A conduzione familiare, innovativa, colta e giovane, ma non solo: crea occupazione e fa guadagnare di più. E' l'identikit dell'agricoltura biologica Made in Italy,
fatta da imprenditori agricoli più giovani, più tecnologici e con
possibilità di sviluppo maggiori rispetto ai"colleghi" convenzionali, ma
allo stesso tempo fortemente orientati alla dimensione familiare.
adnkronos.com
Secondo l’ultimo censimento Istat, infatti, su un totale di 1.620.844
aziende agricole e zootecniche, circa il 99% fa ricorso a manodopera
familiare.
Lo rileva l’ultimo Bioreport del ministero delle Politiche agricole,
Inea, Ismea e Sinab. Ad emergere è il dato secondo il quale con il
biologico si guadagna di più e si crea più lavoro: il reddito netto per
unità lavorativa familiare è di 51.478 euro contro i 34.294 euro delle
aziende che producono in modo convenzionale. Allo stesso tempo nel "bio"
si spende il 14% in più per il lavoro (22.957 euro contro i 15.066 del
convenzionale), semplicemente perché c’è più lavoro.
“Nelle aziende bio - spiega Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab,
l'associazione italiana per l'agricoltura biologica - c’è bisogno di più
manodopera umana. Un facile esempio: dato che non si passa col trattore
a dare il diserbante (lavoro di una persona), ci vogliono più persone
che passano a togliere le erbe infestanti. Se si considerano questi dati
sul reddito - continua Vizioli - il modello agricolo di tipo
industriale al quale sono orientate tutte le politiche e le norme
attuali mostra il proprio fallimento anche sul piano economico”.
Le aziende bio sono guidate da giovani (il 22% ha un capo azienda di
età compresa tra i 20 e i 39 anni, a fronte del 9,6% relativo al totale
delle aziende), in possesso di un titolo di studio mediamente elevato
(il 17% è laureato e 32% ha un diploma di scuola superiore, contro
rispettivamente, il 6% e il 18%) e molto attenti alle nuove tecnologie e
alle nuove forme di sviluppo.
Il 15,6 % delle aziende biologiche italiane è informatizzato (contro
il 3,8% delle convenzionali), il 10,7% ha un sito web (contro l’1,8%) e
il 5,2% pratica l’e-commerce (contro lo 0,7%). Molto importante,
inoltre, la diversificazione delle attività produttive (dall'agriturismo
alle fattorie didattiche), praticata dal 17% delle aziende biologiche
(oltre il triplo rispetto a tutte le altre aziende) e la vendita diretta
(praticata dall’89% delle aziende bio rispetto al 64% delle altre).
“Nel biologico – dice Vizioli – possiamo parlare di un’evoluzione a
360 gradi, in linea con una trasformazione sempre più evidente della
società e della domanda. Una forte propensione al cambiamento e
all’innovazione e allo stesso tempo una salvaguardia di quei valori
(primo fra tutti la dimensione familiare) che hanno fatto del made in
Italy una delle produzioni più apprezzate al mondo".
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mercoledì 5 novembre 2014
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