Non
possiamo qui scomodare il mondo delle idee di Platone, ma ascoltando le
parole del Ministro dell’Economia Gualtieri, la domanda ci appare
legittima.
Intervistato
da Lucia Annunziata nel suo programma domenicale su Rai 3, il Ministro
dell’Economia Roberto Gualtieri ha affermato che quella che il governo
si appresta a varare nel mese di ottobre sarà una manovra che si
aggirerà attorno ai 30 miliardi. Una una cifra credibile e ben definita,
secondo il Ministro, “se si sommano i 23 miliardi per lo stop agli
incrementi dell’Iva e le misure che vogliamo mettere in campo”.
Queste
misure sono, appunto, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia
(per scongiurare l’aumento dell’Iva), interventi sul cuneo fiscale che
saranno però “un primo passo” di una riforma più ampia da realizzare
nell’arco del triennio “per ridurre le tasse sul lavoro e sull’impresa”
partendo “dai redditi bassi e medi”. Inoltre nella “prossima
finanziaria” si punterà anche ad aumentare gli “investimenti pubblici” e
verrà istituito un “grande fondo dedicato alla transizione ecologica
dell’economia”: un “Green new deal”.
In
merito alle ipotesi che circolano sul livello di deficit da inserire
nel testo, il ministro si è limitato a dire: “forse è meglio non
dichiarare il 2,4% e poi fare il 2,04% e nel frattempo avere una
impennata dello spread che pagano tutti, “Meglio – per Gualtieri –
collocarsi in mezzo dall’inizio senza turbative, quindi è una saggia via
di mezzo che noi percorreremo”.
La
manovra del governo sostenuto da M5S-Pd-Leu, secondo Gualtieri, “non”
sarà “restrittiva” perché prevederà una “piccola espansione per
conciliare l’equilibrio dei conti con l’impegno di ridurre il debito
pubblico”. Per questo l’esecutivo intende utilizzare “il massimo della
flessibilità” consentita da Bruxelles.
La
spesa pubblica sarà rivista ma “non ci saranno tagli a scuola, sanità,
università, non ce lo possiamo permettere, sarebbe controproducente”, ha
sottolineato. Anzi, in cantiere in un’ottica triennale, ha aggiunto che
ci sarà il “superamento progressivo” del superticket nella Sanità. E,
sempre guardando all’orizzonte pluriennale “non ci sarà solo la
riduzione o l’azzeramento delle rette degli asili per i redditi
medio-bassi ma anche un piano di costruzione di asili nido”.
Infine
Gualtieri ha precisato che quota 100 e il reddito di cittadinanza
verranno confermati. Salvo far notare che la prima misura comunque andrà
“ad esaurimento” e potrebbe costare anche meno di quanto preventivato.
Mentre il reddito di cittadinanza, vedrà rafforzata la ‘gamba’ delle
politiche attive per il lavoro
E’
importante, nell’esposizione del ministro, sottolineare l’annuncio dei
tempi. Quando si parla di dati certi (i soldi per le clausole sull’Iva) i
tempi diventano certi, quando si parla di misure espansive (taglio
cuneo fiscale, superamento del supeticket sulla sanità, azzeramento
rette asili nido), i tempi si fanno meno certi, infatti diventano: “arco
del triennio, “ottica triennale”, “orizzonte pluriennale”.
Insomma
appare piuttosto evidente che, nonostante qualche tesoretto arrivato
dal cielo (risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza, maggiori
entrate dalla fatturazione elettronica), la tagliola dei vincoli di
bilancio si succhierà il 90% delle risorse previste per la manovra
finanziaria di quest’autunno. Se resterà qualcosa dal solito gioco a
somma zero che toglie da una mano e la mette in un’altra, forse, ma
forse ci scapperà qualcosa. In compenso dobbiamo accontentarci della
sola idea che qualcosa potrebbe, potrebbe appunto, scapparci in futuro.
L’importante è definire la manovra di bilancio per quest’anno come
“espansiva” e il gioco è fatto. L’idea è sufficiente a muovere le cose e
renderle fattuali.
I
nostri lettori ci perdonino lo scetticismo, ma molti di noi si sono
fatti le ossa nel gorgo della famigerata “politica dei due tempi: prima i
sacrifici, poi i benefici”. Ma hanno imparato a proprie spese che
questa è stata sempre una partita in cui abbiamo visto giocare solo il
primo tempo.
Quando
si doveva giocare il secondo tempo le squadre non sono mai rientrate in
campo dagli spogliatoi e le partite sono state sempre vinte a tavolino
dai sacrifici. I benefici del secondo tempo? Non pervenuti.
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