nastro adesivo. Tutte e tre le cose, probabilmente. Sta di fatto che l’Occidente non è in grado di armare ulteriormente l’Ucraina in vista di una seconda controffensiva. Gli arsenali della Nato sono vuoti: lo riconosce il segretario dell’alleanza, Jens Stoltenberg.

UCRAINA E RUSSIA COME LE COREE

Di qui la possibilità di congelare la guerra, tipo le due Coree dove l’armistizio è in vigore dal 1953. Niente rapporti diplomatici, confine equivalente ad una impenetrabile cortina di ferro che spacca in due perfino le famiglie, perenne corsa agli armamenti. Non è pace, non è guerra.

Le dichiarazioni ufficiali smentiscono una prospettiva del genere. Dietro le quinte però se ne parla: eccome se se ne parla. Un esito del genere peraltro ben si sposerebbe con l’ininterrotto afflusso di aiuti bellici verso l’Ucraina per il quale continuano a spendersi sia gli Stati Uniti sia l’Unione Europea.

A quest’ultima toccherebbe verosimilmente anche l’onere di continuare a mantenere l’Ucraina: e ancor più in vista del suo formale ingresso nell’Ue. L’Europa dovrebbe sacrificare tutto il resto sull’altare di un’economia di guerra a tempo indeterminato. Anche questo già ora si profila. Un orrore senza fine.

ALLARGAMENTO DELLA GUERRA

L’altra possibilità è quella – orrore infinito – dell’allargamento della guerra e dell’invio al fronte più o meno volontario di soldati europei a cominciare dai polacchi e dai baltici.

L’ex segretario della Nato Rasmussen probabilmente sta tessendo una prospettiva del genere. Se con successo o meno, non è dato al momento di saperlo: il dibattito pubblico in proposito si è come inabissato, ma è verosimile che una decisione del genere – se davvero la si prepara – esca alla luce del sole all’ultimo minuto.

C’è un elemento che sembra rinforzare questa possibilità. Viene dalla Bielorussia, stretta alleata della Russia. L’allargamento della guerra a Polonia e Repubbliche Baltiche la metterebbe  in una posizione – anche geografica –  davvero molto scomoda. Ebbene, dopo i confusi fatti del 24 giugno i mercenari russi della Wagner vanno in Bielorussia.

Non importa se la loro abortita ribellione è stata una messinscena concordata in vista di uno scopo o se la Bielorussia, mediando la risoluzione della crisi, ha colto al volo una possibilità che le si è parata davanti. Il dato di fatto è che la Bielorussia ha sentito la necessità, proprio in questo momento, di un ulteriore rinforzo militare: che ha tutta l’aria di costarle sonante denaro.

Gli arsenali Nato che per ammissione di Stoltenberg sono semivuoti non contrastano con l’eventualità dell’allargamento del conflitto. Stoltenberg parlava di armi convenzionali. Ma esiste anche un’arma non convenzionale che l’Ucraina ha già chiesto e che almeno alcuni negli Stati Uniti sollecitano a concederle. Innominabile, la Bomba. Un orrore che comunque incombe sui presenti orrori: che siano essi infiniti o senza fine.

GIULIA BURGAZZI

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