Ai
domiciliari per corruzione e turbativa d'asta l'ex reponsabile
Construction di Padiglione Italia, che si era già dimesso da delegato
per il canale.Misura cautelare anche per Domenico Maltauro, il cugino di
Enrico, e ad Andrea Castellotti, manager dellaTagliabue. Tra le accuse,
una consulenza da 30mila euro per il figlio. Il presidente Anac valuta
le carte.
L’ennesima tegola sui lavori per l’Esposizione che sarà inaugurata a maggio 2015 apre la strada a un nuovo intervento di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Il commissariamento dell’appalto appare “assai probabile”, dice Cantone, che ha acquisito l’ordinanza di custodia cautelare firmata dai pm milanesi. La certezza sull’appalto “si avrà solo dopo attenta lettura dell’ordinanza”, spiega l’ex magistrato, che giovedì prossimo sarà nella sede Expo per la consueta riunione con i vertici della società. L’arresto di Acerbo arriva dopo che il manager aveva presentato le dimissioni dai suoi incarichi da sub-commissario, il 17 settembre scorso, e dal suo ruolo di Responsabile di Padiglione Italia il 2 ottobre.
Nel mirino dei pm l’appalto “Vie d’acqua” del valore di oltre 100 milioni. Nel mirino della Procura di Milano c’è appunto l’appalto delle “Vie d’acqua”, del valore di oltre 100 milioni di euro, alla Maltauro spa. Acerbo, all’epoca dei fatti presidente della commissione aggiudicatrice degli appalti sulla realizzazione dei canali, secondo l’accusa avrebbe favorito l’imprenditore. ”Maltauro trova un modo per far arrivare delle utilità economiche ad Acerbo”, ipotizzano i pm Gittardi e D’Alessio, collocando il reato tra il 2012 e il 10 luglio 2013.
L’aggiudicazione dell’appalto (la società Tagliabue faceva parte della cordata che aveva la gara) sarebbe avvenuta in base al criterio dell’offerta più conveniente e, secondo l’accusa, in cambio di mazzette. Viene contestata anche una consulenza per il figlio di Acerbo, Livio, anche lui indagato, per un valore di 30mila euro. Agli atti dell’inchiesta ci sarebbe, da quanto si è saputo, anche la confessione dell’ad della società Tagliabue spa, Giuseppe Asti. L’ad, indagato e interrogato, avrebbe parlato della promessa di una consulenza per il figlio di Acerbo, che in cambio avrebbe imposto la Tagliabue nell’Ati guidata dalla Maltauro, e creato il bando per le Vie d’acqua poi da lui assegnato alla cordata “amica”.
I provvedimenti di oggi sono lo sviluppo dell’indagine sulla“cupola degli appalti” evocata in interrogatorio dallo stesso Maltauro, arrestato l’8 maggio e liberato dagli arresti domiciliari il 30 settembre. In un’intercettazione, fra l’altro, Maltauro si vantava della sua conoscenza trentennale con Acerbo e anche in relazione all’appalto per le architetture di servizi, vinto sempre dalla Maltauro e al centro della prima inchiesta. L’imprenditore avrebbe cercato in un primo tempo di sfruttare i suoi contatti con Acerbo. Poi, però, si sarebbe rivolto all’ex Dc Gianstefano Frigerio che sarebbe intervenuto su Angelo Paris, ex manager Expo finito in carcere a maggio.
La Procura di Milano ha chiesto rito immediato per Frigerio, Greganti e Grillo. L’indagine su Acerbo era nata proprio da intercettazioni e accertamenti svolti in seguito ai risultati di un primo filone che a maggio aveva portato in carcere il costruttore vicentino Enrico Maltauro - uscito dall’azionariato della società dopo essere stato revocato dalla carica di amministratore delegato l’8 maggio in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta Expo – per cui il gip di Milano Fabio Antezza ha respinto l’arresto. Proprio ieri la Procura di Milano ha chiesto il processo con rito immediato per Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, e l’ex senatore Pdl Luigi Grillo, indagati con l’accusa di aver turbato le gare d’appalto dell’Esposizione universale, di Sogin e della sanità lombarda in cambio di tangenti.
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