sabato 29 giugno 2024

Che Dio ce la mandi buona

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Che Dio ce la mandi buona. Con un imperatore dell’occidente che si è palesato, coram populo, in preda alla demenza senile senza peraltro aver dato prova di particolare intelligenza nei suoi cinquant’anni di politica attiva e con un duello elettorale che ha chiarito quanto sia basso il livello politico americano, infarcito di discussioni ridotte a offese personali, retorica ad hominem e ogni forma di atteggiamento squalificante, ci sono tutti gli ingredienti per un passo falso che ci porti all’inferno. Fa venire i brividi perché adesso, tra l’altro, conosciamo la sostanza della conversazione telefonica di mercoledì scorso tra il ministro della difesa russo Belousov e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin che si è precipitato a telefonare al suo omologo per la prima volta in quindici mesi, conscio che l’attacco terroristico americano sulla Crimea viola qualsiasi regola internazionale oltre a qualsiasi senso dell’onore. Ed è di fatto una entrata in guerra diretta. Immaginiamoci per un attimo se fossero state colpite le spiagge della Florida cosa sarebbe successo, quale sarebbe stata l’indignazione e come immediatamente sarebbe scoppiata la guerra planetaria. Ma questi sinedri di variegati imbecilli,  pensano che gli altri si piegheranno sempre pur avendo avuto la palmare dimostrazione del contrario.

Belousov ha spiegato al poco brillante commesso non viaggiatore della Casa Bianca come stanno le cose:  ha ordinato allo Stato maggiore delle Forze armate russe di “adottare misure di risposta tempestive” riguardo ai voli dei droni americani sul Mar Nero. In pratica .qualsiasi drone statunitense o Nato che sorvoli il Mar Nero entro le 300 miglia marine dalla terraferma o sia vicino al territorio russo verrà abbattuto. È chiaro che se l’Alleanza atlantica nella sua confusione finale decidesse di mettere alla prova la determinazione russa, si potrebbe creare a una pericolosa escalation della guerra in Ucraina: ogni passo in avanti rende più difficile fare un passo indietro. Ma chi dovrebbe prendere la decisione? Il dibattito di ieri sera ha chiarito oltre ogni ragionevole dubbio che il livello politico degli Stati Uniti è sprofondato: Biden e Trump riflettono la triste realtà di una società polarizzata tra leader la cui unica qualità è servirsi di un gergo retorico per  mobilitare sentimenti infantili. Conoscenza, intelligenza, r, capacità analitica non hanno più spazio negli Stati Uniti e se è per questo anche in Europa. A Washington, il presidente viene scelto da chi si esibisce meglio in una specie di festival per principianti, per giunta truccato esattamente come quelli televisivi.

Qualcuno pensa in modo salvifico a una presidenza Trump, ma in realtà non cambierebbe molto: chi è al comando reale non ci metterebbe molto a cooptare il nuovo presidente che peraltro ha mostrato idee piuttosto confuse. Anzi alcuni analisti pensano che il duello elettorale per la prima volta tenutosi – in maniera irrituale – prima delle convention di democratici e repubblicani, possa far parte di un piano per far fuori Biden. Comunque sia è evidente che il livello dei fatti ha raggiunto una distanza siderale dalle idee e delle strategie che dovrebbero governarli, ma che in realtà mancano del tutto: come mi è capitato di dire tutto è affidato al cervello rettile. Non stupisce che le ambasciare e i consolati russi russi siano inondati da richieste di persone che vogliono ottenere visti, permessi di soggiorno o assistenza per trasferirsi nel paese: la Russia è ormai più occidente dell’Occidente stesso. Men che meno può meravigliare il fatto che il Sud del mondo si stia ribellando ai suoi ex padroni la cui debolezza, ma anche aggressività  traspare ogni giorno di più, assieme alla sua incapacità, vedi il tentato golpe in Bolivia. Sì,  si potrebbe dire: che Dio che la mandi buona, ma ho l’impressione che anche lui non sia dalla nostra parte.

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