giovedì 28 settembre 2023

utto è perduto fuorché la confusione

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La Russia produce ormai ogni anno 2 milioni di proiettili da 152, quelli classici per l’artiglieria, mentre gli Usa alla massima capacità ne possono produrre 360 mila. Tutto questo ci dice molte cose, anche se sembra un dato circoscritto o marginale: la cosa più importante è che l’appoggio occidentale all’Ucraina non potrà che declinare nel tempo, lo si voglia o meno, mentre le capacità russe non potranno che aumentare. Ci dice anche, indirettamente, che l’occidente pensava sarebbe stato facile avere ragione della Russia, che sarebbe bastato spostare un semplice elemento per innescare il crollo, come accade per quel gioco delle quelle torri costruite con tasselli di legno di cui ora non ricordo il nome. Quindi non ha ritenuto di prepararsi adeguatamente alla guerra, mai pensando che la Russia avrebbe potuto non solo resistere, ma fare barba e capelli agli occidentali.

Ci parla in maniera eloquente anche, se non soprattutto, della totale e pericolosa confusione che regna tra fazioni opposte del potere occidentale che da una parte suggeriscono di mettere fine a un conflitto già perso e nel quale  un intero popolo viene costretto a un inutile massacri e dall’altra invece si tenta di estende il conflitto alla Moldavia  e al Caucaso come abbia visto bei giorni scorsi e come vediamo dall’enorme fila di abitanti del Nagorno che cercano di raggiungere l’Armenia del traditore  Nikol Pashinyan. Ci dice infine che la  Polonia sta assumendo il ruolo centrale in tutto questo, rappresentando alla perfezione  il dramma occidentale e i suoi dilemmi. Vessillifera della russofobia sta però  litigando con Zelensky, non vuole più mandare armi a Kiev, non farà passare il grano per difendere  la propria agricoltura e forse si prepara ad occupare parte del territorio ucraino: una vittoria dei nazisti  è ormai fuori questione anche perché le guerre non si vincono con le balle dei giornali mentre la Russia si è molto rafforzata e a oggi ha l’unico esercito che abbia esperienza diretta di una vera guerra con le tecnologie attuali, mentre la Nato che ha sempre pianificato e diretto le azioni ucraine, non sa proprio da dove cominciare e si dedica ad attacchi terroristici, come ormai interpretasse essa la parte dei talebani come se fosse dall’altra parte rispetto al ruolo che ha sempre giocato.

Conviene a Varsavia essere oltranzista come nell’anno e mezzo appena trascorso? Tanto più che i sondaggi d’opinione indicano che più dell’80% dei cittadini polacchi sono contrari a ulteriori aiuti all’Ucraina e che – scandalo al sole – non sono nemmeno tanto russofobi e hanno un atteggiamento generalmente amichevole nei confronti dei russi. Forse si è fatta strada nei dirigenti di Varsavia l’idea che la Polonia non sia esattamente una  fraterna amica degli Usa che può ricavare bottino dall’avventurismo di Washington e dalla sua ossessione nei confronti della Russia, ma che possa essere la prossima vittima sacrificale degli Usa. Questo non posso saperlo anche se la storia mi dice che i polacchi da 400 anni sbagliano tutte le mosse e che il periodo di splendore della corte polacca  fu dovuto al matrimonio di Sigismondo il  Vecchio  con Bona Sforza d’Aragona,  duchessa di Bari  figlia di Gian Galeazzo e Isabella d’Aragona che diede alla Polonia un respiro europeo, non solo nella cultura e nell”architettura,  ma anche grazie a tre figlie che divennero regine rispettivamente di Polonia, Ungheria e Svezia. Poi tutto questo si è dissolto. Ma basta con la storia dalla quale mi lascio sempre trascinare.

Può anche darsi che l’occidente stia usando la Polonia – che può rivendicare le stragi fatte dagli ucraini durante la seconda guerra mondiale – come apripista per cominciare a svicolare da una guerra che ha già perso e cacciare Zelensky dopo averlo accusato di ogni cosa possibile: sarebbe la cosa più ovvia, ma ci sono forti resistenze che derivano probabilmente dalle elite di potere che ci hanno regalato la pandemia e le cazzate climatiche le quali si rendono conto che darla vinta alla Russia significa rinunciare al globalismo, dopo aver distrutto gli Stati e in qualche modo l’origine del loro stesso potere. Si sente quasi lo stridore della lotta intestina e i grugniti allarmati di Schwab: Roma aveva le oche, l’ Ue i maiali.

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