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Nel periodo dell’anno in cui si dovrebbe essere più buoni secondo una stupida frasetta di origine hollywoodiana, si è capito che siamo sempre più lontani dalla pace. Le speranze suscitate da Trump si stanno rivelando bolle di sapone perché se l’operazione Siria così come l’affondamento della nave da carico russa e l'”incidente” dell’aereo azero dove si scorgono visibilmente squarci dovuti ad esplosioni, altro che uccelli, può essere attribuita al colpo di coda dell’amministrazione Biden in partenza, le rivendicazioni del neo presidente sulla Groenlandia e sul Canale di Panama dove solo lo 0,04 delle navi di passaggio sono statunitensi, fanno temere che il personaggio abbia idee tutt’affatto diverse da quelle che gli sono state attribuite.
Ora può anche darsi che queste esagerazioni siano frutto di un maldestro tentativo di presentarsi come una sorta di John Wayne per far digerire agli americani – e soprattutto al complesso militar industriale – una pace in Ucraina alle condizioni della Russia che vogliono un Paese neutrale invece di un avamposto della Nato. Ma il fatto che queste rivendicazioni siano in perfetto accordo con la dottrina di Monroe, formulata esattamente 201 anni fa, secondo cui gli Usa dovrebbero avere il dominio su tutto il continente americano, ci fa capire come l’uomo ragioni in termini ormai inaccettabili nel mondo moderno.
Può anche darsi che nella mente non troppo sottile di Trump regni l’idea di offrire una sorta di scambio: lasciar perdere l’Europa in cambio del Sud e Centroamerica pur in una situazione profondamente diversa da quella di inizio Ottocento. Ma il fatto che voglia fare guerra alla Cina per la ragione che essa osa essere più dinamica degli Usa, fa saltare questa possibile equazione. Non posso entrare nella testa del neopresidente, ma rimane una realtà di cui non possiamo che prendere atto: gli Stati Uniti (e pure il cagnolino britannico) non possono esistere che come potenza imperialista: le strutture politiche, finanziarie e produttive sono tutte orientate in funzione di questo ruolo e non potrebbe essere diversamente. La nascita dell’Inghilterra e poi del Regno Unito è intrinsecamente legata alle tentate conquiste sul territorio europeo e in seguito a quelle coloniali. Un carattere che è ancor più netto e visibile negli Usa, nati con lo sterminio dei nativi americani, poi con l’ingerenza nel Messico e in quasi tutto il Sud America, per poi passare all’Europa e all’Asia con le due guerre mondiali del secolo scorso. Il vero problema è che gli Stati Uniti non hanno più la forza economica, militare e tecnologica di reggere il trono planetario, ma nemmeno possono fare un passo indietro perché la struttura stessa del Paese lo impedisce, anche ammesso che qualcuno davvero lo voglia.
Chiunque detenga il potere a Washington è frutto di questa storia e di istituzioni che ne sono il derivato e al tempo stesso la garanzia, non può in nessun modo rinunciarvi. Se ciò avvenisse per una serie di eventi ora non prevedibili, si andrebbe incontro ad una secessione che è visibile già oggi tra aree con interessi diversissimi tra di loro: quella atlantica, quella pacifica, quella caraibica e un cuore agricolo. Perciò dobbiamo rassegnarci: non ci sarà nessuna pace. Al massimo Trump lascerà il fiammifero acceso dell’Ucraina nelle mani di un’Europa ormai marginale, tenuta assieme dalla finanza nordamericana che ne determina le linee di potere alla faccia degli elettori. Del resto la Russia non può più fidarsi dell’Occidente collettivo che ha già tradito più volte le sue promesse e i suo accordi: andrà avanti fino a che non sarà scongiurato il pericolo di un’Ucraina come fantoccio della Nato. Più gli europei si accaniranno a sputare sul loro futuro grazie a élite di comando totalmente succubi, più la Russia andrà avanti. È la logica della follia: una volta si diceva che Dio confonde chi vuole rovinare. Laicamente potremmo dire: so’ cazzi amari.
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