da Il Fatto Quotidiano - INCHIESTA SUL CAMPO
Davvero è il reddito di cittadinanza che scoraggia i giovani da accettarele offerte di hotel e ristoranti? Abbiamo cercato un lavoro da cameriera per capire le condizioni
Inizio
giugno: su siti e giornali viene segnalata la difficoltà degli
albergatori e degli ope-ratori turistici di Gabicce Mare, Pesaro, a
reclutare lavoratori stagionali.
F.Q: VIRGINIA
DELLA SALA
“Colpa
del reddito di cittadinanza”titolano, riportando le parole del
presidente degli albergatori del posto,Angelo Serra. “È così da
anni”, precisa però Serra al Fatto.
Qualche
giorno dopo si accoda un imprenditore del Veneto: “Pochi hanno
voglia di fare sacrifici”. La colpa è sempre di ragazzi e
lavoratori, soprattutto del Sud, che preferiscono stare sul divano
invece che lavorare per tre mesi nelle località di vacanza.
Ma quali
sono le condizioni offerte agli stagionali? Ho creato un curriculum
finto ma credibile e ho provato a candidarmi a decine di offerte.
IL
CURRICULUM. “I giovani alle prime armi si trovano facilmente,
persone di esperienza no ”, lamentava l’albergatore di Gabicce,
Angelo Serra.
Per
questo preparo un curriculum che vanta un percorso solido: dal
servizio in sala in un hotel del centro di Roma per quattro anni con
mansioni di coordinamento e gestione dei fornitori ai due anni da
barista in una struttura pubblica. Lo inserisco in un sito di annunci
e rispondo a quelli disponibili. La prima chiamata arriva da un hotel
di Cervia: il titolare chiede età e quanto voglio essere pagata. Il
lavoro: almeno11 ore al giorno (“di più ma non di meno”,
specifica), non c’è il giorno libero e nel weekend si lavora, “è
il momento di maggiore affluenza”. Ripete: “Si lavora, si lavora,
si lavora”. C’è il turno delle colazioni, dalle 6.30 alle 10.30,
poi quello del pranzo dalle 12 alle 15 e quello della cena dalle 18
alle 22. C’è da pulire la sala, lavare a terra e riordinare.
Alloggio e vitto sono inclusi: “Una stanza spartana con altre due
ragazze”. Per queste mansioni io chiedo almeno 1.100euro netti al
mese. Risposta: “Dipende, puoi valere di più o di meno. Facciamo
il periodo di prova e poi vediamo”. Una decina di giorni di prova e
poi due mesi di lavoro. La paga? “Intorno ai 35 euro al giorno”
per il periodo di prova.
LA
PROPOSTA DIGNITOSA. La seconda proposta arriva dal gestore di due
hotel di Rimini, a50 metri dal mare. “Ho ricevuto un suo curriculum
per la nostra ricerca di personale di sala –scrive su Whatsapp –Ci
serve un cameriere/a giornata intera colazione/pranzo e ce-na,
contratto fino al 15 settembre con messa in regola F ull Time, non
abbiamo giorno di riposo e la retribuzione è di1.600 euro/mese con
alloggio oppure 1.800 euro/mese senza alloggio”. Non male, se sono
netti. Sembra di sì: “La cifra è forfettaria ed è netta per lei.
Mentre per l'alloggio sarebbe in una camera tripla dell'hotel con
un'altra ragazza del Ma-rocco che già lavora con noi,poi dal 12
luglio a dopo ferragosto si aggiungerebbe la terza ragazza”. E il
bagno? “Ne avete uno di uso esclusivo ma nel corridoio”. 800 euro
al mese.
La
terza offerta è di un signore che ha molta fretta. Lavora nel
Chianti,ha una piccola trattoria in cui –spiega –vanno
soprattutto stranieri, 60 coperti. Cerca un lavapiatti, ma anche
qualcuno che possa aiutare in cucina. “Il lavoro è un po’ballerino
–premette –. Il primo turno è dalle 10 del mattino fino alle
15-16. La sera iniziamo alle 18 ma alle 22.30 il servizio è finito.
Può capitare che ci sia qualche evento e si chiuda a mezzanotte, ma
è raro”. Vitto e alloggio inclusi, una casa da condividere con tre
o quattro persone, due per camera e bagno in comune. “Noi si paga
800 euro netti”, dice. Si lavora fino a ottobre.
L’INTERMEDIARIO.
