venerdì 28 giugno 2019

In alto mare.

I 42 della Sea Watch ancora a bordo davanti a Lampedusa, con i parlamentari della sinistra che non scendono "fino a quando non sbarcano". Salvini: "Se la nave viene sequestrata, equipaggio arrestato e migranti redistribuiti, scendono in 5 minuti". Stallo. E si fa largo la pazza idea di muovere la nave comunque in porto.

 

huffingtonpost.it By Angela Mauro
In altoCarola Rackete è incredula quando nel pomeriggio, intorno alle 17, alcuni ufficiali della guardia costiera si presentano a bordo della Sea Watch per dirle di “pazientare ancora un po’, la situazione si sta sbloccando”.
La ‘capitana’ della nave della ong, ferma da ieri a un miglio dal porto di Lampedusa, non crede alle sue orecchie: non per il contenuto della comunicazione, tutta da verificare evidentemente. Ma perché non riesce nemmeno a capirlo: l’ufficiale infatti le parla in italiano e non ha nemmeno un traduttore ufficiale al seguito. A sera la situazione è ancora bloccata. A bordo si fa strada la pazza idea di avvicinare la nave al porto se non arriveranno risposte: rimedio estremo che nessuno vuole ma tant’è.
Finanche le comunicazioni ufficiali sono approssimative e solo in italiano: pressapochismo totale in una storia che ormai è diventata un vero e proprio caos sulla pelle di 42 persone soccorse al largo della Libia, lasciate in acque extraterritoriali per 12 giorni fino alla decisione di Carola di fare rotta ieri su Lampedusa, malgrado i divieti di Matteo Salvini e i no europei.


