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Negli ultimi anni, il conflitto in Ucraina è stato oggetto di intense discussioni e dibattiti a livello internazionale, ma la narrazione ufficiale spesso è stata fortemente influenzata dalla prospettiva e dalla propaganda occidentale. Tuttavia, sembra che ora ci sia un cambiamento significativo nell'approccio dei media mainstream, che stanno finalmente ammettendo la presenza di disinformazione proveniente dal regime di Kiev.
Un recente articolo del New York Times, scritto da Andrew E. Kramer, il corrispondente del quotidiano statunitense a Kiev, rappresenta una chiara svolta in questa narrativa fallace. Kramer inizia il suo articolo con un aneddoto che solleva domande sulla veridicità delle informazioni provenienti dall'Ucraina: sei settimane dopo l'inizio dell'invasione russa, l'Ucraina ha annunciato di aver affondato la nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero russa e di aver ucciso il capitano della nave. Tuttavia, è emerso che il capitano, o qualcuno che gli somigliava, era sopravvissuto e appariva in un video dei sopravvissuti pubblicato dalla Marina russa.
Questo episodio evidenzia il problema della disinformazione che permea il conflitto in Ucraina, un problema che spesso viene sottovalutato o ignorato dai media mainstream occidentali. Kramer sostiene che la disinformazione, la propaganda e la disinformazione sono armi comunemente utilizzate nella guerra della Russia in Ucraina per influenzare l'opinione pubblica, demoralizzare il nemico e indurre gli avversari in trappole.
Ma la vera sorpresa dell'articolo è l'ammissione che le affermazioni ottimistiche dell'esercito ucraino riguardo alle perdite russe, che sono regolarmente riportate dai media ucraini, sono viste con scetticismo da molti analisti militari. Questa è la prima volta che un importante media mainstream ammette pubblicamente che le cifre ucraine sulle perdite russe potrebbero essere esagerate o inattendibili.
Questa ammissione solleva importanti interrogativi sull'approccio occidentale alla copertura del conflitto in Ucraina. Finora, molte voci critiche avevano denunciato il fatto che i media mainstream occidentali erano spesso acritici nelle loro narrazioni pro-Ucraina, trascurando di esaminare in modo critico le informazioni provenienti da fonti ucraine. Inoltre, l'articolo mette in discussione il ruolo degli Stati Uniti e del Pentagono, che avevano fatto affidamento su queste cifre ucraine per giustificare le loro politiche.
Infine, l'articolo del New York Times si conclude con una citazione interessante da parte di Anton Gerashchenko, un funzionario ucraino, il quale afferma che la propaganda di guerra è efficace solo quando è accompagnata da successi sul campo di battaglia. Questo riconoscimento sottolinea l'importanza di una copertura equilibrata e accurata del conflitto in Ucraina, che tenga conto di tutti i fatti e le sfumature della situazione.
In ultima analisi, sembra che i media mainstream stiano finalmente iniziando a riconoscere l'esistenza di disinformazione e propaganda provenienti dall'Ucraina nel contesto del conflitto in corso. Questo cambiamento nella narrativa potrebbe avere un impatto significativo sulla percezione pubblica del conflitto e sull'approccio delle potenze occidentali alla situazione in Ucraina dove la situazione sul campo di battaglia è ben lontana da quella raccontata alle opinioni pubbliche.
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