Un ’altra offerta arriva da un hotel di Riccione. Cercano però una
cameriera ai piani.“Non è un problema se sei di sala, puoi fare
anche questo –spiega per convincermi l’intermediario che procura
gli stagionali al titolare –basta un po’ di buona volontà. Tu a
casa fai i servizi? Ecco, è la stessa cosa. Devi pulire la stanza e
il bagno”. E gli orari? “Quelli del cameriere di sala: 7-14.30 e
poi dalle 16.30fino alle 21.30 circa”. Il lavoro dura due mesi,
fino a settembre, 1.500 euro netti al mese, inclusa la prova di15
giorni. “Ma se sei brava, qualcos’altro ci esce sempre”, ripete
l’intermediario facendo capire che c’è possibilità di un fuori
busta. L’alloggio è incluso, tre persone per camera e non c’è
giorno libero.
MILANO
MARITTIMA. “C’è una ragazza ora, in sala, che sta però sempre
male e la stiamo mandando via. Abbiamo pochi mesi di lavoro e stare
dietro ai problemi di una persona che si assenta per un po’ di mal
di schiena, poi un po’ di mal di testa, un po’ di mal di
stomaco...diventa difficile”. Il titolare di questo albergo a 3
stelle chiama da Milano Marittima e chiede: “Ha mai lavorato in
Romagna? Qui il lavoro è diverso, è più complesso, abbiamo
rapporti stretti con i clienti, ci sono quelli fissi, hanno gusti
particolari...”. Non specifica quali. Vitto e alloggio sono
inclusi, tre ragazze in una camera, 1.600 euro netti così divisi.
“Una parte in busta, il resto in contanti fino a rag-giungere la
cifra”. Il contratto nazionale di lavoro prevede 6ore e 40 al
giorno, l’albergato -re sostiene che almeno formalmente sarà
rispettato: “Non facciamo inganni, svilupperà le sei ore e 40 e
poi le verrà pagata la differenza di ore che farà”. Una
differenza che però, faccio notare, è del cento per cento. I turni
sono vicinissimi: 7-12 del mattino, poi 13 -15 e infine rientro
alle17.30 fino alle 21.
SFRUTTAMENTO.
Un rapido calcolo, sulla base di questo campione di offerte: in
media,si lavora 12 ore al giorno, senza giorno libero per trenta
giorni al mese a circa 1.500 euro, inclusi vitto e alloggio e una
parte di nero. I lavoratori sono pagati quindi tra i 4 e i 5 euro
l’ora, per un minimo di due mesi e fino a un massimo di quattro.
Eppure non sono i soldi il problema. “La fuga degli stagionali non
dipende dallo sfruttamento e dalle condizioni di lavoro –spiega il
presidente dell’Ansl, l’Associazione nazionale lavoratori
stagionali, Giovanni Cafagna –quello c’è sempre stato. La colpa
è del dimezzamento del sussidio agli stagionali dopo l’introduzione
della Naspi nel 2015”. Prima uno stagionale lavorava infatti per
sei mesi all’anno enegli altri sei viveva del sussidio. “Certo,
venivano sfruttati 12 ore al giorno, sette giorni su sette per sei
mesi, però sapevano che quello sforzo ecces-sivo e non adeguatamente
remunerato avrebbe comunque garantito il sostentamento nel resto
dell’anno, grazie alla disoccupazione”. Oggi, invece, è rimasto
lo sfruttamento nella stagione, ma i contratti sono diventati più
brevi e il sussidio viene percepito per la metà del tempo. “Prima
il datore di lavoro ti assumeva per sei me-si anche se per due
lavoravi solo quattro ore al giorno: pareggiavi poi con le 12 ore
consecutive in alta stagione. Oggi offrono due mesi, stessa paga ma
con il doppio dello sforzo e la metà del sostentamento”, spiega
sempre Giovanni Cafagna dell’Ansl. “Il sussidio è di700-800 euro
al mese –ag-giunge –Per chi ha famiglia è un problema anche
perderlo per soli tre mesi”. I numeri. Secondo il rapporto
dell’Osservatorio Excelsior di Unioncamere, sul 2018 (stilato in
collaborazione con Anpal) l’anno scorso sono stati circa 1,3
milioni i rapporti di lavoro maturati nel settore del turismo tra
giugno e agosto 2018. L’Inps ha stimato la firma di 550 mila
contratti stagionali nello stesso periodo e in tutti i settori. Solo
in 200 mila arrivano almeno a sei mesi di lavoro. Gli stipendi medi
degli stagionali vanno dai1.200 euro al mese del Sud ai1.700 euro per
un cameriere o un aiuto cuoco al nord. Tutti in regime forfettario,
con massima elasticità di ore e applicazione.
STILE
DI VITA. A queste condizioni il lavoro stagionale ormai attira
soltanto chi è in
difficoltà
e ha bisogno di un impiego subito, non è più uno stile di vita che,
per quanto non redditizio, è stato a lungo al-meno sostenibile.
L’introduzione del reddito di cittadi-nanza non sembra aver inciso
sulle dinamiche di un settore in cui da tempo è saltato il fragile
patto tra datori di lavoro e stagionali.
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