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Quella che potete vedere nell’immagine di apertura è la
carcassa di un carro armato statunitense Abrams, considerato, alla pari
del Leopard 2, uno dei migliori al mondo. Ma anche questo mito si è
infranto. Per la verità circa un anno fa avevo pubblicato il video di un
Abrams che non riusciva ad affrontare una salita innevata che non
sarebbe stata poi troppo difficile per una comune 4×4. Chissà come mai
adesso il video è sparito,
ma ad ogni modo qui non si tratta di scoprire che l’ennesima arma
magica della Nato è vulnerabile e persino mediocre, ma di capire come
mai sia finita in battaglia. E’ ben noto che dopo la figuraccia dei
Leopard Washington aveva imposto agli ucraini di non usare la ventina
di Abrams M1 che gli Usa avevano regalato al regime di Kiev in vista
della mitica offensiva, proprio per evitare che il mezzo americano
subisse la medesima sorte dei carri tedeschi e venisse sputtanato
wordwide.
Ma le cose stanno andando così male che l’Ucraina continua a far
entrare in azione gli Abrams nel tentativo di rallentare l’avanzata
russa che invece procede su varie parti del fronte con una velocità
inaspettata e così per la prima volta è stata confermata e
filmata la distruzione di un Abrams da parte dalle forze russe. Non è
il primo che brucia, ma è il primo sul quale non si possono sollevare
dubbi. Simbolicamente la notizia è arrivata lo stesso giorno in cui un
Bradley catturato intatto è stato trasportato in treno a Mosca. E si
capisce bene il vero panico che si è diffuso nella Nato visto che dopo
la caduta di Avdeeka l’avanzata russa si è fatta più veloce ed è
probabile che il prossimo capitolo sarà la caduta di Kharkov e/o della
regione settentrionale. Quella che solo poche settimane fa era una
congettura azzardata, viene ora espressa apertamente dai membri della
Rada ucraina e questo fa pensare che qualcosa si muoverà a Kiev anche
perché le perdite ucraine continuano ad essere altissime e le munizioni a
scarseggiare sempre di più.
Secondo un ex colonnello dei servizi ucraini, Oleg Starikov, si potrebbe arrivare ad un rapido collasso del Paese: uno dei punti di forza dei russi è la a rapida rotazione delle unità che non dà all’Ucraina la possibilità di rafforzare gli assi di attacco in costante cambiamento: “L’esercito russo attacca in diversi settori del fronte, sondando i punti deboli, mentre le unità ucraine sono divise in quelle che sanno combattere, ma sono mortalmente stanche e quelle nuove non addestrate. Entrambi sono potenziali fonti di grandi perdite…operativamente, il fronte è crollato. Non lo dico io, ma la storia militare della prima guerra mondiale”.
I servizi occidentali dicono inoltre che entro giugno gli ucraini finiranno le munizioni anche tenendo conto di quelle che arriveranno nel frattempo: stranamente questa data coincide più o meno con la scadenza del mandato presidenziale di Zelensky e con le domande sulla sua legittimità che inizieranno a sorgere. E ora, in questa atmosfera di sconfitta, con il panico dietro le quinte le fazioni si stanno già preparando a usare la questione di legittimità come trampolino di lancio. Tenendo conto che Putin ha inaugurato le due nuove regioni regioni militari di Mosca e San Pietroburgo con una riserva di 500 mila uomini, potremmo anche assiste a una grande operazione russa dal Baltico al Mar nero, proprio mentre l’Ucraina crolla. Ci aspettano tempi interessanti.
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