Mi capita a volte (sempre meno
spesso) di entrare nei megastore dell’editoria e di uscirne a mani
vuote, non solo senza aver acquistato nulla, ma senza neanche aver
desiderato nulla. La proliferazione di testi mainstream sugli scaffali non mi smuove da tempo né curiosità, nè cupidigia.
E’ nelle piccole librerie, sopravvissute all’invasione dei
supermercati della ‘cultura’, che il l’attenzione si ridesta, fra le
proposte delle case editrici indipendenti. E’ lì che scatta l’effetto
contrario, perchè ricomincio a desiderare tutto e tutto insieme. Ma
visto che non si può avere tutto e tutto insieme, aiutatemi a scegliere
fra saggi e romanzi di certo non banali.
labottegadelbarbieri.org alexik
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Serge Quadruppani, La breve stagione, Edizioni Alegre, 2024, pp. 224.
Traduzione di Maruzza Loria, postfazione di Wu Ming 1.
Con questo romanzo pervaso di colpi di scena, di microshock percettivi e di sottili tradimenti delle aspettative, torna nelle librerie italiane uno dei più grandi autori noirs d’Oltralpe.
La breve stagione si svolge nel sud-est della Francia tra il 1975 e il 1992, su un litorale preso d’assalto da speculatori, cementificatori e racket di varia natura. Qui appare un fantasma del passato, a tormentare l’agiata esistenza borghese di Marie e Michel, ex-rapinatori “rivoluzionari” (un po’ anarchici, un po’ ultragauche, molto hippie) rientrati nei ranghi a spese dell’amico fraterno Simon, che invece è finito in prigione.
Dopo diciassette anni Simon torna libero e va a cercare i compagni. Cosa vuole da loro? Perché dissemina la loro villa di microspie?
Chi gli ha dato i soldi per comprare un camper e le tecnologie che ci tiene dentro?
Quel che è certo: Simon prova simpatia per la figlia adolescente di Marie, Nausicaa, che ama le zone umide intorno a casa, le piante e gli animali.
Tra sottotesti che richiamano l’Amleto e l’Odissea e détournements di classici della letteratura francese, Quadruppani narra da un’angolatura inattesa fenomeni come il recupero commerciale dei cambiamenti di costume post-68 e della «rivoluzione sessuale». Nel mentre, come in altri suoi libri, esplora – criticandole, ma comprendendone le ragioni – le alternative individuali alla lotta di classe. Scorciatoie solipsistiche. Vendette disilluse. Uniche vie praticabili da chi non può rifarsi in altro modo delle ingiustizie subite.
Giovanni Iozzoli, Cronache dal dopo vita, Jack Edizioni, 2024.
In
pieno XXI secolo, dal cimitero di un paesino rurale della Campania,
all’improvviso scompare il cadavere di una vecchia signora morta in
odore di santità negli anni ’80 del secolo precedente.
Inspiegabilmente, intorno a quella fossa vuota cominciano ad aggirarsi
personaggi improbabili e inquietanti: vecchi capicamorra, ulema
iraniani, malati disperati e devoti squinternati. E anche un lontano
nipote, affascinato dalla scomparsa e dalla vita imperscrutabile di
quella stramba parente.
Sembrano tutti a convegno intorno alla fossa vuota; tutti alla ricerca
di qualcosa che ha a che fare, in un modo o nell’altro, con il corpo
occultato di Pasqualina Iovene, mistica e veggente di un mondo che forse
non c’è più, ma che fatica a scomparire del tutto.
Tra campagne esauste e periferie tristi, questo è il racconto del
viaggio di un uomo solo in un’Italia insondabile, che custodisce tante
disillusioni e qualche vecchio mistero.
Mira Valentina, Dalla stessa parte mi troverai, Società Editrice Milanese, 2024, pp. 256.
Questa storia comincia una sera d’inverno, il 7 gennaio 1978.
Davanti a una sede del Movimento sociale nel quartiere dell’Appio
Latino, a Roma, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco due attivisti di
destra. Da quel momento, i morti di Acca Larentia
diventano icone intoccabili del neofascismo italiano. Questa storia
ricomincia il 30 aprile 1987, quando viene arrestato Mario Scrocca, un
militante di estrema sinistra. Secondo gli inquirenti, Scrocca avrebbe
fatto parte del commando che colpì ad Acca Larentia. Lo troveranno
cadavere ventiquattro ore più tardi, impiccato in una cella di Regina
Coeli. Ma troppe cose non tornano…
Questa storia senza fine ricomincia – una volta ancora – un pomeriggio
di giugno del 2021. Due donne si incontrano sotto il cielo di Roma.
Rossella ha sessant’anni ed è la vedova di Mario Scrocca. Valentina, di
anni, ne ha trenta, è cresciuta dalle parti di Acca Larentia, in passato
ha frequentato dei neofascisti e si porta dentro le cicatrici di quelle
frequentazioni. Dalla stessa parte mi troverai
è il racconto di un amore vissuto a mille nei giorni in cui tutto era
ancora possibile e di una vita spezzata al tempo del disincanto
collettivo prima di essere consegnata all’oblio. Con un rigore che non
ammette sconti, Valentina Mira fa luce sul vittimismo osceno dei carnefici, demolendo retoriche, alibi, miti di quella destra che si è presa l’Italia.
Renato Curcio, Intelligenze artificiali e intelligenze sociali, Sensibili alla Foglie, 2024.
