mercoledì 5 giugno 2019

Sud di Roma. Mafia, blitz del Ros contro il clan Fragalà. Il boss intercettato: "Se mi sento tradito, ammazzo anche mio figlio".

Con minacce ed estorsioni terrorizzavano commercianti e imprenditori dei comuni di Ardea, Pomezia e Torvajanica nell'area metropolitana della capitale. Durante l'operazione sventato un sequestro.


repubblica.it
"Qua se c'è qualcuno che comanda sono i Fragalà e basta. A Torvajanica abbiamo sempre comandato noi. La prossima volta che rientra qua, ti faccio uscire con i piedi davanti. E vai a dirlo a Sebastiano". 

Mafia, blitz del Ros contro il clan Fragalà. Il boss intercettato: "Se mi sento tradito, ammazzo anche mio figlio"Così diceva, in una conversazione intercettata il 5 febbraio del 2016, Ignazio Fragalà a due persone che attribuivano a Sebastiano Giuliani, un pregiudicato, un potere criminale sul territorio di Torvajanica. I Fragalà ritenevano di avere l'esclusiva commerciale (e non solo) sul litorale pontino al punto da ideare e realizzare atti intimidatori ai danni dei proprietari della pasticceria 'La Salernitana' che stava per aprire a Torvajanica, nonostante questi ultimi - si legge nell'ordinanza del gip Corrado Cappiello che ha firmato 33 misure cautelari - vantassero aderenze con la 'ndrangheta e fossero spalleggiati da esponenti di Cosa Nostra Catanese quali i Mascali intesi 'Catinà.


Il capo clan, Alessandro Fragalà, a un familiare diceva: "Chi mi ha frequentato, chi ha camminato con me puo' dire chi sono io. Io quando mi sento tradito da qualcuno, che potrebbe anche essere mio padre o mio figlio, io gli sparo. Dice 'che ammazzeresti tuo figlio?', "Sì, sì, perchè no? Se mio figlio cammina con me e facciamo il reato insieme e mi tradisce, io lo ammazzo".

Stamattina i carabinieri del Ros, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno disarticolato il clan mafioso Fragalà, operante nell'area metropolitana romana e in particolare nei comuni di Ardea, Pomezia e Torvajanica. Sono stati eseguiti numerosi arresti e perquisizioni in provincia di Roma e Catania. Il clan aveva determinato "un pesante clima di intimidazione ai danni di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso attentanti dinamitardi e minacce". Ricostruito anche un consistente traffico di cocaina, marijuana e hashish, sostanze importate dalla Colombia e dalla Spagna grazie ad alleanze con gruppi criminali camorristici e siciliani. Nel corso delle indagini oltre a sequestri di partite di droga e armi da fuoco, è stato sventato un sequestro di persona, liberando l'ostaggio e arrestando gli 8 responsabili.

"Arresti e perquisizioni tra Roma e la Sicilia: così i carabinieri del Ros, coordinati dalla Dda della capitale, hanno fatto pulizia con un duro colpo al clan mafioso Fragalà. E' una notizia che fa cominciare bene la giornata. Grazie alle forze dell'ordine e agli inquirenti, la lotta ai criminali non si ferma mai": questo il commento del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sul blitz antimafia del Ros con arresti e perquisizioni tra Roma e Catania.

"Il provvedimento cautelare è significativo sia per i 33 arresti sia per le dinamiche criminali mafiose messe in luce dall'inchiesta. Il territorio del litorale è sensibile, lo abbiamo visto già con Ostia, e oggi lo vediamo con Pomezia e Torvajanica". Lo ha detto il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, nel corso di una conferenza stampa al Comando Provinciale dei carabinieri sull'operazione che ha portato all'arresto di 33 persone legate al clan mafioso catanese dei Fragalà.

"Tra le persone arrestate - continua Prestipino - c'è anche Francesco D'Agati, un uomo di Cosa Nostra. Anni fa era capo mandamento di Villabate, alle porte di Palermo. Uno dei mandamenti al centro delle storiche indagini di Dda del capoluogo siciliano. Un'inchiesta durata due anni, partita con Giuseppe Pignatone, e che ha portato alla luce una famiglia mafiosa a tutto tondo, perchè i componenti risiedono e operano in questo spazio criminale. Nell'esercizio di queste attività - ha spiegato Prestipino - il clan di origine catanese si è 'federato' con altri gruppi criminali, in particolare con uomini vicini ai Casalesi con cui hanno dato vita a un cartello mafioso. Nel tempo abbiamo colto, infatti, rapporti con i Fasciani di Ostia e con i gruppi napoletani dei Senese e Pagnozzo. E sono risultati dall'attività di indagine contatti tra esponenti politici locali e uomini del clan. Questo dà la misura di quanto questo gruppo sia stato capace di penetrare nel territorio del lungomare laziale".

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