mercoledì 27 settembre 2023

La Lego rinsavisce e abbandona il Net Zero

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Voleva essere un’azienda “sveglia” ma non abbastanza da capire al volo che si trattava di miraggi, di seduzioni, di cose impossibili. Così la Lego  fa marcia indietro e dichiara che senza energia fossile di fabbricare mattoncini non se ne parla e anche che tutti gli sforzi  peer trovare materiali riciclabili che non richiedessero gravose emissioni di Co2 sono falliti perché tutti i sostituti trovati e sperimentati hanno una “impronta di carbonio maggiore” rispetto al metodo di produzione originale. E’ un bel colpo alle illusioni “green” che poi con l’ambiente non hanno nulla a che fare quanto piuttosto con il disegno di una società sempre più diseguale.  Due due anni fa la Lego annunciò che stava testando un prototipo di mattoncino realizzato con bottiglie di plastica riciclata invece dell’ABS a base di petrolio che viene attualmente utilizzato in circa l’80% dei miliardi di mattoncini prodotti ogni anno.

Però alla fine  Niels Christiansen, amministratore delegato dell’azienda ha dichiarato al Financial Times che l‘utilizzo di polietilene tereftalato riciclato (RPET) avrebbe comportato maggiori emissioni di anidride carbonica durante la vita del prodotto , poiché avrebbe richiesto nuove strutture. In altre parole, la “cura” (compositi sostitutivi) è peggiore della “malattia” (emissioni di CO2).

 Christiansen sottolinea:  “inizialmente si credeva che sarebbe stato più semplice trovare questo o quel magico materiale sostitutivo per risolvere il problema della sostenibilità”. Ma ora la Lego sembra aver fatto i conti con la realtà: “Non sembra essere così. Abbiamo testato centinaia e centinaia di formule. Semplicemente non siamo riusciti a trovare tale materiale”. Il Dipartimento di Sostenibilità dell’azienda  afferma che l’RPET è intrinsecamente più morbido del materiale tradizionale (acrilonitrile butadiene stirene, ABS) e pertanto richiede ingredienti aggiuntivi per fornire sicurezza e durata simili. Inoltre, durante la lavorazione sono necessarie grandi quantità aggiuntive di energia. Tim Brooks, direttore della sostenibilità di Lego, ha detto seccamente: “È come cercare di costruire una bicicletta in legno invece che in acciaio”, aggiungendo: “Per consentire la produzione [di PET riciclato, nota] su scala più ampia, abbiamo dovuto cambiare tutto nei nostri stabilimenti. Dopo tutto ciò, l’impronta di carbonio sarebbe stata più elevata. È stato deludente.

Alla fine l’idea migliore che è venuta è quella di creare un meccanismo per cui i mattoncini o gran parte di essi ritornino all’ azienda per essere riciclati, oltre a sostituire i sacchetti di plastica dove sono contenuti in sacchetti di carta. Insomma è l’ennesima prova che si è voluto fare il passo più lungo della gamba e che non si hanno le tecnologie per inseguire ricette magiche e fumisterie della “transizione verde” e un sempre maggior numero di aziende rinuncia ad investire in un campo che per il momento promette un maggiore inquinamento ambientale.

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