colloquio con Paolo Romano di Giacomo Russo Spena
“Da anni non mi perdo una manifestazione della Fiom. Sarò in piazza anche sabato”. A parlare non è un metalmeccanico né un lavoratore impiegato in mansioni usuranti. Ma Paolo Romano, alias il bel magistrato Eugenio Nicotera nella fiction su Rai Tre Un Posto Al Sole e noto attore italiano. Di cinema e teatro. Lo abbiamo incontrato a Roma durante una critical mass sulla Nomentana, una battuta dopo l’altra esce fuori il profilo di un uomo impegnato. A 360 gradi. “Nella Capitale ci vuole una mobilità sostenibile – spiega durante la pedalata – Bisogna investire nel servizio pubblico locale e incentivare l’uso della bicicletta con piste ciclabili e zone 30”.
Stiamo vivendo un periodo di profonda crisi economica e di impoverimento generale. Crede che la Fiom possa svolgere un ruolo significativo per una sostanziale inversione di marcia contro le politiche di austerity?Il tema centrale della politica in Italia e nel mondo è proprio il lavoro. Si sta mettendo in discussione uno degli elementi fondanti della nostra Costituzione, l'art. 1 è ormai carta straccia. La gente è in ginocchio: la disoccupazione giovanile è salita al 38 per cento. E senza lavoro è a rischio la democrazia, la stabilità del Paese, la coesione sociale e soprattutto vengono meno i diritti. Stiamo pagando un prezzo troppo alto per il malgoverno che ha caratterizzato l'ultimo ventennio di questo Paese. All’esecutivo ci sono stati destra, sinistra, tecnici, saggi ma nessuno ha fatto qualcosa di concreto sulle politiche di sviluppo e redistribuzione del reddito. Senza parlare del problema della sicurezza sul lavoro: le cosiddette morti bianche non si placano. Ritengo necessario in un momento come questo manifestare e rivendicare la centralità del lavoro come diritto fondamentale delle persone. Sabato sarò in piazza.
E del governo Letta-Alfano che giudizio dà?Un voto pessimo. Basta rileggere le dichiarazioni di Bersani di due mesi fa: "Mai col Pdl, la nostra storia ce lo impedisce" ed ora eccoli a braccetto insieme. I nomi sono improponibili: Quagliariello, Micciché, Lupi, Biancofiore, Alfano! Siamo al paradosso di un ministro dell'Interno che va in piazza contro la magistratura, uno dei tre poteri dello Stato. E' un governo fantoccio, condannato a stare insieme, per volontà del presidente Napolitano e dell’Europa. Tra poco credo e spero riemergano gli storici attriti tra Pd e Pdl per un ritorno immediato al voto con una nuova legge elettorale.
Sabato sarà la prima manifestazione contro il governissimo. La Fiom può svolgere la funzione di soggetto d’opposizione sociale e politico nel Paese?La Fiom ha da sempre un ruolo fondamentale, è l'unico sindacato che oppone resistenza alle scelte suicide dei governi degli ultimi anni. Si batte contro la delocalizzazione, per l'equità salariale, per la difesa del contratto collettivo e per la democrazia. Questo è già un modo di far politica. Politica la si fa in mille modi e non solo stando dentro il Palazzo.
Per un attore famoso come Lei che significa "scendere in piazza" e impegnarsi in prima persona?Innanzitutto sono per sfatare il cliché di molti giovani e anziani: i personaggi televisivi non vanno mitizzati, non sono ectoplasmi che vivono in un mondo ovattato di ballerine e champagne. Abbiamo una vita come tutti, con le nostre mille complessità. Esiste – è vero – un piccolissimo star system completamente avulso dalle problematiche sociali del Paese, è una minoranza. Mi sono chiesto più volte se il mio “impegno” alla lunga avesse potuto crearmi problemi a lavoro ma non posso prescindere da quel che sono. Ad oggi ho un rapporto pessimo con la politica, non mi sento rappresentato e credo sempre di più nelle realtà che partono dal basso e si autogovernano come il Teatro Valle Occupato ed esperienze simili sul territorio nazionale che si stanno diffondendo a macchia d'olio.
In Italia esistono ancora attori cosiddetti impegnati?Mi sono formato in una scuola in cui l'attore era visto ancora come una vocazione: sono cresciuto studiando Grotowski, Kantor, il Leaving Theatre, l'Odin Teatret. Si riusciva a far combaciare perfettamente i loro ideali con l’arte. Il mondo è molto cambiato da allora. Sono stato catapultato a Roma, ho avuto tre figli con tutti i costi conseguenti per una famiglia. Sono sceso a compressi col mercato accettando di lavorare in televisione. Per il resto oltre a fare attività politica sul territorio con alcuni comitati, sono in un collettivo di attori che si chiama "Voci nel deserto" col quale facciamo uno spettacolo basato sulla raccolta della Memoria. Prendiamo monologhi celebri, scene di film. documentari, musica e montiamo uno spettacolo ogni volta diverso e lo portiamo nei teatri, nelle piazze e soprattutto nelle scuole. A titolo gratuito.
Tra poco si voterà a Roma. Lei è un convinto ciclista, vicino all’esperienza del Teatro Valle, fa parte di comitati territoriali, manifesta con la Fiom… che dice delle elezioni? E – se non sono indiscreto – chi voterà?Dopo essere stato tentato per anni dal non voto, ho trovato un candidato a sindaco nel quale credo appieno: voterò per Sandro Medici. Ho avuto modo di conoscerlo personalmente e di studiare bene il suo programma. Sono d'accordo con lui: dal diritto all'abitare al testamento biologico passando per i diritti civili, la ripubblicizzazione dell'acqua, la mobilità etc… E' stato un ottimo presidente del municipio Cinecittà, non vedo perché non dovrebbe portare questa sua esperienza al Campidoglio. Candidati a sindaco invece ci sono anche – tra i favoriti – un ex palazzinaro miliardario, un avvocato che vuole sgomberare il Valle, un chirurgo di Genova ed un ex-fascista....e poi mi chiede com'è il mio rapporto con la politica?
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