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Si può avvertire quasi in maniera sonora la delusione e la frustrazione che emanano dall’establishment di Washington. Venerdì sera ci si poteva immaginare lo schiocco di tappi di champagne mentre i funzionari dei media e dell’intelligence si stringevano attorno agli schermi dei computer in attesa delle immagini di un Putin sconvolto che scappava nudo dal Cremlino. Biden e il suo team ricordavano Willy il Coyote che soffre mentre guarda il suo stravaganti piano per catturare Putin e che poi invece finisce spiaccicato da qualche parte. Adesso hanno capito che in realtà non c’è stato alcun colpo di Stato, che il capo della Wagner ha avuto un accesso di follia, oppure si è trattato di qualcosa che risponde a logiche interne del potere russo. Cosa sia davvero accaduto non lo so, anche se potrei fare alcune ipotesi, ma di certo tutto questo non ha affatto indebolito il sistema militare russo: le speranze per gli ucraini e i loro scellerati consigliori rimangono a zero, tanto che persino un settimanale tedesco dice che quella ucraina non è stata controffensiva, ma solo un sanguinoso test.
Ad ogni modo voglio svolgere qui alcune considerazioni che forse possono aiutare a scartare ipotesi inconsistenti:
- Il gruppo Wagner è stato istituito da organizzazioni di intelligence russe, viene interamente finanziato e armato dal governo russo quindi non credo che stesse cercando il suicidio e tantomeno lo cercasse Prigozhin.
- La Russia è considerata dagli Stati Uniti e dal resto della Nato come una dittatura. Naturalmente sbagliano perché Putin ha meno poteri di Biden, ma entrando nella grossolana logica occidentale come si spiega che Prigozhin abbia sparato a zero per mesi lanciando minacce contro l’esercito russo e, indirettamente, contro Putin, senza subire subito alcuna sanzione. In un qualsiasi stato occidentale sarebbe in galera.
- Prigozhin ha lanciato il suo golpe, secondo le sue stesse parole venerdì, perché l’esercito russo ha colpito un accampamento di truppe Wagner con missili, proiettili e razzi. Ma il presunto video dell’incidente non mostrava vittime. Oggi tuttavia Prigozhin si è rimangiato le sue dichiarazioni e insiste che stava solo protestando contro la mossa del ministero della difesa di portare il gruppo Wagner nell’esercito russo.
- Il governo di Mosca ha atteso circa 12 ore prima di inviare forze di polizia/militari al quartier generale del gruppo Wagner a San Pietroburgo il che dimostra come l’allarme fosse decisamente blando
- Secondo quanto riferito, Prigozhin avrebbe ordinato a una colonna di truppe Wagner di andare da Rostov sul Don a Mosca per detronizzare Shoigu e forse il generale Gerasimov. La distanza è di quasi 1200 chilometri da percorrere senza alcuna copertura aerea: come avrebbe fatto quella colonna di camion e carri armati a fare rifornimento e coprire quella distanza in meno di 20 ore, anche ammesso che non vi fosse alcuna resistenza?
- E’ infine è credibile che dopo ciò che è successo, Prigozhin e tutti gli altri della formazione Wagner non andranno incontro a conseguenze se non quella dell’ “esilio” del capo in Bielorussia dove addirittura dovrebbe preparare la difesa contro possibili attacchi dei polacchi?
A questo punto mi vengono in mente alcune ipotesi che risolvono in qualche modo le contraddizioni insite nella narrazione. In primis che il personaggio divenuto amministratore della Wagner possa essere stato avvicinato da qualcuno dell’intelligence occidentale e che questi avesse cominciato a sondarlo sulla collaborazione con la Nato. Prigozhin ha informato i suoi capi del controspionaggio russo, certamente presenti nella Wagner sia in forma ufficiale che occulta i quali hanno deciso di costruire un’operazione che avrebbe presentato il capo della formazione militare come un patriota scontento, ribollente di rabbia per l’incompetenza dei leader militari del suo Paese e lasciando che egli lanciasse feroci attacchi verbali a Shoigu e Gerasimov. Si può argomentare che i gestori occidentali , convinti che il personaggio fosse dalla loro parte, hanno lanciato l’operazione golpe non tanto convinti che sarebbe riuscito, ma per creare incertezze sulla Russia, indebolire Putin e soprattutto oscurare la catastrofe militare quale si è rivelata la controffensiva di Kiev , tutta pensata, preparata e comandata dagli alti comandi Nato che così hanno dimostrato la loro incompetenza militare oltre che la mediocrità delle loro armi migliori.
I tempi in cui tutto è avvenuto fa pensare che l’intera narrazione del colpo di stato possa essere stata generata per consentire il movimento delle forze militari russe nelle aree a nord e ad ovest di Voronezh senza far scattare l’allarme tra i pianificatori della Nato: la Russia stava muovendo le forze per fermare i golpisti invece di concentrare truppe per un prossimo attacco. Inoltre la vicenda può essere stata molto utile identificare le persone in posizioni di potere in Russia che, fino ad ora, tifavano silenziosamente per l’occidente. Ripeto si tratta di ipotesi, di tracce da poter seguire,
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