Tassare i miliardari è “la chiave per risolvere le sfide”. Parola del ministro brasiliano delle Finanze Fernando Haddad, che lo ha detto aprendo i lavori del G20 Economia a San Paolo.
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“Nonostante i recenti progressi”, ha detto Haddad prima del vertice a cui partecipano per l’Italia il ministro Giancarlo Giorgetti e il numero uno di Bankitalia Fabio Panetta, è un “fatto indiscutibile che i miliardari del mondo continuano a eludere i nostri sistemi fiscali attraverso una serie di strategie“. Per questo il governo di Luiz Inacio Lula da Silva, che dall’1 dicembre ha la presidenza del principale forum per la cooperazione economica internazionale, intende proporre “un’imposta minima globale sulla ricchezza” che potrebbe costituire un terzo pilastro per la cooperazione fiscale internazionale. “Un tema che potrebbe essere fondamentale per risolvere molte delle sfide che ci stanno di fronte”, secondo Haddad.
All’incontro partecipa non a caso in veste di relatore l’economista e direttore dell’Eu Tax Observatory Gabriel Zucman, teorico di una patrimoniale che colpisca almeno i miliardari, come ha spiegato in un’intervista al Fatto. Forte dei dati contenuti nel Global tax evasion report dell’osservatorio, il docente ha spiegato che un’intesa su una tassa minima globale di quel genere sarebbe “nell’interesse di tutti gli attori economici, compresi i contribuenti”. E potrebbe consentire agli Stati di incassare in totale 250 miliardi di introiti fiscali aggiuntivi. La presidenza brasiliana gli ha poi commissionato un report per esplorare come tradurre in pratica l’idea. A cui ha aperto a sorpresa anche il ministro francese Bruno Le Maire, parlando con la Reuters: “Attualmente le persone più ricche possono evitare di pagare lo stesso livello di tasse delle persone meno ricche”, ha sottolineato. “Vogliamo evitare questa ottimizzazione fiscale. L’Europa dovrebbe abbracciare l’idea di una tassa minima più velocemente possibile e la Francia sarà in prima linea“.
Il ministro brasiliano ha auspicato che il G20 segni una svolta rispetto al percorso seguito fino ad ora dalla globalizzazione, caratterizzato da deregulation dei mercati, allentamento delle leggi sul lavoro, libera circolazione dei capitali sfruttata per offrire forme sempre più elaborate di evasione fiscale ai super-ricchi. E ha riassunto qualche dato sulle disuguaglianze di ricchezza a livello globale: “Abbiamo raggiunto una situazione insostenibile in cui l’1% più ricco possiede il 43% delle attività finanziarie mondiali ed emette la stessa quantità di carbonio dei due terzi più poveri dell’umanità”. Su queste basi la presidenza brasiliana punta anche a creare due nuove task force, un’Alleanza globale contro la fame e la povertà e una Mobilitazione globale contro il cambiamento climatico. L’obiettivo è “integrare l’analisi delle disuguaglianze tra le principali preoccupazioni delle politiche macroeconomiche”, invece che considerarle “un mero corollario“.
Già mercoledì, in un punto stampa al margine dei lavori del summit, il sottosegretario alle Finanze del Brasile Guilherme Mello aveva anticipato che la tassazione dei patrimoni dei super ricchi così come degli utili delle grandi imprese transnazionali sarebbero stati alcuni dei principali punti all’ordine del giorno nella seconda e conclusiva giornata della ministeriale dell’Economia e delle Finanze. Il governo brasiliano presenterà anche i pareri di esperti in questioni fiscali. “Crediamo che il G20 sia uno spazio in cui è possibile costruire un consenso riguardo la formulazione di un sistema fiscale internazionale”, ha detto Mello.
Per oggi è atteso perlomeno il via libera a nuovi impegni sul completamento della nuova architettura fiscale globale negoziata da 145 Paesi con la guida dell’Ocse, che poggia su due pilastri. Il primo è la riallocazione dei diritti di tassazione delle multinazionali nei Paesi in cui si producono i profitti, e non dove si trova la loro sede legale. Un avanzamento su questo dossier significherebbe nuovi introiti per alcuni Paesi e più fondi per la lotta alla fame e alle diseguaglianze. Dalla riunione è atteso un impegno al rispetto delle date per firmare la convenzione entro fine giugno. Il secondo asse riguarda la tassazione minima delle multinazionali al 15%, già concordata e su cui l’Ue ha emanato una direttiva che gli Stati membri sono chiamati ad attuare nel 2024.
Nei giorni scorsi Oxfam, in vista del G20, ha lanciato un appello ai leader partecipanti ricordando come nei loro Paesi per ogni dollaro di gettito fiscale meno di 8 centesimi provengano oggi dalle imposte sul patrimonio. L’organizzazione ha quindi rilanciato la raccolta firme La Grande Ricchezza a supporto dell’iniziativa dei cittadini europei per l’istituzione di un’imposta sui grandi patrimoni. Il Fatto è partner della campagna. Qui il link al sito La Grande Ricchezza da cui è possibile aderire.
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