Se le intelligenze umane sono miliardi, uniche e variegate, quelle
artificiali sono poche e asservite, in concorrenza acerrima tra loro,
etno-classiste e voracemente colonizzatrici, finalizzate a realizzare
profitto esponenziale per i loro padroni occidentali bianchi, già
iper-miliardari, e quindi addestrate a diffondere anzitutto i loro
orientamenti culturali intrisi di una malcelata retorica suprematista.
Sulle tracce del concetto di immaginario lasciate da alcuni importanti
analisti sociali del secolo passato sono qui sviluppate riflessioni
epistemologiche sull’urgenza di riallineare la ricerca sociale alla
salvaguardia prioritaria del vivente, apertamente minacciato
dall’appiattimento della razionalità tecno-scientifica sugli interessi
del capitalismo cibernetico.
Le curiose vicende dei conflitti in corso tra le corporation che
“producono” le macchine-IA sono assunte come analizzatori del processo
industriale entro cui le differenti Intelligenze Artificiali vengono
addestrate e impostate – da quelle intrusive, che utilizzano
neuro-tecnologie e bio-sensori, a quelle malvagie, che attrezzano i
processi di “annientamento intelligente” degli umani e che purtroppo
vediamo all’opera tutti i giorni contro la popolazione palestinese.
Completa la riflessione uno sguardo sulle lotte delle lavoratrici e dei
lavoratori delle grandi Big Tech, intese come momenti di quella
resistenza contro le forme istituite dell’immaginario sistematicamente
prodotto e servito dalle Intelligenze Artificiali generative, un nodo
che solo una pratica collettiva potrà sciogliere. Una pratica che
ritorni a far leva sull’intelligenza sociale collettivamente esercitata.
Serena Tarabini, Protesto perché conosco. I saperi nella resistenza al TAP in Salento, LetteraVentidue, 2024, pp.96.
La mobilitazione territoriale del
Movimento NoTAP in Salento, viene analizzata avvalendosi del campo di
studi dell’Ecologia politica e in particolare del concetto di giustizia
ambientale, in quanto si prestano ad evidenziare come i conflitti
ambientali, situazioni spesso confinate in una dimensione locale,
stigmatizzate come NIMBY, depoliticizzate dai governi, si intersecano in
realtà con le grandi tematiche socio-ecologiche globali attuali, come
l’emergenza climatica e l’estrattivismo, e tutte le forme di
discriminazione, esclusione ed oppressione che ne derivano.
Particolare attenzione viene dedicata alla dimensione epistemica del
conflitto; le conoscenze prodotte dalle realtà sociali come movimenti o
comitati di cittadini che si sono attivati per la difesa di un
territorio, sono marginalizzate dall’imposizione di sistemi di
conoscenza dominanti che oltre ad essere alieni al territorio in sé si
possono dimostrare non neutri. Il conflitto ambientale può essere
interpretato quindi come un conflitto di conoscenze, occasione di
decostruzione e ricostruzione delle conoscenze e del potere in esse.
Questo libro descrive quell’intreccio di pratiche, saperi, culture,
visioni che si è attivata nella mobilitazione contro il TAP in Salento,
affiancando la protesta per azione diretta e stabilendo ponti ideali con
altre parti del paese e del mondo, nella consapevolezza di condurre una
battaglia comune che riguarda non solo il destino del proprio
territorio ma del pianeta e della società interi.
Alberto Negri, Bazar Mediterraneo, Edizioni GOG 2021.
Scritti, reportage, appunti, articoli tra l’Algeri di Camus e la Alessandria di Ungaretti, la Salonicco dei profeti e la Istanbul di Erdogan. Alberto Negri, reporter di guerra italiano, rielabora tutto il materiale accumulato in oltre trent’anni di viaggi nelle città del Mediterraneo. Storia e attualità si intrecciano, uomini e dèi danzano assieme.
Claudio Lombardi, Il ricatto. Storie di Spinetta Marengo e della sua Fabbrica, Gruppo Albatros, 2023, pp. 430.
L’ingegnere Luciano Fulcaris si è da poco trasferito nel paesino di Spinetta dove c’è un grande stabilimento chimico della Montedison. Per lui è l’occasione per avviare un processo di totale rinnovamento della fabbrica, grazie agli insegnamenti ricevuti all’università dal premio Nobel Giulio Natta. La situazione però è peggiore del previsto.
Molti
dei reparti come quello dei Pigmenti Coloranti versano in gravi
condizioni, con rischi concreti e immediati per la salute dei
lavoratori, tanto che sono stati sinistramente ribattezzati “reparti
della morte”.
Lucio Fabris è invece un giovane del posto che si è avvicinato col tempo
alle posizioni del PCI, ma deciderà poi di allontanarsi da Spinetta per
inseguire altri sogni e a causa di una delusione amorosa. Tuttavia col
tempo tornerà a occuparsi delle questioni che hanno sempre coinvolto il
suo paese.
Due storie che convergono in un grande racconto che ripercorre in forma
romanzata le vicissitudini di una grande fabbrica che ha dato lavoro, a
partire dagli anni ’20, a migliaia di lavoratori, ma che a lungo ha
avvelenato il territorio e distrutto la serenità di molte famiglie. Una
storia di Fabbrica fatta di dure lotte e conflitti, che rimane attuale
pensando ad alcune situazioni italiane, in cui ritorna come un tragico
mantra il dibattito tra salute e lavoro, tra vita di sacrifici e
prospettive di sviluppo.
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