giovedì 19 dicembre 2024

Le radici della guerra

 https://ilsimplicissimus2.com

 

Formazioni terroristiche in Siria, attentati terroristici a Mosca per ritardare la pace: è ormai mezzo secolo che gli Stati Uniti si servono di questo sistema per mantenere il potere, oltre ovviamente alla propaganda intensiva, alle varie Gladio armate e al loro corrispettivo civile, ovvero le Ong. Si tratta di un metodo ormai collaudato, divenuto quello principale utilizzato dalle élite anglosassoni quando non possono o non vogliono arrivare a uno scontro diretto: la guerra in Ucraina è stato un grave errore e adesso si cerca di rimediare tornando in sostanza al sistema terroristico, di cui fa parte anche la strategia di colpire le popolazioni civili con missili e bombe. In questo senso la Siria e l’Ucraina finiranno per rassomigliarsi e in effetti sono in certo senso la medesima guerra.

Svolgiamo la matassa. Il 29 novembre, ad Astana (due giorni dopo l’invasione della Siria da parte dell’Hts), Vladimir Putin ha detto quanto segue sulla guerra/pace in Ucraina: “Vorrei sottolineare il punto cruciale: il nucleo della nostra proposta non è un cessate il fuoco temporaneo o un cessate il fuoco, come l’Occidente potrebbe preferire, per consentire al regime di Kiev di riprendersi, riarmarsi e prepararsi a preparare una nuova offensiva. Ribadisco: non si tratta di congelare il conflitto, ma della sua risoluzione definitiva”. E qual è l’ intento decisivo di Putin? Si tratta della creazione di una nuova architettura di sicurezza tra “il cuore e la periferia”, per usare la terminologia di Halford Mackinder. In altre parole, Putin è determinato a porre fine alla geopolitica delle élite anglosassoni una volta per tutte.


Le guerre di oggi sono alimentate dall’oligarchia imperiale occidentale che lotta per mantenere il proprio dominio e imporre il proprio ordine mondiale “basato su regole”. Al centro della loro agenda c’è la necessità imperativa di mantenere la propria egemonia sul territorio eurasiatico che ha le sue radici nell’impero britannico. Fu formulato esplicitamente all’inizio del secolo dallo studioso e statista britannico Sir Halford Mackinder. Egli in un saggio del 1904, Il perno geografico della storia, sostenne la tesi che il potere marittimo non bastava a sottomettere il mondo perché le potenze continentali erano strutturalmente più forti e in uno scontro diretto erano destinate a prevalere. Ora l’area continentale per eccellenza era proprio il cuore dell’Eurasia, una vasta area che comprendeva Russia, regione del Caucaso, Kazakistan, Iran e Afghanistan che battezzò Area Pivot e in seguito Hearthland. Allora la Cina non sembrava in grado di svolgere un ruolo determinante e quindi fu esclusa, ma oggi ricade per intero in questo quadro.

Nell’ idea di Mackinder, l’Area Pivot è circondata dalla Mezzaluna Interna o Marginale, che comprende Europa, Nord Africa, Asia Minore, Penisola Arabica, India, Cina e Giappone. Per lui e la cricca imperiale anglosassone, l’Area Pivot era strategicamente importante perché poteva trasformarsi in una potenza economica vitale in grado di generare un potente impero rivale. Non a caso il libro base di questa dottrina fu scritto nel 1904 anno in cui fu inaugurata la ferrovia transiberiana che facilitò enormemente il miglioramento delle comunicazioni interne nella regione e perciò mise in allarme gli imperialisti di Londra e Washington. Tra le altre cose Mackinder scrisse: “Lo spostamento dei rapporti di forza a favore della Russia, che ne è il fulcro ( dell’area Pivot ndr), e la conseguente espansione alle periferie dell’Eurasia permetterebbero l’utilizzo di vaste le risorse continentali e l’impero mondiale sarebbero allora in vista. Ciò potrebbe accadere se la Germania si alleasse con la Russia.Qui troviamo le radici delle guerre mondiali del XX° secolo e anche dei conflitti del XXI°.

Ma come fare fronte a questa minaccia? La proposta era era quella di circondare l’area pivot con una mezzaluna di punti problematici e di costringere nazioni come Francia, Italia, Egitto, India, Giappone e Corea a coinvolgere la Russia in una serie infinita di guerre estenuanti e paralizzanti. I suggerimenti di Mackinder furono presi molto sul serio e da allora hanno determinato la politica estera dell’Impero d’Occidente, o meglio delle sue classi dominanti. E sono diventate ancora più stringenti con la trasformazione delle economie occidentali da industriali a finanziarie. Nel corso dei decenni successivi, la geografia precisa dei punti problematici designati cambiò in qualche modo a causa delle mutevoli opportunità geopolitiche e lo stesso centro decisionale passò da Londra a Washington, ma la sostanza non è per nulla cambiata. Oggi, Ucraina e Siria (così come Israele) fanno parte della periferia o “arco di crisi” che l’impero ha trascinato dal Mediterraneo alle due Coree per mantenere la Russia e le sue potenze alleate costantemente in guerra. È assolutamente necessario che l’oligarchia occidentale indebolisca questo potere fondamentale e impedisca l’emergere di un impero rivale nel continente eurasiatico. Lo faranno anche a costo di una guerra nucleare contro la Russia.

Guardando questo quadro più ampio, dal punto di vista russo ha perfettamente senso evitare di impantanarsi e consumare energie in una guerra in Siria che a questo punto potrebbe diventare invece una trappola per l’Occidente. La vittoria che adesso si celebra è in realtà una sconfitta perché non ha ottenuto lo scopo principale che ci si prefiggeva.

Nessun commento:

Posta un commento