sabato 21 dicembre 2024

Consigli di lettura

Mi capita a volte (sempre meno spesso) di entrare nei megastore dell’editoria e di uscirne a mani vuote, non solo senza aver acquistato nulla, ma senza neanche aver desiderato nulla. La proliferazione di testi mainstream sugli scaffali non mi smuove da tempo né curiosità, nè cupidigia.
E’ nelle piccole librerie, sopravvissute all’invasione dei supermercati della ‘cultura’, che il l’attenzione si ridesta, fra le proposte delle case editrici indipendenti. E’ lì che scatta l’effetto contrario, perchè ricomincio a desiderare tutto e tutto insieme. Ma visto che non si può avere tutto e tutto insieme, aiutatemi a scegliere fra saggi e romanzi di certo non banali.

labottegadelbarbieri.org alexik

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Serge Quadruppani, La breve stagione, Edizioni Alegre, 2024, pp. 224.
Traduzione di Maruzza Loria, postfazione di Wu Ming 1.

 

Con questo romanzo pervaso di colpi di scena, di microshock percettivi e di sottili tradimenti delle aspettative, torna nelle librerie italiane uno dei più grandi autori noirs d’Oltralpe.


La breve stagione si svolge nel sud-est della Francia tra il 1975 e il 1992, su un litorale preso d’assalto da speculatori, cementificatori e racket di varia natura. Qui appare un fantasma del passato, a tormentare l’agiata esistenza borghese di Marie e Michel, ex-rapinatori “rivoluzionari” (un po’ anarchici, un po’ ultragauche, molto hippie) rientrati nei ranghi a spese dell’amico fraterno Simon, che invece è finito in prigione.
Dopo diciassette anni Simon torna libero e va a cercare i compagni. Cosa vuole da loro? Perché dissemina la loro villa di microspie?
Chi gli ha dato i soldi per comprare un camper e le tecnologie che ci tiene dentro?
Quel che è certo: Simon prova simpatia per la figlia adolescente di Marie, Nausicaa, che ama le zone umide intorno a casa, le piante e gli animali.
Tra sottotesti che richiamano l’Amleto e l’Odissea e détournements di classici della letteratura francese, Quadruppani narra da un’angolatura inattesa fenomeni come il recupero commerciale dei cambiamenti di costume post-68 e della «rivoluzione sessuale». Nel mentre, come in altri suoi libri, esplora – criticandole, ma comprendendone le ragioni – le alternative individuali alla lotta di classe. Scorciatoie solipsistiche. Vendette disilluse. Uniche vie praticabili da chi non può rifarsi in altro modo delle ingiustizie subite.

Giovanni Iozzoli, Cronache dal dopo vita, Jack Edizioni, 2024.

 

In pieno XXI secolo, dal cimitero di un paesino rurale della Campania, all’improvviso scompare il cadavere di una vecchia signora morta in odore di santità negli anni ’80 del secolo precedente.
Inspiegabilmente, intorno a quella fossa vuota cominciano ad aggirarsi personaggi improbabili e inquietanti: vecchi capicamorra, ulema iraniani, malati disperati e devoti squinternati. E anche un lontano nipote, affascinato dalla scomparsa e dalla vita imperscrutabile di quella stramba parente.
Sembrano tutti a convegno intorno alla fossa vuota; tutti alla ricerca di qualcosa che ha a che fare, in un modo o nell’altro, con il corpo occultato di Pasqualina Iovene, mistica e veggente di un mondo che forse non c’è più, ma che fatica a scomparire del tutto.
Tra campagne esauste e periferie tristi, questo è il racconto del viaggio di un uomo solo in un’Italia insondabile, che custodisce tante disillusioni e qualche vecchio mistero.

Mira Valentina, Dalla stessa parte mi troverai, Società Editrice Milanese, 2024, pp. 256.

 

Questa storia comincia una sera d’inverno, il 7 gennaio 1978.
Davanti a una sede del Movimento sociale nel quartiere dell’Appio Latino, a Roma, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco due attivisti di destra. Da quel momento, i morti di Acca Larentia diventano icone intoccabili del neofascismo italiano. Questa storia ricomincia il 30 aprile 1987, quando viene arrestato Mario Scrocca, un militante di estrema sinistra. Secondo gli inquirenti, Scrocca avrebbe fatto parte del commando che colpì ad Acca Larentia. Lo troveranno cadavere ventiquattro ore più tardi, impiccato in una cella di Regina Coeli. Ma troppe cose non tornano…

Questa storia senza fine ricomincia – una volta ancora – un pomeriggio di giugno del 2021. Due donne si incontrano sotto il cielo di Roma. Rossella ha sessant’anni ed è la vedova di Mario Scrocca. Valentina, di anni, ne ha trenta, è cresciuta dalle parti di Acca Larentia, in passato ha frequentato dei neofascisti e si porta dentro le cicatrici di quelle frequentazioni. Dalla stessa parte mi troverai è il racconto di un amore vissuto a mille nei giorni in cui tutto era ancora possibile e di una vita spezzata al tempo del disincanto collettivo prima di essere consegnata all’oblio. Con un rigore che non ammette sconti, Valentina Mira fa luce sul vittimismo osceno dei carnefici, demolendo retoriche, alibi, miti di quella destra che si è presa l’Italia.

 

Renato Curcio, Intelligenze artificiali e intelligenze sociali, Sensibili alla Foglie, 2024.

