giovedì 5 settembre 2019

Civiltà e barbarie


 



dinamopress di Nacho Yuchark e Sergio Ciancaglini
Verso lo stato di Amazonas, tra il popolo degli Apuriná. Dove le parole cambiano di significato
Con una temperatura al mattino di 32°, cominciamo il viaggio a nord verso lo stato di Amazonas, il più esteso del Brasile. Siamo diretti a Boca do Acre dove vive il popolo Apuriná, in una delle zone più colpite dagli incendi. Viaggiamo grazie a Ivy e Rose del CIMi, il Consiglio Indigenista Missionario, partner della Cooperativa Lavaca in questa pretesa di recarci sul posto a vedere come stanno le cose.

Mentre eravamo con gli Apuriná non c’era segnale telefonico né elettricità, flussi che un eccesso idiomatico associa alla parola “civiltà”.

Anche il rogo delle foreste è considerato civiltà: attacco e disprezzo verso indios e contadini, verso chi rimane fuori dalle mappe geografiche e sociali, verso il clima globale e la biodiversità, la salute dei popoli e del pianeta.
Lungo il viaggio incrociamo camion che possono caricare a malapena due o tre tronchi di alberi una volta giganteschi, con diametro di due o tre metri. Legname che sarà lucidato nel Primo Mondo.

Abbiamo visto anche un’infinità di buoi bianchi in campi nei quali avrebbe dovuto esserci la selva. La carne di manzo è la più richiesta e quotata nei mercati europei, molto di più della carne vaccina convenzionale, figuriamoci di quella da allevamento intensivo. Qui troviamo uno degli aspetti cruciali dell’Amazzonia riciclata in maniera infernale: terre per bestiame prelibato.
Altri aspetti chiave: miniere, petrolio, dighe, soia transgenica. Proseguiamo verso nord: fanno 36 gradi. Tenendo conto di alcuni effetti della civiltà, è un mistero sapere cosa hanno da dire su questi tempi, nel bel mezzo dell’Inferno, le persone e i popoli accusati di vivere nella barbarie.




Tutti gli scatti sono di Nacho Yuchark
Questo articolo fa parte di una copertura giornalistica cooperativa nella regione amazzonica dell’Acre realizzata da lavaca.org – Rivisita Mu e sostenuta da dinamopress. Sul campo, ci sono il giornalista Sergio Ciancaglini e il fotoreporter Nacho Yuchark.

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