mercoledì 22 ottobre 2014

Un altro appello. Ecco perché non è inutile.

Un altro appello? Sì, un altro appello. Ma quanti ne sono stati fatti da quando è scoppiata la crisi? Tantissimi. E quali risultati hanno ottenuto? Nessuno. E infatti la crisi non passa, anzi, dopo sei anni torna ad aggravarsi. E allora a cosa serve un altro appello?

carlo clericetti
Carlo ClericettiServe a continuare a gridare che questa politica è sbagliata, che questa Europa è sbagliata, che questi governi e queste istituzioni europee stanno perseguendo una linea che scarica i costi della crisi sulla parte più debole della società, peggiora la situazione di chi lavora, permette che ci sia una disoccupazione intollerabile, fa aumentare la povertà e le diseguaglianze. Serve, perché questi governi sono stati eletti con il voto dei cittadini e il voto dei cittadini può costringerli a cambiare rotta. Serve perché più persone acquistino consapevolezza che ciò che sta accadendo non è un fenomeno naturale e inevitabile come un’inondazione o un terremoto, è la conseguenza di scelte fatte da chi ha avuto dai cittadini il mandato di governare, e questo mandato come è stato dato può essere tolto, scegliendo altre persone perché prendano decisioni diverse.
Quali dovrebbero essere queste decisioni, o almeno quelle principali e più urgenti, lo dicono gli economisti che hanno promosso questo nuovo appello, diretto al presidente di turno dell’Unione, cioè all’italiano Matteo Renzi, che si intitola “L’Italia chieda una “Bretton Woods” per l’eurozona”. Bretton Woods è la località del New Hampshire dove nel 1944 si incontrarono i rappresentanti di 44 paesi per disegnare il nuovo ordine economico mondiale. L’eurozona ha un disperato bisogno di un nuovo ordine, di qui il richiamo a quella famosa e importantissima riunione.

I promotori sono economisti di varie appartenenze politiche, ma uniti dalla convinzione che continuare con le attuali politiche non potrà portare che ad un prolungamento della crisi e a un aggravamento del disagio per un gran numero di europei. I loro nomi sono in calce al documento che si può leggere ed eventualmente firmare su questo sito. A loro si sono aggiunti altri personaggi autorevoli, da Romano Prodi a Luciano Gallino, Innocenzo Cipolletta, Mario Baldassarri e Michele Salvati. Gli accademici che ad oggi hanno aderito sono circa 350, a cui si sono aggiunte fnora circa altre 300 firme.
Le richieste principali sono per un nuovo ruolo per la Bce, che faccia finalmente ciò che hanno fatto altre importanti banche centrali, da quella americana a quella inglese; una ristrutturazione dei debiti pubblici, per esempio secondo il progetto PADRE; un’armonizzazione fiscale e una politica espansiva a livello europeo, una maggiore democrazia per le istituzioni. “Un libro dei sogni? No”, conclude l’appello. “Piuttosto l’unica direzione di marcia possibile”. Se non si avvierà subito una nuova fase costituente, ciò porterà “quasi inevitabilmente alla fine dell’euro”. E forse, aggiungiamo, anche dell’Unione europea.

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