“Salvini? Non ho tempo di leggere cosa dice e scrive... ho la responsabilità dell’equipaggio e delle persone che da 14 giorni abbiamo salvato”, dice la ‘capitana’ parlando con i giornalisti saliti a bordo, dove da oggi ci sono anche i parlamentari Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone del Pd, Ricardo Magi di +Europa per solidarietà e per monitorare la situazione.
Sono arrivati più ottimisti di come li sentiamo al telefono in serata: si erano prenotati il volo di ritorno per stasera stessa. Sbagliato: dormiranno lì, accampati sul ponte della nave, chi si era premunito di spazzolino da denti e cambi come Fratoianni, chi meno preparato ma pronto a restare fino a quando la situazione non si sbloccherà. “Non ce ne andiamo fino a quando non sbarcano i migranti”. Tutti o nessuno. Passano le ore, ma nulla si blocca.
In serata arrivano notizie di trattative in corso con altri paesi europei per redistribuire i migranti quando saranno sbarcati: nulla di ufficiale, nulla di concreto e il ministro degli Interni non dà via libera allo sbarco fino a quando non ci saranno risposte europee: “Se l’equipaggio che ha infranto la legge o viene arrestato o viene espulso, se la nave viene fermata e sequestrata e la smette di andare in giro per il Mediterraneo e se i 42 immigrati a bordo non restano in Italia e vanno in giro per il resto dei Paesi europei io li faccio sbarcare fra cinque minuti”. Ma finora non c’è alcun mandato per l’arresto dell’equipaggio a bordo o per il sequestro della nave.
 “La situazione è davvero al limite: i 42 sono stremati e ora vedono anche ‘terra’, difficile spiegare loro perché non possono metterci piede - ci dice Fratoianni - invece di definire ‘inaudito’ il comportamento di Carola, il presidente Conte dovrebbe impegnarsi per far concludere questa vicenda in modo ragionevole”. “Serve una soluzione subito: la situazione è anche più disastrosa dell’altra volta”, ci dice Orfini, alludendo alla visita di febbraio scorso a bordo della Sea Watch in una situazione di stallo simile, a Siracusa. “I migranti sono in condizioni di sofferenza psicologica indescrivibile, bloccati da due settimane senza motivo. Crudeltà e barbarie, non c’è altro modo per definire il comportamento del governo. Vanno sbarcati oggi, non c’è più tempo da perdere”. “Sulla #SeaWatch3 c’è l’inutile accanimento di Salvini che non mostra alcuna pietà per i più deboli. È intollerabile che ignori le leggi e si accanisca con chi ha più bisogno di aiuto. Noi resteremo a bordo finché tutti i profughi non saranno a terra”, dice Delrio. “Nessuna Ong che fa salvataggio in mare è mai stata condannata, ci sono state solo archiviazioni e assoluzioni”, dice Magi.
Cosa fare se non arriveranno risposte dall’Europa? Sembra essere questa l’unica modalità per convincere Salvini a farli sbarcare. E se non succede? Ecco perché l’idea di avvicinare la nave al porto ed entrare comunque si fa largo nei ragionamenti serali a bordo della Sea Watch. Sarebbe davvero un rimedio estremo, che nessuno vuole, ma non si può rimanere in mare per altri giorni e senza certezze.
La ‘certezza’ che aveva provato a comunicare in italiano l’ufficiale della guardia costiera non si è rivelata tale. “Almeno voglio un traduttore ufficiale”, è stata la risposta di Carola. Il traduttore non c’è, una dell’equipaggio si presta a tradurre, “ok, aspettiamo qui”, conclude la comandante spazientita. Ma è la soluzione che non c’è. E non ci sarà in serata mentre scriviamo di una storia che resta al centro dei media italiani, pressocché ignorata da quelli europei. Anche quelli dell’Olanda, il paese della bandiera della Sea Watch. “Comprendiamo le preoccupazioni dell’Italia e riconosciamo i suoi sforzi nel frenare la migrazione incontrollata verso l’Ue - rispondono da L’Aja alla richiesta di aiuto da Roma - E’ anche noto che il governo condivide le preoccupazioni riguardo alle azioni della Sea Watch 3 ma ciò non significa cheprenderemo anche i migranti”. Stop.
“Con il governo olandese non finisce qui”, tuona Salvini in perenne conferenza stampa online e ovunque possa parlare. In questo caso è alla festa di Libero a Milano. “Vedo che la comandante non ha tempo per leggere le mie dichiarazioni, parla di gommoni per portare i migranti in porto e stasera ci saranno anche trasmissioni in tv che diranno che questa ha diritto a fare quello che fa… Io porto pazienza, ma la pazienza ha un limite”.
Ecco, ma perché la guardia costiera ha comunicato alla comandante che una soluzione era vicina? Lei lo spiega così: “Nelle ultime 24 ore, le autorità non si sono occupate di noi affatto e non si sono assunte le loro responsabilità per sbarcare le persone soccorse. Perciò abbiamo deciso di andarci noi al porto dove naturalmente ci hanno detto che non c’è posto per attraccare. Quindi abbiamo proposto di usare i nostri gommoni: siamo vicini al porto, dunque possiamo trasferire i naufraghi con i gommoni. Poco dopo, le autorità si sono presentate di nuovo a bordo e ci hanno chiesto di avere ancora un altro po’ di pazienza perché la situazione si sta sbloccando. Spero abbiano ragione”.
Intanto a Roma, Milano, Palermo, Catania si manifesta per la Sea Watch: “Fateli scendere!”. Il sindaco di Livorno Luca Salvetti apre porto e città all’accoglienza: “Doveroso”. Così anche il primo cittadino di Firenze Dario Nardella: “Ne accogliamo 12”. Leoluca Orlando da Palermo dà la cittadinanza onoraria all’equipaggio Sea Watch: “Accettiamo con onore”.
Dalla maggioranza di governo l’unica voce fuori dal coro dei no è Alessandro Di Battista: i migranti a bordo della sea watch “devono essere fatti sbarcare e poi ridistribuiti in altri paesi”.
“Ieri ho deciso di varcare le acque territoriali italiane dopo avere atteso 14 giorni fuori. Non avevo scelta. Noi abbiamo chiesto un porto sicuro e per prima all’Italia perche’ e’ il Paese piu’ vicino. Lo abbiamo chiesto anche all’Olanda, Germania, Francia e Spagna. Non c’e’ una soluzione politica e tutte le richieste sono state negate”, insiste Carola. I parlamentari tentano a fatica di avere informazioni sulle trattative in corso con gli altri paesi. A Lampedusa cala il buio. Un’altra notte in mare è alle porte.

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