martedì 2 marzo 2021

Non avrai nulla e sarai felice.

Non ci sarà “normalità”. Né nuova né vecchia. E sappiamo poco di quello che sarà. Prima di tutto, resistiamo a quello che ci viene imposto invece di cercare di tornare a quel che c’era. Morire è l’unica cosa del tutto prevedibile nella nostra vita. L’arte di morire è parte centrale dell’arte di vivere. 

 

comune-info.net Gustavo Esteva

È inaccettabile venire privati della capacità di morire con dignità, come si fa oggi con coloro che muoiono negli ospedali. È altrettanto inaccettabile vietare i funerali. È inaccettabile e non lo accettiamo. Un numero crescente di persone con il virus si rifiuta di andare in ospedale… e, in generale, sta andando bene. Si svolgono riti e celebrazioni per accompagnare i propri cari fino alla tomba. A volte si deve farlo sfidando apertamente le autorità, proprio come in tante altre cose.

Però la resistenza non è sufficiente; dobbiamo reinventarci. Le strade di ieri non portano più da nessuna parte. Non ha senso continuare a cercare lavori che non esistono più e non esisteranno, oppure bussare alle porte che un tempo soddisfacevano richieste. Non ha senso nemmeno fare affidamento sulle promesse di un futuro sempre rinviato. Oggi, per sopravvivere, la prima cosa è rendersi conto appieno della radicale novità della situazione attuale.

Per scrutare l’orizzonte, ad esempio, è utile tener conto di ciò che i signori di Davos hanno annunciato a fine gennaio nel loro Forum Economico Mondiale, il luogo da dove ogni anno dettano la direzione delle politiche globali. Quelli che rappresentano e ostentano i principali poteri economici e politici del mondo hanno deciso di togliersi le maschere e annunciare, con incredibile cinismo, cosa intendono fare. Accelereranno bruscamente Il Grande Reset che avevano anticipato e programmato per il 2030. Il Covid ha accelerato il processo. È per oggi.

Uno degli slogan che hanno lanciato tre anni fa è stato aggiornato e ha acquistato pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice“. 

Risistemare tutti i pezzi, come stanno facendo e cercheranno di fare sempre di più, significa che vogliono portare la loro rapina alle sue ultime conseguenze. Per decenni ci hanno tolto diritti, libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre, territori, foreste, acqua, piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci, spesso con immensa violenza. Vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente.

Hanno anche annunciato come potranno farlo: con dispositivi che consentano alle persone di accettare docilmente questo destino e persino di gradirlo, di sentirsi “felici” per quello che lasciano, per poter restare incollati a uno schermo, per trasformare la propria casa in ufficio, per ricevere qualche soldo o per sottomettersi alla società della sorveglianza nella quale ogni gesto, atteggiamento e comportamento delle persone sarà controllato.

Klaus Schwab, il fondatore del Forum di Davos e principale portavoce del Grande Reset lo ha detto: “Un aspetto positivo della pandemia è che ci ha insegnato che possiamo introdurre cambiamenti radicali nel nostro stile di vita molto rapidamente. I cittadini hanno dimostrato di essere disposti a fare sacrifici per favorire l’assistenza sanitaria”. Schwab pensa che i cittadini, così come hanno docilmente accettato il confinamento e altre misure, siano “già pronti” per affrontare quello che li si costringerà a fare.

I signori di Davos non si mordono la lingua quando riconoscono che “il capitalismo… è morto…”. Sono consapevoli del fatto che “la loro ossessione di massimizzare i profitti degli azionisti ha portato a orribili disuguaglianze”. Il loro ospite d’onore è stato, questa volta, Xi Jinping, il presidente della Cina, che ha pronunciato un discorso trionfalista e ha descritto le istruzioni che detterà. Ma il Forum non ha adottato il “socialismo moderno” che Xi afferma di star realizzando.

Il Grande Reset riscatterà la parola capitalismo dalla tomba degli orrori in cui si trova, lo farà cancellando le libertà ed eseguendo innumerevoli esercizi autoritari o realizzando megaprogetti come il treno Maya o il Corridoio Transoceanico. Il nuovo regime sarà “includente” ed egualitario, come la 4T [La Quarta Trasformazione del paese promessa dal presidente del Messico, López Obrador, ndt]. Tutte le “parti interessate” parteciperanno all’operazione, in modo che non ci sia alcuna opposizione al nuovo mondo felice che si starebbe creando, ad esempio, nel sud-est del Messico.

Vale la pena di fare un’attenta analisi dell’agenda del Grande Reset. I suoi promotori non traducono questa espressione come faccio io: per loro quella sarebbe la grande ripartenza oppure il grande ricettario (sic), formule meno forti di quella inglese. È raccapricciante vedere il progetto completo, ma è anche molto illuminante. Permette di capire meglio cosa sta succedendo… e precisa ciò che bisogna invece fare.

Ricordiamo ancora una volta la frase zapatista: Ci hanno tolto così tanto che ci hanno tolto perfino la paura“. Senza paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e trasformiamo la resistenza in liberazione. Per costruire il mondo nuovo e fondare possibilità reali di condivisione e convivialità su nuove relazioni sociali reali, ci stiamo collegando, unendoci ad altre e altri che a loro volta combattono questa lotta decisiva. Cominciamo così a imparare dalle altre e dagli altri, a offrirci solidarietà e a praticare insieme un’azione politica che si basa soprattutto sull’ascolto. Che è poi, tra l’altro, quello che stanno per fare in Europa, insieme con gli zapatisti, il Congresso Nazionale Indigeno e il Consiglio Indigeno di Governo.

Fonte: “El gran reacomodo (The Great Reset)”, in La Jornada.
Traduzione a cura di Camminardomandando.

Nessun commento:

Posta un commento