Se le intelligenze umane sono miliardi, uniche e variegate, quelle artificiali sono poche e asservite, in concorrenza acerrima tra loro, etno-classiste e voracemente colonizzatrici, finalizzate a realizzare profitto esponenziale per i loro padroni occidentali bianchi, già iper-miliardari, e quindi addestrate a diffondere anzitutto i loro orientamenti culturali intrisi di una malcelata retorica suprematista.
Sulle tracce del concetto di immaginario lasciate da alcuni importanti analisti sociali del secolo passato sono qui sviluppate riflessioni epistemologiche sull’urgenza di riallineare la ricerca sociale alla salvaguardia prioritaria del vivente, apertamente minacciato dall’appiattimento della razionalità tecno-scientifica sugli interessi del capitalismo cibernetico.
Le curiose vicende dei conflitti in corso tra le corporation che “producono” le macchine-IA sono assunte come analizzatori del processo industriale entro cui le differenti Intelligenze Artificiali vengono addestrate e impostate – da quelle intrusive, che utilizzano neuro-tecnologie e bio-sensori, a quelle malvagie, che attrezzano i processi di “annientamento intelligente” degli umani e che purtroppo vediamo all’opera tutti i giorni contro la popolazione palestinese.
Completa la riflessione uno sguardo sulle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori delle grandi Big Tech, intese come momenti di quella resistenza contro le forme istituite dell’immaginario sistematicamente prodotto e servito dalle Intelligenze Artificiali generative, un nodo che solo una pratica collettiva potrà sciogliere. Una pratica che ritorni a far leva sull’intelligenza sociale collettivamente esercitata.

 

Serena Tarabini, Protesto perché conosco. I saperi nella resistenza al TAP in Salento, LetteraVentidue, 2024, pp.96.

La mobilitazione territoriale del Movimento NoTAP in Salento, viene analizzata avvalendosi del campo di studi dell’Ecologia politica e in particolare del concetto di giustizia ambientale, in quanto si prestano ad evidenziare come i conflitti ambientali, situazioni spesso confinate in una dimensione locale, stigmatizzate come NIMBY, depoliticizzate dai governi, si intersecano in realtà con le grandi tematiche socio-ecologiche globali attuali, come l’emergenza climatica e l’estrattivismo, e tutte le forme di discriminazione, esclusione ed oppressione che ne derivano.
Particolare attenzione viene dedicata alla dimensione epistemica del conflitto; le conoscenze prodotte dalle realtà sociali come movimenti o comitati di cittadini che si sono attivati per la difesa di un territorio, sono marginalizzate dall’imposizione di sistemi di conoscenza dominanti che oltre ad essere alieni al territorio in sé si possono dimostrare non neutri. Il conflitto ambientale può essere interpretato quindi come un conflitto di conoscenze, occasione di decostruzione e ricostruzione delle conoscenze e del potere in esse.
Questo libro descrive quell’intreccio di pratiche, saperi, culture, visioni che si è attivata nella mobilitazione contro il TAP in Salento, affiancando la protesta per azione diretta e stabilendo ponti ideali con altre parti del paese e del mondo, nella consapevolezza di condurre una battaglia comune che riguarda non solo il destino del proprio territorio ma del pianeta e della società interi.

 

Alberto Negri, Bazar Mediterraneo, Edizioni GOG 2021.

Scritti, reportage, appunti, articoli tra l’Algeri di Camus e la Alessandria di Ungaretti, la Salonicco dei profeti e la Istanbul di Erdogan. Alberto Negri, reporter di guerra italiano, rielabora tutto il materiale accumulato in oltre trent’anni di viaggi nelle città del Mediterraneo. Storia e attualità si intrecciano, uomini e dèi danzano assieme.

Claudio Lombardi, Il ricatto. Storie di Spinetta Marengo e della sua Fabbrica, Gruppo Albatros, 2023, pp. 430.

L’ingegnere Luciano Fulcaris si è da poco trasferito nel paesino di Spinetta dove c’è un grande stabilimento chimico della Montedison. Per lui è l’occasione per avviare un processo di totale rinnovamento della fabbrica, grazie agli insegnamenti ricevuti all’università dal premio Nobel Giulio Natta. La situazione però è peggiore del previsto.

 

Molti dei reparti come quello dei Pigmenti Coloranti versano in gravi condizioni, con rischi concreti e immediati per la salute dei lavoratori, tanto che sono stati sinistramente ribattezzati “reparti della morte”.
Lucio Fabris è invece un giovane del posto che si è avvicinato col tempo alle posizioni del PCI, ma deciderà poi di allontanarsi da Spinetta per inseguire altri sogni e a causa di una delusione amorosa. Tuttavia col tempo tornerà a occuparsi delle questioni che hanno sempre coinvolto il suo paese.
Due storie che convergono in un grande racconto che ripercorre in forma romanzata le vicissitudini di una grande fabbrica che ha dato lavoro, a partire dagli anni ’20, a migliaia di lavoratori, ma che a lungo ha avvelenato il territorio e distrutto la serenità di molte famiglie. Una storia di Fabbrica fatta di dure lotte e conflitti, che rimane attuale pensando ad alcune situazioni italiane, in cui ritorna come un tragico mantra il dibattito tra salute e lavoro, tra vita di sacrifici e prospettive di sviluppo.

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