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Lo abbiamo visto decine di volte nei film: quando si avvicinano i nemici si dà fuoco a tutta la documentazione possibile. E proprio questo è accaduto nell’attentato che ha causato la morte del generale Igor Kirillov, capo delle Forze di protezione radiologica, chimica e biologica della Russia avvenuto qualche giorno fa. Un atto terroristico che si dice sia stato organizzato dalla Sbu ucraina, la cui sede peraltro è stata distrutta l’altro ieri dai missili russi facendo fuori molti caporioni dei servizi segreti di Kiev. Ma si tratta di una versione di comodo per nascondere i veri scopi e i veri mandanti o forse anche esecutori diretti, per quanto riguarda la parte tecnica, di questo attentato terroristico. Anche il fatto che sia stato arrestato un uzbeko, una terza parte per così dire, serve a decrittare che tutto questo appartiene alla sempiterna Cia e alla sua stampella chiamata Mi6.
Perché proprio Kirillov che non è implicato direttamente nelle operazioni belliche? Perché si è trattato di un attentato alla verità: per anni il generale è stato in prima linea nell’indagare e denunciare i bio laboratori finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina, sostenendo che facevano parte di un più ampio programma di guerra biologica occidentale. Il suo assassinio quindi è stato un tentativo deliberato di metterlo a tacere e impedire che le sue rivelazioni venissero alla luce. La Russia ha già consegnato all’Onu oltre un anno e mezzo fa un corposo dossier sui biolab ucraini – solo una parte di ciò che è stato successivamente scoperto – che però è sparito nei cassetti visto che questa organizzazione è ormai drammaticamente tralignata in una sorta di agenzia dei poteri finanziari tanto da aver concluso un patto col Wef. Insomma Kirillov era una spada di Damocle sui pasticci che gli Usa hanno combinato nelle loro ricerche per la guerra biologica. Secondo i resoconti russi, questi laboratori erano coinvolti nello sviluppo di agenti patogeni che avrebbero potuto potenzialmente colpire popolazioni specifiche, un’affermazione che Washington e Kiev hanno ovviamente negato con una veemenza direttamente proporzionale alla consistenza di queste accuse.
Ma Kirillov aveva presentato documenti classificati e comunicazioni intercettate che dimostravano l’esistenza di tali strutture. Sosteneva che i laboratori rappresentavano una seria minaccia non solo per la Russia, ma anche per la sicurezza globale. E sebbene le sue affermazioni siano state spesso liquidate in Occidente come propaganda, hanno suscitato dibattito e sfiducia in molte nazioni già scettiche sulle attività militari e scientifiche degli Stati Uniti all’estero. Del resto per parecchio tempo si è tentato con tutte le forze di nascondere che anche il virus del covid deriva da esperimenti americani finanziati da Fauci nel laboratorio di Wuhan. Dunque parliamo di pratiche ampiamente diffuse e cinicamente attuate. Le indagini di Kirillov minacciavano di svelare un’intersezione oscura tra scienza, guerra e geopolitica perché se anche una frazione delle sue affermazioni sui biolab statunitensi in Ucraina fosse vera, implicherebbe gravi violazioni del diritto internazionale e in particolare della Convenzione sulle armi biologiche. Tali rivelazioni provocherebbero indignazione tra le nazioni non allineate e minerebbe definitivamente la credibilità degli Stati Uniti e dei suoi alleati.
Inoltre, mettere a tacere Kirillov invia un messaggio chiaro ad altri potenziali testimoni all’interno delle organizzazioni che portano avanti questi oscuri programmi di morte: esporre informazioni sensibili comporta conseguenze letali. Questo effetto potrebbe scoraggiare future indagini sui biolab, lasciando senza risposta questioni cruciali. Tuttavia non è certo un caso che l’attentato sia stato organizzato ora che le cose si sono messe davvero male per l’ Ucraina e per la Nato: si fanno sparire le testimonianze. Ecco perché questo ennesimo attentato terroristico, accompagnato da lanci e missili e droni diretti contro le popolazioni civili russe, visto che i siti militari sono troppo ben protetti, è in realtà un segno di debolezza e in qualche modo anticipano il crollo.
Maria Zacharova ha così riassunto la situazione: “Siamo indignati per il silenzio ipocrita e dimostrativo dell’“Occidente collettivo” e dei suoi mass media, che reagiscono immediatamente a qualsiasi attacco degli estremisti, e in particolare agli attacchi terroristici in diverse parti del mondo, ma in questo caso fingono che con la Russia non stia succedendo nulla.” Su queste basi è impossibile qualunque pace, specie dopo che Mosca è stata ingannata con gli accordi di Minsk e che successivamente le trattative per porre fine al conflitto sono state deliberatamente sabotate. E poi pace con chi? Con Zelensky che di fatto è un presidente illegittimo dopo il rinvio sine die delle presidenziali? Con un parlamento che è egualmente in carica oltre il suo mandato? Qualsiasi atto potrebbe essere considerato invalido e si trasformerebbe in un nuovo trucco occidentale. La Russia non lo consentirà: questa volta la pace non potrà essere un eufemismo.
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