martedì 4 giugno 2019

Classe Operaia. Whirlpool, Di Maio: “Stato si farà rispettare”. Azienda: “Soluzione ora non c’è”. Lavoratori protestano sotto il Mise.


Fonti del Mise hanno riferito che il leader M5s ha ricordato che dal 2014 ad oggi il gruppo ha ricevuto 27 milioni di euro di fondi pubblici, assicurando che "lo Stato si farà rispettare" perché "si sono firmati accordi ben precisi".

Incontro ad alta tensione al ministero dello Sviluppo tra Luigi Di Maio, i sindacati e i manager di Whirlpool, dopo che l’azienda ha annunciato l’intenzione di vendere lo stabilimento di Napoli, nonostante un accordo quadro con i sindacati per il trasferimento della produzione di lavatrici in Italia. Secondo fonti sindacali l’ad di Whirlpool Italia, Luigi La Murgia, ha spiegato: “Non vogliamo chiudere ma individuare soluzioni per garantire posti di lavoro sostenibili a lungo tempo. Oggi una soluzione non l’abbiamo”. Fonti del ministero hanno riferito che il leader M5s ha ricordato che dal 2014 ad oggi il gruppo ha ricevuto 27 milioni di euro di fondi pubblici, assicurando che “lo Stato si farà rispettare” perché “si sono firmati accordi ben precisi e state creando un precedente gravissimo. Dovete rispettare le Istituzioni e i lavoratori. Io sono e sempre sarò al loro fianco. Siamo disposti a impegnarci ancora di più con l’azienda per trovare una soluzione”. Secondo le stesse fonti il ministro avrebbe detto: “Non si prende per il culo lo stato italiano. Non con me, non con questo governo”.
Intanto davanti al Mise erano in presidio circa 300 lavoratori Whirlpool, mentre prosegue ormai da quattro giorni il sit-in dei lavoratori in fabbrica. In Campania lavorano 430 operai.

Partiti questa mattina con otto bus da Napoli, i lavoratori indossavano una maglietta bianca con la scritta ‘Whirlpool Napoli Non Molla’. “Di Maio uno di noi”, è tra gli slogan più gettonati mentre tra i cartelloni spicca quello che riproduce il testo dell’accordo del 2018 in cui si prevede un investimento complessivo di 250 milioni per il triennio 2019 -2021 in attività di innovazione nei siti industriali italiani.
“Ci aspettiamo che il Ministero chieda all’azienda di rispettare il piano industriale firmato lo scorso 25 ottobre, sul quale la Whirlpool si impegnava a investire 250 milioni in Italia di cui 80 a Napoli”, ha detto la segretaria della Fiom Cgil, Francesca Re David, durante il presidio. “Noi ci aspettiamo che governo e ministero non si facciano prendere a schiaffi e si pretenda il rispetto del piano perché, se cosi non sarà, lo chiederanno i lavoratori. Non abbiamo nessuna intenzione di accettare presunte vendite. Pretendiamo che il piano sia rispettato perché il settore non è in crisi e siamo certi che se vogliono andare via fa Napoli è per andare a produrre in Polonia piuttosto che in Ucraina”, ha aggiunto. Secondo Re David “chi firma un piano industriale a ottobre e dopo pochi mesi comunica che se ne va, sicuramente pensa che il governo non abbia voce in capitolo sulla politica industriale del proprio Paese. Voglio sperare che il governo non sapesse nulla prima”.
“Abbiamo apprezzato molto la decisione con cui il ministro Di Maio ha chiesto a Whirlpool il rispetto degli accordi presi in sede istituzionale il 25 ottobre 2018”, ha commentato Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile dei settori auto e elettrodomestici, “e ha rammentato che potrebbe essere chiesta la restituzione fino a un massimo di 16 milioni di euro in passato ricevuti come incentivi nonché sbarrata la strada al contratto di sviluppo che è stato chiesto dall’azienda nelle Marche. Speriamo che una battaglia comune del sindacato e del Governo possa salvare lo stabilimento di Napoli e più in generale la presenza di Whirlpool in Italia”. “Whirlpool – spiega il sindacalista – non solo minaccia di chiudere Napoli, ma temiamo che stia venendo progressivamente meno ai suoi impegni anche altrove, ad esempio a Siena dove ancora non si vedono le azioni necessarie a incrementare i volumi produttivi e a Fabriano dove si stanno delocalizzando numerose funzioni di staff. Oggi la Direzione aziendale è stata molto ambigua, ma le sue piuttosto che aperture sono sembrate meri eufemismi, ad esempio quando ha parlato di ‘riconversione’, anziché di chiusura, o quando ha detto di essere intenzionata a cercare ‘soluzioni’, senza però specificare quali possano essere”.

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