Il Movimento NO TAV è un osso duro: lo hanno sperimentato i governi che, con varia fortuna si sono succeduti negli ultimi trent’anni. Si sono visti sorgere e tramontare speranze e promesse, acchiappavoti spudorati e uomini senza spina dorsale, aperti ad ogni mediazione, ignari del monito evangelico “la tua risposta sia sì, sì; no, no; il resto viene dal maligno”.
In questi decenni, in nome del TAV, sono stati costruiti cantieri, praticati maxisondaggi geognostici già di per sé devastanti, ma neppure un centimetro dell’opera è stata realizzata.
Abbiamo resistito, approfondendo le ragioni dell’opposizione all’opera, trovando sostegno e condivisione nelle lotte popolari di tutto il mondo.
Abbiamo messo in discussione un modello di vita e di lavoro funzionali agli sporchi interessi del capitale che occupa trasversalmente le sedi di potere , nemico irriducibile di diritti e futuro di tutti gli esseri viventi.
Abbiamo sventato attacchi volti a dividerci e ad indebolirci.
Ora la componente Cinque stelle al governo, nel tentativo di “salvare capra e cavoli” cercando una mediazione con la Lega saldamente schierata sul fronte SI TAV, ci riprova: dopo aver approvato tutte le grandi male opere della penisola ( in barba alle promesse dei pentastellati che sul No alle Grandi Opere sono andati al governo), tira fuori dal cilindro il mini-TAV.
Si tratterebbe di un progetto TAV “leggero”, con un cambiamento di tracciato ed un tunnel più corto: una proposta pensata dall’ex sindaco di Venaus e portata avanti dal sindaco attuale.
Venaus, un Comune rinato, anche economicamente, sulla lotta NO TAV, sul mito sempre vivo ed attuale della “liberazione di Venaus”, quando, l’8 dicembre 2005, dopo la devastazione poliziesca del campeggio resistente, sessantamila persone, di tutte le età e a viso scoperto, si ripresero i terreni, smantellando le reti del cantiere prontamente delimitato, nella notte, da addetti della CMC mascherati e sotto scorta.
Intanto, mentre questa ipotetica variante catalizza l’attenzione dei mass media, vanno avanti silenziosamente le procedure istituzionali per l’affidamento delle opere cantieristiche legate al maxi TAV.
La nostra risposta, in ogni caso, non può che essere NO, e lo diciamo col cuore e con la ragione, per consapevolezza e fedeltà, perché non abbiamo dimenticato “il fiore azzurro nella stalla”, resistente agli inverni della storia.
Il TAV non è solo un treno, è un sistema di trasporti funzionale alla devastazione ambientale e sociale, che genera lavoro da schiavi e trasforma i territori in invivibili corridoi di traffico; un bancomat per il partito trasversale degli affari, con cui drenare infinitamente soldi pubblici a discapito dei veri bisogni trasportistici e sociali.
Esiste un altro modo di vivere e di lavorare, in pace con se stessi e con la natura, saggio e fraterno, un mondo ricco di diversità e bellezza: è un mondo da conquistare, collettivamente e senza compromessi.
*storica attivista No Tav e rappresentante del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo
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