lunedì 26 giugno 2023

Santanchè, Visibilia ammette le furbate sulla Cassa Covid.

L’ammissione delle furbate sulla cassa integrazione Covid realizzate da Visibilia esiste.  

 

(DI NICOLA BORZI E THOMAS MACKINSON – ilfattoquotidiano.it)

A fornirla è lo stesso disastrato gruppo editoriale-pubblicitario quotato in Borsa del quale all’epoca azionista di maggioranza (48,6%), presidente e amministratore delegato era la senatrice di Fratelli d’Italia e oggi ministra del Turismo Daniela Santanchè. Un dipendente con funzioni apicali, ufficialmente in cassa integrazione a zero ore da marzo 2020 sino a novembre 2021 – grazie agli aiuti Inps varati dal governo Conte con il decreto Cura Italia –, continuava invece a lavorare per l’azienda della ministra. 

Come scritto dal Fatto a novembre, i fatti erano noti a manager ed esponenti di Visibilia tra i quali Dimitri Kunz, compagno della Santanchè subentratole ai vertici aziendali a fine 2021. La prova emerge da una causa davanti al giudice del lavoro di Roma: a metterla nero su bianco sono i legali del gruppo che si oppongono alle richieste di danni dell’ex funzionario. Nella loro memoria depositata l’8 giugno al tribunale di Roma, gli avvocati scrivono che l’ex dirigente “è stato collocato in cassa integrazione in coincidenza con la contemporanea sospensione dei colleghi durante la pandemia. È un fatto, tuttavia, durante la sospensione, in sia pur informale accordo con la datrice di lavoro, ha svolto limitate attività (senza mai mettere piede nei locali aziendali), ricevendo e inviando email”. Ma non basta: i legali confermano che “oltre al rapporto di lavoro subordinato con Visibilia”, il dipendente “svolgeva anche lavoro autonomo quale assistente di alcuni senatori: dal 2018 al 2019 Daniela Santanché e dal 2019 al 2021 Ignazio La Russa. Per tali incarichi, che lo impegnavano per diverse ore settimanali e tutto l’anno, emetteva fatture mensili”.

I legali di Visibilia però negano che il dirigente sia stato “collocato in cassa integrazione senza adeguate informazioni circa entità e durata del ricorso all’ammortizzatore sociale” e che abbia “lavorato durante il periodo di sospensione in misura sostanzialmente analoga a quanto dedotto per gli altri periodi”. “Pur ritenendo che tale contenuta attività rientri nell’ambito di uno scambio di cortesie e di rapporti di correttezza e buona fede cui il rapporto di lavoro si informa e della fiducia connessa alla posizione”, scrivono, “Visibilia Editrice – viste le contestazioni mosse con il ricorso – ha ritenuto opportuno ridefinire la posizione sotto i profili retributivo e contributivo, come se il lavoratore avesse svolto integralmente la prestazione secondo gli accordi contrattuali. Il che è avvenuto nel marzo 2023”. Quattro mesi dopo la denuncia del Fatto, Visibilia ha inviato al dipendente la busta paga con arretrati retributivi e contributivi per 37 mila euro. “Riteniamo cessata la materia del contendere”, scrivono i legali.

Ma a detta di altri avvocati contattati dal Fatto, però, considerare chiusa questa vicenda non è semplice come immagina Visibilia: se sulla vicenda giuslavoristica dovrà pronunciarsi il giudice, resta aperta la questione delle dichiarazioni e certificazioni sulla Cassa Covid inviate da Visibilia all’Inps, che hanno potenziale rilevanza penale. Come paiono ammettere gli stessi legali di Visibilia che scrivono “non è dato comprendere… su quali basi possa pretendere un risarcimento connesso a un reato un soggetto che di tale presunto reato pacificamente non è vittima”. Se sarà riscontrato un reato, la vittima sarà infatti l’Inps. A quel punto dovrebbe essere l’Istituto nazionale di previdenza, ora commissariato dal governo ma comunque vigilato dal ministero del Lavoro di Marina Calderone e da quello delle Finanze di Giancarlo Giorgetti, a sollevare la questione contro Visibilia. Dopo l’Agenzia delle Entrate, al cui beneplacito sulla richiesta di transazione per i debiti fiscali di Visibilia Srl è appesa la possibilità che non scatti il fallimento e l’accusa di bancarotta (sulla cui ipotesi, come pure per quella di falso in bilancio, indaga la Procura di Milano), anche l’Inps ora ha in mano le sorti giudiziarie della “Pitonessa”.

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