Un vicepremier tracotante si appella, in difesa del paese, a leggi che è lui il primo a violare. In politica si può sopportare molto, ma non un pagliaccio come leader.
Qualcuno metta fine a questa pagliacciata. Chi l’ha messa in piedi, nella sua ultima impersonificazione a fini mediatici, quella del peronista abbronzato e descamisado,
ha decisamente varcato il senso del ridicolo: questo vicepremier che ha
già tutta la tracotanza del premier, si appella, in difesa del paese, a
leggi che è lui il primo a violare.
Il Matteo Salvini che ha violato la più importante delle leggi del mare, il dovere di soccorso, accusa la capitana di una nave di violare le leggi internazionali perché invece ha soccorso - e dunque non ha violato quella legge. A che titolo etico indossa dunque i panni dell’accusatore?
Il Matteo Salvini che è stato salvato dal Parlamento amico e dai suoi soci al Governo, il Movimento 5 stelle, dal processo per sequestro di persone, nel caso della nave Diciotti, vuole mettere sotto processo il capitano di una nave che ha portato in salvo delle persone. Con quale credibilità legale parla?
Il Matteo Salvini che in questo momento sfida le leggi europee sulla immigrazione, in nome del fatto che sono ingiuste; il Matteo Salvini che in questo momento sfida i parametri europei sulla manovra economica, in quanto ingiusti, chiede di processare la capitana della Sea Watch perché anche lei sfida leggi che considera ingiuste. Sulla base di questo ragionare, Salvini si presenterà infine anche lui in un tribunale?
Il Matteo Salvini accusa Carola Rackete di violare una legge, che è quella appena presentata da lui stesso, il Decreto sicurezza bis, che, seppur vigente, deve essere ancora convertito in Parlamento.
Alla fine ha almeno vinto, il nostro Matteo Salvini? Nemmeno questo.
Se l’intera partita aveva a che fare col non far sbarcare i migranti, sono sbarcati.
Se la partita era coinvolgere l’Europa sulle relocation, Salvini non ha portato a casa risultati.
Se infine la partita era il duello a chi è più “tosto”, fra una donna giovane che lavora nelle disprezzate Ong e il più vigoroso maschio della compagine governativa, ha vinto lei per coraggio perché è entrata per mettere in sicurezza delle vite, ben sapendo che sarebbe stata fermata e processata. A differenza, ripetiamo, del Salvini che per sfuggire al processo sulla Diciotti si è nascosto, in assenza di gonne, dietro gli abiti ministeriali dei suoi colleghi 5 Stelle.
Qualcuno abbia il sussulto, nel Governo, di fermare Salvini, per la sua stessa dignità. E per la reputazione dell’Italia. Si può sopportare, infatti, molto in politica, ma non un pagliaccio come leader.
Liberate immediatamente Carola Rackete. #FreeCarola
Il Matteo Salvini che ha violato la più importante delle leggi del mare, il dovere di soccorso, accusa la capitana di una nave di violare le leggi internazionali perché invece ha soccorso - e dunque non ha violato quella legge. A che titolo etico indossa dunque i panni dell’accusatore?
Il Matteo Salvini che è stato salvato dal Parlamento amico e dai suoi soci al Governo, il Movimento 5 stelle, dal processo per sequestro di persone, nel caso della nave Diciotti, vuole mettere sotto processo il capitano di una nave che ha portato in salvo delle persone. Con quale credibilità legale parla?
Il Matteo Salvini che in questo momento sfida le leggi europee sulla immigrazione, in nome del fatto che sono ingiuste; il Matteo Salvini che in questo momento sfida i parametri europei sulla manovra economica, in quanto ingiusti, chiede di processare la capitana della Sea Watch perché anche lei sfida leggi che considera ingiuste. Sulla base di questo ragionare, Salvini si presenterà infine anche lui in un tribunale?
Il Matteo Salvini accusa Carola Rackete di violare una legge, che è quella appena presentata da lui stesso, il Decreto sicurezza bis, che, seppur vigente, deve essere ancora convertito in Parlamento.
Alla fine ha almeno vinto, il nostro Matteo Salvini? Nemmeno questo.
Se l’intera partita aveva a che fare col non far sbarcare i migranti, sono sbarcati.
Se la partita era coinvolgere l’Europa sulle relocation, Salvini non ha portato a casa risultati.
Se infine la partita era il duello a chi è più “tosto”, fra una donna giovane che lavora nelle disprezzate Ong e il più vigoroso maschio della compagine governativa, ha vinto lei per coraggio perché è entrata per mettere in sicurezza delle vite, ben sapendo che sarebbe stata fermata e processata. A differenza, ripetiamo, del Salvini che per sfuggire al processo sulla Diciotti si è nascosto, in assenza di gonne, dietro gli abiti ministeriali dei suoi colleghi 5 Stelle.
Qualcuno abbia il sussulto, nel Governo, di fermare Salvini, per la sua stessa dignità. E per la reputazione dell’Italia. Si può sopportare, infatti, molto in politica, ma non un pagliaccio come leader.
Liberate immediatamente Carola Rackete. #FreeCarola
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