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Lo chiamano FLEXIMAN e in breve tempo è diventato un vero e proprio eroe popolare.
I
social sono invasi di grafiche e illustrazioni che ne esaltano le
gesta. Sui muri delle città iniziano a comparire opere ispirate a lui. E
c’è chi addirittura gli ha dedicato una canzone, naturalmente punk.
Fleximan è il nome dietro al quale si cela colui o molto più probabilmente coloro che da settimane abbattono autovelox in varie zone d’Italia. Tutto è iniziato in Veneto, dove gli autovelox tranciati col flessibile sono stati almeno dieci e poi successivamente anche in Lombardia e Piemonte.
Ma si inizia a non riuscire più, a mappare le sue azioni, dal momento che vengono imitate sempre più spesso e in alcune località pare che le forze dell’ordine e le autorità abbiano chiesto ai media locali di non darne notizia. Il timore è un effetto emulazione sempre più diffuso.
Hanno così paura del fenomeno che un procuratore ha perfino ipotizzato all’apologia di reato per i tifosi del “giustiziere” anonimo.
Mentre in alcuni comuni presi di mira, visto l’enorme consenso tra i cittadini, i sindaci hanno dichiarato che non sostituiranno gli autovelox divelti.
La sicurezza stradale è importante, non si corre in macchina, chi vuole farlo vada in un circuito, ma il punto qui è un altro: tra limiti di velocità sempre più assurdi, misure di controllo sempre più restrittive e apparecchi che sembrano studiati e posizionati appositamente per fregare i singoli cittadini
e metter mano ancora una volta nelle loro tasche, è chiaro che in
molti, vedano chi combatte questi soprusi come il nuovo Robin Hood di
turno.
E dirò di più: di fronte a una classe politica completamente scollegata dalla realtà, arrogante e indegna, che tratta i cittadini come sudditi e non li rappresenta più in alcun modo, di fronte a un sistema marcio, in cui la giustizia e la verità ormai sono diventate chimere, di fronte a un popolo spesso addormentato dal lavaggio del cervello e la propaganda continua dei mass media, di fronte a tutto questo, lunga vita a FLEXIMAN.
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