Il ministro delle Finanze elvetico Eveline Widmer-Schlumpf ha detto in un'intervista radiofonica di aver dato un ultimatum al Tesoro: "Questa è l'ultima volta che ricomincio da capo, voglio una risposta chiara entro la primavera dell'anno prossimo". Dura la replica del titolare di via XX Settembre: "Ho registrato atteggiamenti ondivaghi, quelli che prendono in giro la controparte non siamo noi".
E’ scontro aperto tra Italia e Svizzera. Oggetto del contendere, l’accordo fiscale cercato da anni senza successo e indispensabile perché Berna possa essere depennata dalla black list dei paradisi fiscali. Stavolta il negoziato è uscito dai paletti della diplomazia per sfociare in fuoco di fila di accuse incrociate tra il ministro delle Finanze elvetico Eveline Widmer-Schlumpf e l’omologo italiano Pier Carlo Padoan. La prima, a margine dei meeting del Fondo monetario internazionale a Washington, ha rivelato alla radio svizzera Rsi di aver posto un ultimatum: “Ho detto a Padoan che la mia pazienza ha un limite e gli ho ricordato il numero dei ministri delle Finanze con cui ho ricominciato ogni volta daccapo, rispondendo alle stesse domande”. E ancora, in crescendo: “Gli ho detto che questa è l’ultima volta che rifaccio questa cosa, gli ho spiegato la mia agenda ed entro quando voglio una risposta chiara”, indicando come termine ultimo la primavera dell’anno prossimo. Entro allora occorre trovare delle “soluzioni su alcuni dei punti aperti con l’Italia”, tra cui la regolarizzazione dei capitali italiani sconosciuti al fisco e depositati oltreconfine. “Sono questioni che ci occupano da anni, riguardano la Svizzera ma anche il Ticino”, ha poi rimarcato Widmer-Schlumpf, alludendo ai rapporti sempre più tesi tra l’Italia e il cantone confinante, che ha più volte minacciato di bloccare i ristorni, cioè la parte di imposte alla fonte dei lavoratori frontalieri girata ogni anno ai Comuni italiani, e ora punta a aumentare la tassazione sui loro stipendi.Poco importa per via XX Settembre. “Esprimo da parte italiana la forte insoddisfazione per la mancata volontà da parte svizzera di finalizzare i dettagli di un’intesa complessiva sulle varie questioni sul tappeto i cui termini generali sono già stati da tempo concordati”, rincara Padoan. “Ho esortato la mia interlocutrice a mettere nero su bianco la posizione svizzera sulle questioni ancora aperte. Speriamo così finalmente di poter giungere a una finalizzazione di questo negoziato”. E il comunicato si conclude ricordando che “nel breve scambio avvenuto a Washington, il ministro Padoan ha anche ricordato alla controparte che un’esasperazione delle posizioni negoziali, come ad esempio la minaccia di una denuncia dell’accordo in vigore sui transfrontalieri, rischiano di rendere più difficile il conseguimento di soluzioni accettabili per entrambe le parti”. Il blocco dei ristorni minacciato come ritorsione era stato evitato in extremis alla fine di giugno, alla luce di rassicurazioni ricevute dal governo italiano sui progressi della trattativa per la riemersione dei capitali.
Per Berna è inaccettabile la permanenza nelle liste nere del fisco italiano nonostante i passi avanti compiuti sulla trasparenza fiscale, che in base a recenti decisioni del Consiglio federale dovrebbe portare alla condivisione automatica dei dati bancari con i Paesi Ue a partire dal 2018. Tanto più che al passaggio nella white list è condizionata anche la possibilità, per gli istituti di credito dei Cantoni, di entrare in forze nel mercato italiano come banche commerciali e non solo gestori di patrimoni.
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