L'Europa in crisi contagia la Germania. La processione a Berlino di capi di governo che chiedono una nuova politica e i moniti di Draghi stanno facendo breccia a Berlino. La nuova parola d'ordine sarà "competitività".
repubblica.it di ANDREA BONANNI
BERLINO - La Germania è pronta a rivedere le sue posizioni sull'austerità e a dare priorità alla crescita, attraverso aumenti di competitività. Un'evoluzione figlia della crisi di molti Paesi europei, strozzati dalla 'cura Merkel' del consolidamento dei conti pubblici.
La convinzione che il rigore non abbia pagato ha ormai fatto breccia nel governo tedesco. Un cambio di paradigma che arriva in ritardo perché nella logica tedesca il consolidamento dei conti pubblici e il varo di riforme strutturali vanno di pari passo. Per aggiustare i conti pubblici, si erano detti a Berlino, saranno costretti a tagliare le spese inutili e dunque a migliorare la propria competitività. Ma nei Paesi in crisi non è successo perché i governi, ostaggio delle potenti corporazioni nazionali, hanno preferito alzare le tasse, non pagare i fornitori e perdere posti di lavoro piuttosto che tagliare le spese e andare a colpire interessi costituiti che controllano le chiavi del successo elettorale. Naturalmente questa virata di bordo non significa che il governo tedesco abbia abbandonato la via del rigore e sposato una politica di deficit spending. Ma la relativa calma dei mercati finanziari, che hanno allentato la pressione sugli spread, induce anche i vertici di Berlino ad una visione più serena del problema.
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