mercoledì 5 giugno 2019

Luciano Violante: "Mai così tanti casi di magistrati che vendono la propria funzione. C'è una questione morale".

Intervista Huffpost all'ex presidente della Camera e magistrato Luciano Violante: "Ora serve una riforma del Csm: elezione individuale a metà consiliatura, come la consulta. Il sorteggio? Può essere una soluzione, ma è aggirabile".

Luciano Violante: “La magistratura, dopo l’inchiesta sulle nomine, dovrà recuperare credibilità agli occhi dei cittadini. Per farlo è necessario un riscatto morale, ma occorre anche modificare le regole”. Luciano Violante, già presidente della Camera ed ex magistrato è convinto che per risollevare la magistratura dalla crisi in cui è piombata siano necessari “fatti e comportamenti concreti”. Tra questi propone di sorteggiare i membri del Csm a metà mandato e di imporre all’organo di autogoverno dei giudici di fare le nomine per i posti vacanti in tempi brevi: “Altrimenti decide un collegio ristretto”, spiega ad Huffpost. La questione morale all’interno della magistratura è per Violante un fatto chiaro. Ed è per questo necessario cambiare subito, anche per riacquistare il prestigio perduto agli occhi delle persone.
Il vicepresidente del Csm, David Ermini, nel suo discorso al plenum straordinario ha parlato di degenerazioni correntizie. Secondo lei le correnti hanno effettivamente troppo peso all’interno della magistratura?
Hanno molto peso. Sono le correnti che determinano la composizione della parte togata del Csm e sono le contrattazioni tra le correnti che determinano i capi degli uffici. Questo tipo di mediazione c’è stata sempre, ma oggi c’è un aspetto nuovo e preoccupante .

Quale?
In passato queste negoziazioni c’erano, ma i magistrati che venivano presentati avevano qualità riconosciute da tutti. A nessuno veniva in mente di sostenere la candidatura al Csm o la nomina di una persona solo perché apparteneva alla corrente A o alla corrente B. Con il tempo invece è maturata una visione proprietaria delle funzioni: se ciascuno appare buon difensore delle aspirazioni di chi appartiene alla propria corrente, quella corrente avrà la possibilità di eleggere più membri togati al momento del rinnovo del Csm . È prevalsa una logica proprietaria delle funzioni. Per la serie: “Faccio quello che voglio, gestisco le cose come un partito”, partito degenerato, direi io.. Vorrei precisare però che questa vicenda si inserisce in una serie di episodi di malcostume gravi che si sono registrati all'interno della magistratura. Penso a Trani, a Torino, a Palermo, per citare solo alcuni casi. Ma questo non vuol dire che la magistratura sia corrotta; vuol dire che nella magistratura ci sono episodi di corruzione. Sono isolati, ma è chiaro dato il ruolo che i giudici rivestono, sono allarmanti.

Alla luce di tutti questi episodi è innegabile che ci sia un problema di credibilità all’interno della magistratura..
Certo. Ricordiamoci però che la maggioranza dei magistrati è corretta: non a caso a scoprire queste vicissitudini sono altri magistrati. A dimostrazione che non c’è una copertura corporativa. Ad ogni modo, come cambiare questa situazione? Secondo me bisogna individuare questioni di due tipi: tecnico e politico.
A proposito delle regole da modificare. Lei ha affermato che per provare a modificare la logica spartitoria del Csm il sorteggio dei suoi membri potrebbe essere una soluzione. Cosa intende?
Sì, il sorteggio è uno dei modi. Ma ricordiamoci che tutte le regole possono essere aggirate quando c’è malafede. Anche in questo caso, se le correnti si mettono d’accordo, possono modificare l’esito del sorteggio. Se decidono, ad esempio che di una tale corrente debbano essere designate tre persone, ma ne vengono sorteggiate cinque, gli altri due potrebbero dimettersi. E l’esito del sorteggio sarebbe comunque modificato a favore dell’accordo precedente. C’è un’altra cosa che potrebbe essere utile..
Prego.
Quando il posto di un magistrato resta vacante e occorre fare una nuova nomina, bisognerebbe stabilire che se il successore non viene designato entro un termine molto breve la decisione passa dal Csm a un collegio più ristretto, composto dal vicepresidente del Csm, dal presidente e dal procuratore generale della Corte di Cassazione. Perché spesso succede che si attende che più posti siano vuoti di modo che le correnti possano spartirsi più facilmente gli incarichi.
Anche Ermini ha fatto riferimento a questo tipo di pratica.
Ha fatto bene, ma gli appelli purtroppo in questi casi non sono risolutivi.Occorrono fatti. Modificare regole e comportamenti, anche quelle che riguardano l’elezione del Csm. A questo, però, bisognerebbe affiancare quello che io definisco un responsabile riscatto morale della magistratura.
Secondo lei quale potrebbe essere una buona soluzione?
A metà consiliatura si potrebbero sorteggiare la metà dei componenti laici e la metà dei togati, in questo modo con il passare del tempo non si elegge complessivamente l’organo ma i singoli membri, come avviene per la Corte costituzionale. Si evita la spartizione . Al di là del funzionamento dell’organo di autogoverno, occorre rendersi conto del numero dei fatti di malcostume.
Quindi è la prima volta che il potere giudiziario vive un momento così critico?
Nel passato ci sono stati episodi di malcostume, certo, ma non c’è mai stato un numero così alto di imputati e arrestati. Sicuramente prima c’era un maggiore corporativismo, quindi non escludo che potesse capitare che un magistrato non indagava sui reati di un suo collega. La maggior laicizzazione di oggi ha portato a più inchieste di questo genere.
Possiamo parlare di questione morale all’interno della magistratura?
Assolutamente sì. Bisogna chiedersi perché ci sono tanti casi di magistrati che vendono la propria funzione.
C’è anche un problema di rapporti - non sempre corretti - tra politici e magistrati. Il presidente dell’Anm ha affermato che, entro certi limiti, sono fisiologici. Lei cosa ne pensa?
Sono fisiologici se si discute di riforma del processo penale o civile, non se si parla di chi deve andare a fare il procuratore della Repubblica a Roma e a Perugia. Nel primo caso si tratta di confronto necessario, nel secondo di negoziazione inaccettabile. Mi pare che nell’inchiesta che è stata aperta a Perugia il dialogo non riguardava riforme processuali o riorganizzazioni di uffici, ma cose molto diverse. Il senso ella vicenda è data anche da una scelta lessicale.
Prego.
Nel caso della nomina del futuro procuratore di Roma (il successore di Giuseppe Pignatone, ndr) è stato detto “ci vuole discontinuità”. Cosa significa? Trovo gravissimo che qualcuno parli di discontinuità a proposito di una procura della Repubblica. Si può parlare di operato buono o cattivo. La discontinuità è un concetto politico, che non dovrebbe avere nulla a che vedere con la guida di una procura, soprattutto se si chiede discontinuità rispetto a un magistrato, come il dottor Pignatone, che a detta di tutti ha fatto benissimo.,
A proposito dei cittadini, inevitabilmente la magistratura ha perso credibilità ai loro occhi. Come può fare per recuperarla?
Ci vogliono dei fatti, dei comportamenti. In questo caso, ad esempio, è opportuno usare la parola discontinuità. Modificare il sistema di elezione del Csm e stabilire un termine entro il quale fare le nomine - specificando che se il termine è superato deciderà un collegio ristretto. Decisioni di questo tipo, da assumere presto, potrebbero dimostrare che la magistratura ha capito l’errore e vuole cambiare pagina. Le condizioni ci sono. Occorre la volontà.

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