Secondo i calcoli dell'Istat (Istat, l'istituto nazionale di statistica, un ente pubblico: non un ragionier Rossi qualsiasi), se non cambiano le regole del bilancio l'austerità durerà ottant'anni. Poi smetteremo finalmente di tirare la cinghia.
Per chiari motivi anagrafici non vedremo il luminoso futuro né io né voi, lettori. Magari i vostri figli, se siete giovani. Altrimenti i nipoti o i bisnipoti. Eppure i politici continuano a giurare che l'amara cura di lacrime sudore sangue è una medicina portentosa, la svolta è dietro l'angolo (sì, come no), bastano pochi mesi, un annetto massimo, e si rialza la testa tutti quanti di nuovo.
Non prendiamoci in giro: sapevano benissimo che non è vero anche prima che glielo dicesse l'Istat. Adesso veramente non hanno più scuse. Il re è nudo, come nella fiaba di Andersen. Purtroppo la vocina che lo segnala non diventa un assordante coro di sberleffi e lazzi: che diamine, siamo in Italia, mica in una fiaba.
Insieme al Rapporto 2013, dunque, l'Istat ha diffuso un allegato con una simulazione degli effetti del fiscal compact, cioè lo scellerato obbligo (ce lo chiede l'Europa...) di ridurre ogni anno il rapporto debito pubblico-Pil fino a che non sia raggiunta la fatidica soglia del 60%.
Pur senza citare l'Italia, l'Istat ha calcolato gli effetti del fiscal compact su un Paese che - guardacaso come l'Italia - ha un rapporto debito-Pil del 130%. Ha calcolato un tasso di crescita dell'1% (ottimisti, l'Italia è in recessione) e un costo medio del debito del 4%, compatibile con l'altalena del famoso spread.
Risultato. Ci vorranno appunto circa 80 anni per portare il rapporto debito-Pil al 60%.
Pareggio bilancio azzera spazi per politiche espansive - Istat
* Debito/Pil al 60% da 130% in 80 anni con crescita 1% e costo debito medio a 4%
* Spazi "inesistenti" per politiche di bilancio discrezionali
* Le simulazioni sul fiscal compact nel Rapporto annuale 2012 dell'Istat
ROMA, 22 maggio (Reuters) - Mantenere il bilancio in pareggio al netto del ciclo economico e delle una tantum azzera i margini per politiche fiscali di stimolo all'attività economica.
È quanto emerge da una simulazione dell'Istat sui nuovi paletti previsti dal Fiscal compact allegata al Rapporto annuale del 2013.
"I risultati confermano che gli spazi per l'attuazione di politiche di bilancio discrezionali per la correzione del ciclo economico risultano inesistenti nel caso dell'applicazione stretta della regola del pareggio di bilancio strutturale", dice l'Istat.
Il Fiscal compact obbliga gli Stati europei a mantenere l'indebitamento strutturale entro lo 0,5% del Pil, ammettendo deroghe in caso di gravi recessioni e calamità naturali. Inoltre, il Trattato introduce l'obbligo di ridurre ogni anno il rapporto debito-Pil in misura pari ad almeno un ventesimo della distanza tra il livello effettivo e la soglia del 60%.
Secondo l'Istat, "la regola di riduzione del debito può portare a una politica fiscale prociclica", peggiorando quindi il calo del Pil in periodi di recessione.
Istat non cita l'Italia ma prova a simulare l'impatto che il Fiscal compact può avere su uno Stato con un debito pari al 130% del Pil (come l'Italia), un tasso di crescita potenziale dell'1% e un costo medio del debito ancora pari al 4%.
Il risultato è che, con un quadro macroeconomico e di bilancio così fragile, "la regola del debito risulta più restrittiva" dell'obbligo di mantenere il bilancio in pareggio strutturale.
Ridurre il rapporto debito/Pil al 60% richiede "circa 80 anni", dice l'Istituto di statistica.
"L'avanzo primario iniziale richiesto dalla regola del ventesimo "è pari a oltre il 7% del Pil, al 5% nel caso del vincolo sul saldo strutturale.
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