lunedì 23 dicembre 2024

2025, la vendetta dell’idrogeno

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Sta per finire l’anno e ne comincia uno nuovo. Notiziona direte voi, ma molte cose si addensano in questo fine del 2024  tanto da far credere che l’inizio dell’anno nuovo non sarà solo un passaggio convenzionale celebrato dai festaioli ad ogni costo con le mutande rosse e dai tradizionalisti con lenticchie e cotechino. Molte cose si addensano: dalle truppe russe che  si apprestano a varcare il Dnper nell’area di Kherson, alla fine definitiva della criminale e corrotta amministrazione Biden; dai disperati  tentativi delle élite europee di rimanere in sella, alle elezioni anticipate in Germania; dalla crisi nera della Francia, al fatto che la Ue abbia finalmente gettato la maschera della falsa democrazia, rivelandosi come un sub imperialismo dipendente da Washington .

Ma c’è anche un’altra cosa, apparentemente marginale, che tuttavia indica lo svuotamento progressivo degli obiettivi fasulli del Net Zero e delle sue gigantesche speculazioni. Elon Musk ha dichiarato infatti di voler produrre auto a idrogeno il che implicitamente vuol dire un pensionamento anticipato delle auto elettriche. Se lo dice il maggior produttore occidentale di questo tipo di veicoli, anzi il guru che aveva aperto questa breve e stagione del tutto elettrico, vuol dire che ci troviamo di fronte a un fallimento. Più sono state vendute e più le auto elettriche hanno mostrato i difetti di una tecnologia, vecchia, ma tutt’altro che matura la quale risente dell’incapacità della tecnologia attuale di immagazzinare abbastanza energia per sostituire il motore a combustione interna.

Queste costosissime auto sono molto pesanti e soffrono di scarsa autonomia reale perché in un viaggio autostradale o comunque veloce su superstrade e viabilità veloce le batterie si scaricano velocemente e le  autonomie ufficialmente dichiarate vanno a farsi benedire. Una ricarica anche parziale ci mette non meno di 20 -30 e pure se esistessero sufficienti  punti di ricarica si rischierebbe di attendere per ore il proprio turno qualora questa motorizzazione diventasse diffusa. Tutto questo senza reali vantaggi per l’ambiente, salvo quello urbano, perché l’intera filiera costruttiva dell’auto elettrica è molto più onerosa rispetto ai veicoli normali e oltretutto presenta enormi problemi di smaltimento. Senza dire che le batterie degradano progressivamente e tanto più velocemente quanto è più rapida la ricarica, che il guasto di una sola cella porta alla sostituzione dell’intero pacco batterie con spese enormi e dunque si tratta di auto invendibili sul mercato dell’usato. Ultima chicca che non molti dicono: alle stazioni di ricarica si paga l’energia erogata, ma non quella effettivamente accumulata dalla batteria e con cavi sotto i 7 metri la differenza può anche essere superiore  al venti per cento. Oltre i sette metri la perdita è via via più ampia.

Non stupisce che l’auto elettrica si stia diffondendo in Cina dove si producono le celle delle batterie, vengono estratti materiali necessari  i costi sono molto più bassi e i percorsi essenzialmente urbani. Ma l’uscita di Musk è determinata dal fatto che la tecnologia dell’idrogeno sta maturando e sempre più spesso giungono dall’Asia notizie di una incipiente rivoluzione. In realtà l’idrogeno è utilizzato da anni in auto giapponesi peraltro già commercializzate in diversi Paesi. Toyota – e si stanno aggiungendo altri marchi nipponici- produce e vende fin dal decennio scorso la Mirai che si ricarica in 5 minuti e ha 650 chilometri di autonomia. Si tratta di un auto in cui celle a combustibile sviluppano energia per alimentare un motore elettrico: una volta esaurito l’idrogeno, si fa di nuovo il pieno. Però già si annunciano motori che possono essere direttamente alimentati da idrogeno gassoso e che hanno come unica emissione l’acqua.

Insomma dopo tante favole ecco che la realtà irrompe e Musk non se la vuole lasciar scappare. A dirla tutta, che il futuro dell’auto fosse a idrogeno l’aveva già intuito Angela Merkel (d’altronde era laureata in Chimica fisica) la quale  aveva spinto per la produzione di questo gas utilizzando per tale compito specifico le energie rinnovabili piuttosto che spenderle in sostituzione delle centrali tradizionali, dove i loro limiti paiono invalicabili. Ancora oggi ci sono progetti per la  generazione di idrogeno in Namibia ex colonia tedesca col nome di .Deutsch-Südwestafrika. Ma poi ordini superiori hanno imposto sia l’assurda dottrina della CO2 cui si è dovuta arrendere, sia  l’auto elettrica che di fatto significa niente auto o solo per i ricchi.

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