venerdì 20 settembre 2019

Sicurezza... L'accusa del pm contro i carabinieri nel caso Cucchi: "Primo processo fu kafkiano, scientifico depistaggio".

Il pubblico ministero Musarò cita un teste nella requisitoria: "Si sono divertiti a picchiarlo, era gonfio come una zampogna", dice in Aula.

L'accusa del pm contro i carabinieri nel caso Cucchi: Il primo processo, quello che vedeva imputati per il pestaggio di Stefano Cucchi tre agenti di polizia penitenziaria, fortunatamente sempre assolti, è stato un processo kafkiano, con gli attuali imputati seduti all’epoca sul banco dei testimoni, con cateteri applicati a Cucchi per comodità e fratture lombari non viste apposta da famosi ‘professoroni’.

Tutto ciò non è successo per sciatteria, ma per uno scientifico depistaggio cominciato la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 alla stazione Appia dei carabinieri, quando il ragazzo venne arrestato”.
Lo ha detto il pm Giovanni Musarò all’inizio della sua requisitoria nel processo bis in assise contro cinque militari dell’Arma accusati del pestaggio del geometra 31enne che non sarebbe stato collaborativo nella fase del fotosegnalamento: “Non possiamo fare finta che quella notte non sia successo niente e non capire che si stava giocando una partita truccata all’insaputa di tutti, ha aggiunto il magistrato.

“Si sono divertiti a picchiarlo”. Sono le parole del detenuto Luigi Lainà ricordate dal pm Giovanni Musarò nella sua requisitoria al processo per la morte di Stefano Cucchi, che vede imputati tre carabinieri per omicidio preterintenzionale. Luigi Lainà la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009 incontrò Cucchi nel centro clinico di Regina Coeli. Nel corso del processo riferì che Cucchi gli aveva detto di “essere stato picchiato da due carabinieri” ma aggiunse che disse di riferire che le ferite erano “causa di una caduta”.

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