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RIceviamo e pubblichiamo.
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Il prossimo 8 dicembre a Bologna (via dello Scalo 21, ore 14,00) alcune realtà pacifiste ed antimperialiste e singoli cittadini, si vedranno per proporre un Coordinamento nazionale tra le varie realtà che si oppongono alle politiche aggressive della NATO, e per l’uscita dell’Italia dalla NATO per riacquistare la propria sovranità.
La NATO (North Atlantic Treaty Organization) fu fondata il 4 aprile del 1949 su iniziativa degli Stati Uniti e dei loro alleati britannici per creare un blocco militare sottoposto all’egida degli USA comprendente i paesi dell’Europa Occidentale. Questo blocco doveva erigere una “barriera di ferro” (termine usato da Winston Churchill già nel 1946) che si opponesse al blocco di paesi che faceva capo all’Unione Sovietica, vincitrice della “grande guerra patriottica” contro il Nazismo. Paesi come la Germania e l’Italia, sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale, dovettero accettare un’occupazione militare permanente da parte dell’esercito USA, che dura tuttora anche in forme diverse da quelle immediatamente successive alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La funzione della NATO è andata estendendosi nei decenni successivi, specie dopo l’implosione dell’Unione Sovietica. L’alleanza, concepita all’inizio, almeno formalmente, come “difensiva” (perfino il segretario del PCI Berlinguer gli riconobbe negli anni ’70 questa caratteristica, sbagliando clamorosamente), si è espansa aggressivamente verso le frontiere della nuova Russia inglobando 17 nuovi paesi, e soprattutto si è arrogata il diritto di intervenire in tutto il mondo, non solo per correre in aiuto di uno dei suoi membri attaccati (Art. 5 del trattato), ma anche nei casi in cui siano messi in discussione interessi dei suoi membri.
L’alleanza è divenuta, quindi, sempre più, l’alleanza dei paesi imperialisti e colonialisti dell’Occidente, che hanno dominato il mondo per secoli, sfruttandolo senza ritegno. Al suo interno esiste ovviamente una gerarchia che vede il paese imperialista principale (gli USA) al vertice (con la stretta alleanza del Regno Unito britannico), mentre agli altri è concesso il ruolo di vassalli consenzienti e persino, in molti casi, autolesionisti. Questo “Occidente collettivo” cerca di difendere con ogni mezzo i propri interessi dalla minaccia costituita dai movimenti di liberazione nazionale e dall’emergere di nuove potenze, che puntano alla creazione di un mondo equilibrato e multipolare (come i cosiddetti BRICS. Cina, Russia, India, ecc.).
Quanto detto finora spiega perfettamente i continui interventi armati della NATO non aventi alcun carattere “difensivo”, come contro la Jugoslavia, la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan, ecc. Anche le guerre tra Russia e Georgia, ed ora tra la Russia ed il regime apertamente nazi-fascista ucraino, sono state innescate da colpi di stato e “rivoluzioni colorate” con cui sono stati abbattuti governi neutrali, non ritenuti sufficientemente filo-USA e filo-NATO. Anche in Siria è stata scatenata una guerra indiretta con l’uso di bande locali opportunamente armate e sostenute dall’esterno, causando danni incalcolabili a quel paese. Un terzo della Siria è ancora occupato da truppe USA che controllano i pozzi petroliferi.
Nel documento che chiama al Coordinamento di Bologna sono ben tratteggiate le conseguenze derivanti dall’appartenenza alla NATO per il nostro territorio nazionale: presenza di bombe atomiche in due basi USA/NATO (Ghedi ed Aviano) in dispregio al trattato di non proliferazione nucleare; extraterritorialità delle basi USA con impunità in Italia per crimini commessi da militari USA; aumento di spese militari a discapito di spese di tipo sociale; inquinamento grave del suolo nei poligoni militari; interventi di propaganda militare nelle scuole; mancata desecretazione, come previsto dalla legge, di accordi militari segreti tra USA e Italia; interventi in missioni militari NATO da parte dell’Italia in varie zone del mondo, ecc.
L’iniziativa del Coordinamento di Bologna non è tesa a mettere un cappello sui movimenti pacifisti e anti-NATO in Italia, ma a richiamare ad un’azione coordinata tutte quelle realtà già operanti in Italia, ma disperse: organizzazioni contro i poligoni militari inquinanti in Sardegna, gruppi contro le basi militari NATO in Sicilia o a Pisa; gruppi provenienti dal Comitato anti-NATO fondato dal compianto Giulietto Chiesa, di cui faceva parte anche chi scrive, ma che poi ha subito sfaldamenti e scissioni dopo la morte di Giulietto, tutte le realtà attive a livello territoriale contro le basi USA-Nato, la politica di guerra e la propaganda di guerra. È di grande importanza creare una rete operante sul territorio nazionale per riconquistare la sovranità dell’Italia, seguendo la strategia riassunta nel noto slogan.
FUORI L’ITALIA DALLA NATO, FUORI LA NATO DALL’ITALIA
Vincenzo Brandi, membro del gruppo promotore del Coordinamento nazionale No Nato
Roma, 27 novembre 2024
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