La risoluzione del Parlamento Ue che equipara nazifascismo e comunismo, approvata a larghissima maggioranza grazie anche ai voti di popolari e "socialisti", con temerario sprezzo della verità attribuisce paritariamente la responsabilità della Seconda Guerra mondiale alla Germania di Hitler e alla Russia sovietica.
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il manifesto Angelo d'Orsi
La risoluzione del Parlamento europeo, fondata sulla equiparazione
tra nazifascismo e comunismo, rappresenta insieme un mostro storico e
una bestialità politica.
Ma è anche una clamorosa conferma della
superfluità “esistenziale” di questo organismo.
Se davvero si vuole una Europa unita, e se la si vuole come si
dovrebbe, rifare a fundamentis, il Parlamento europeo sarà semplicemente
da eliminare.
Un gruppo di signori, godenti di privilegi, che hanno
poco o nulla da fare nella vita, sono riusciti a formulare un testo
basato su un modesto imparaticcio scolastico, senza capo né coda, un
documento lunghissimo, farcito di premesse, di riferimenti interni alla
legislazione eurounitaria, ma ahinoi, purtroppo, anche con una serie di
ragguagli che pretendono di essere storici, ma sono un esempio di
revisionismo ideologico all’ennesima potenza: insomma, il mai abbastanza
vituperato «rovescismo», fase suprema del revisionismo, ed è il frutto
finale di un lungo lavorio culturale, che dalle accademie è trapassato
nel dibattito pubblico, tra giornalismo e politica professionistica.
Il rovescismo riesce a produrre esiti a cui il revisionismo
tradizionale non ha avuto il coraggio di spingersi: questo documento è
un esempio preclaro di questi esiti.
La linea di fondo, che il rovescismo ha raggiunto, e di cui in
Italia abbiamo avuto numerose manifestazioni, è il rovesciamento della
verità storica, sulla base di un equivoco parallelismo, che ha illustri
precedenti nella filosofia politica, tra fascismo e comunismo, tra
fascismo e antifascismo, tra partigiani e repubblichini (per
concentrarsi sul nostro Paese): e questo sulla base della nefasta teoria
delle memorie condivise, nel documento “europeo” riproposta al
singolare, come fonte della “identità” del Continente, a cui l’organo
legislativo di una sua parte, sebbene numerosa, pretende di sovrapporsi.
L’Unione europea, sarà opportuno ricordare, non è l’Europa, e il
Parlamento della Ue non esprime sentimenti, pensieri, sensibilità e,
aggiungo, volontà, di alcune centinaia di milioni di cittadini e
cittadine dei 27 Stati aderenti.
Ciò detto, la risoluzione, con temerario sprezzo della verità,
attribuisce paritariamente la responsabilità della Seconda Guerra
mondiale alla Germania nazista e alla Russia sovietica, e in particolare
sarebbe la «conseguenza immediata» del Patto Ribbentrov-Molotov, e
avendo sottolineato, di nuovo con un esempio di grottesca violenza alla
realtà fattuale, che l’istanza unitaria nel Vecchio Continente nasce
come risposta alla «tirannia nazista» e «all’espansione dei regimi
totalitari e antidemocratici», si richiama alla legislazione di alcuni
Paesi membri, che ha già provveduto a «vietare le ideologie comuniste e
naziste», e invita gli Stati dell’Ue a prenderli ad esempio.
E la proposta cui giunge questo mirabile esempio di menzogna storica, e insieme di miseria politica e di bassezza morale, quale è mai?
La sollecitazione agli Stati membri a provvedere a condannare i «crimini dei regimi totalitari comunisti e dal regime nazista», e di conseguenza a «formulare una valutazione chiara», che traduca praticamente questa raccomandazione. Ossia, evitare la diffusione e la presenza e la circolazione nei relativi Paesi di ideologie e simboli che richiamino nazismo e comunismo.
Insomma, è una Europa polonizzata e magiarizzata e ucrainizzata: l’Europa che dimentica il ruolo fondamentale della Russia, a cui viene sì attribuito l’etichetta di Paese martire, ma non certo quello, confermato da ogni ricerca storica, di barriera al nazifascismo.
E il documento, che pare ispirato direttamente da tedeschi polacchi e ungheresi, si apre a parole di dolce accoglienza nel seno della famiglia dell’Europa “democratica” dei Paesi liberatisi dal giogo sovietico.
E, incredibilmente, si precisa: «adesione all’Ue e alla Nato», con una inaccettabile confusione di europeismo e atlantismo.
Ebbene, questo documento è stato approvato con i voti della destra di Orbán e soci, ma anche dei popolari e dei “socialisti”, ivi compresi gli esponenti del Pd. Che con questo atto ha segnato la sua definitiva fuoruscita dal campo della sinistra internazionale, ma altresì dal campo della decenza e della dignità.
(24 settembre 2019)
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