domenica 1 settembre 2019

La Bestia è una tigre di carta?

Cosa succede alla comunicazione di Salvini? Qualcosa si è incrinato nella macchina della propaganda leghista. Anche se l'ecosistema sovranista gli garantisce ancora potenza di fuoco.


jacobinitalia.it Claudio Riccio
Che succede alla comunicazione salviniana? Qualcosa sembra essersi inceppato. Si susseguono numerosi articoli che alludono alle difficoltà di Salvini sui social e ai grattacapi di Luca Morisi, il capo della comunicazione di Salvini, ovvero di quella macchina del consenso che da tempo i giornali chiamano «la Bestia». 

Morisi ha progettato in modo accurato ed efficace la strategia della nuova Lega nazionale, e ha costruito quella che lui chiama «l’epica del Capitano». In questa epica narrazione è stato senza dubbio aiutato dai tanti giornali e blogger che all’opposizione hanno raccontato questo mostro inquietante e inarrestabile che è la Bestia. Più se ne esalta la potenza più la si rafforza. Ma siamo sicuri che esista? E soprattutto, è davvero così invincibile?
Se guardiamo la comunicazione di Salvini di questi giorni di agitazione e rosicamento qualcosa pare non funzionare. Il problema non è tanto sugli account ufficiali del leader leghista, ma non appena si esce dai suoi canali, nei commenti si assiste a un massacro per la Lega. Gli articoli sulla Lega e le dirette delle conferenze stampa di Salvini pubblicate dai social dei giornali on line sono sommerse di commenti negativi di ogni genere.


Ci sono i grillini che si sentono traditi e sono inferociti dopo che, per 14 mesi, hanno difeso il governo a spada tratta, compreso Salvini che ne è stato il vero capo politico.
Ci sono gli elettori di centrosinistra, sostanzialmente ricompattati, che dopo anni non sono più al centro del fuoco incrociato gialloverde e degli «e allora il PD» e si sentono finalmente liberi di prendere parola e andare all’attacco.
I sostenitori del «Capitano» sono invece sotto botta, non possono – ancora – criticare il loro leader, ma sanno che ha fatto un errore enorme che li sta portando all’opposizione, regalando così il governo al Pd, e di conseguenza hanno difficoltà a replicare e reagire. Attaccano il traditore Conte, blaterano di golpe e poltrone, ma sono confusi e molto meno efficaci di poche settimane fa quando tutto sembrava funzionare alla perfezione.
Qualcosa si è inceppato. Ma non è un problema tecnico.
I canali social di Salvini sono ancora abbondantemente in testa a tutte le metriche di engagement, condivisioni, like, Salvini continua a battere Di Maio, mentre il Pd e Zingaretti non sono neanche lontanamente in partita. Non c’è una fuga di like e follower come descritto da alcuni giornali. Eppure qualcosa si è incrinato.
Shares Facebook: confronto Salvini – Di Maio – Zingaretti
Negli ultimi giorni Salvini cala vistosamente al punto da registrare la peggior settimana dell’anno in termini di engagement (l’insieme delle interazioni) e viene addirittura sorpassato nelle risposte su twitter dall’inconsistente – non solo sui social – Zingaretti.
Salvini social engagement: l’andamento del successo dei post pubblicati sulle pagine social.
Risposte e menzioni su Twitter: confronto Salvini-Zingaretti
Detto ciò, a mio avviso resta un errore sottovalutare Salvini, come a volte lo è stato sopravvalutarlo sia come politico che come comunicatore. Non bisogna prenderlo sotto gamba non solo perché potrebbe agevolmente avvantaggiarsi dell’essere l’unica vera opposizione a un governo che rischia di essere debole, ma anche per motivi inerenti all’argomento di questo articolo. La forza accumulata sui social dai leghisti, l’ecosistema sovranista, la potenza di fuoco del leader, restano tutte caratteristiche ampiamente superiori a ogni avversario, e tale vantaggio competitivo non si colmerà in poco tempo. Salvini ripete sempre lo stesso disco rotto, ma ad ascoltarlo ci sono milioni di persone ogni settimana. Possiamo inoltre immaginare che a seguito di un suo prevedibile ridimensionamento nelle reti televisive investirà ancora maggior impegno ed energie sul web.
Salvini, il capitano dimezzato, andrà in piazza, alzerà i toni, farà esternazioni sempre più pesanti, cercando di polarizzare il dibattito attorno a sé. È il solo modo che conosce per crescere nei consensi, è il modo con cui è riuscito a dettare l’agenda setting al paese in questo anno e mezzo. Lui sparava, gli altri rilanciavano prendendo in mano lo smartphone per postare la propria indignazione con un incontenibile riflesso pavloviano.
Sarebbe stata una buona prassi evitare di rincorrerlo, lo sarà molto di più da domani. Bisognerà amplificare il silenzio assordante intorno e contro di lui e concentrare invece le energie nella battaglia per strada e sui social su un’agenda alternativa eco-socialista che ambisca a essere egemonica e sfidi davvero tutti.
Premesso ciò questa breve analisi della comunicazione di Salvini, è un’ottima occasione per ribadire tre questioni:
  • «La Bestia» non è mai stata una macchina mostruosa fondata sui fake e sui bot come spesso è stata descritta. È una macchina del consenso che mobilita e ha mobilitato persone vere. Non è una macchina misteriosa, ma è anzitutto uno staff competente, con pieno mandato del partito e del leader ad agire anche in modo spregiudicato, con a disposizione importanti risorse e strumenti adeguati. I partiti fino a ieri all’opposizione e le organizzazioni sociali e sindacali italiane non hanno costruito nulla di neanche lontanamente paragonabile.
  • Le alleanze politiche e le rotture politiche si trasferiscono sui social che non sono uno mondo separato dal cosiddetto mondo offline. Salvini ha goduto di una pax grillina, con l’accondiscendenza degli undici milioni di elettori del Movimento Cinque Stelle. Nel momento in cui l’accordo è saltato questo argine è venuto meno rendendo ogni uscita pubblica del leghista un cammino pieno di insidie (e commenti velenosi). 
  • Prima delle tecniche e delle macchine della comunicazione ci sono sempre la politica e il messaggio che si lancia. «The content is the king» è un motto che vale anche nella comunicazione politica. Quando la proposta politica si inceppa, si incarta anche la macchina della propaganda.
Se si vuole costruire un contraltare alla impropriamente detta «Bestia» serve senza dubbio cambiare la cultura politica di tanti nei confronti del digitale, scegliere di investire risorse, mettere in rete competenze e pianificare un lavoro che deve inevitabilmente essere pensato per dare i suoi frutti nel medio periodo. E ancora di più è necessario prendere un altro insegnamento da questa vicenda: senza un messaggio chiaro e un progetto di società, qualunque macchina, qualunque anti-Bestia, qualunque staff tecnico sarà inutile come una Ferrari senza benzina.
*Claudio Riccio è un attivista corsaro e digital strategist. Si occupa di progettare campagne di comunicazione e fundraising in particolare per il non profit.

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