Commovente la scena, raccontata dalla Stampa, di Giuliano
Amato che ascolta Ciro, detenuto nel carcere minorile di Nisida e
convinto che “la Costituzione dice che siamo tutti uguali, ma non è
vero”.
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano)
Straziante la risposta dell’ex braccio destro di Craxi, ex
premier, ex presidente della Consulta, ex tutto: “La forza della nostra
Costituzione sta nel clima in cui è nata e su cui i costituenti hanno
scommesso per poterci trattare da eguali”.
Edificanti le conclusioni
della Stampa: oggi, con questa destraccia, quel clima è sepolto
da “politiche all’insegna di egoismo e cinismo” culminate
“nell’autonomia differenziata, tomba delle speranze di Ciro e del suo
Sud”. O tempora o mores, signora mia.
Poi purtroppo Cesare Salvi, ex ministro Ds del governo Amato 2, racconta al Giornale la
riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione, imposta
dall’Ulivo a colpi di maggioranza, che oggi consente alla destraccia di
polverizzare l’Italia in 21 staterelli con legge ordinaria: “Era il
2001, fine legislatura, ero ministro del governo Amato. L’idea balzana
dei dirigenti del centrosinistra era quella di provare a sconfiggere la
Lega sul suo terreno, per dimostrare ai suoi elettori che, se quelli
chiedevano il federalismo, noi eravamo pronti a raddoppiare la posta,
così ci avrebbero votato in massa”. Salvi votò contro in Cdm e disse ad
Amato: “Ma perché non lasciamo perdere invece di forzare?”.
Ma quello
niente: “Ormai ci siamo impegnati”.
Così “approvammo la riforma del
Titolo V della Carta. Ovviamente gli elettori leghisti se ne fregarono e
il centrodestra stravinse”.
Sintesi perfetta del centrosinistra più
consociativo e idiota del mondo, che spiega fra l’altro come mai per
opporsi a B. ci vollero i Girotondi e poi i 5Stelle.
Nel 2001 B. tornò al governo e cambiò a sua volta la Costituzione e
la legge elettorale a colpi di maggioranza, fra gli alti lai del
centrosinistra che aveva appena cambiato il Titolo V a colpi di
maggioranza. Fortuna che gli italiani e la Consulta rasero al suolo le
due schiforme, così come quando Renzi cambiò la Costituzione e la legge
elettorale a colpi di maggioranza fra gli applausi del Pd che aveva
rimproverato B. di aver fatto altrettanto. E ora attacca i Melones
perché attuano il Titolo V del centrosinistra, come chiedevano anche
presidenti di regione del Pd tipo Bonaccini, che di lì a poco nominò sua
vice la Schlein, oggi sulle barricate contro una schiforma votata da
decine di attuali esponenti Pd. Difficile spiegare tutte queste cose a
Ciro, che dietro le sbarre di Nisida ha problemi più impellenti. Ma, per
rendere l’idea, basterebbe una frase terra terra di Amato (o chi per
esso): “Vedi, Ciro, se non siamo tutti uguali è perché una sinistra di
coglioni ha prodotto una destra di manigoldi. Inclusi i presenti”.
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